lunedì 29 settembre 2014

LA PERDITA





  Quel che sto per raccontarvi, Uomini & Donne, vi lascerà senza dubbio di stucco. Vi riconoscerete certo nelle quasi ardite imprese del sottoscritto e del suo prode coinquilino, Simone (che tutti voi avete conosciuto come Il Disoccupato), vi smarrirete con noi dentro incredibili pozze d’acqua e infine vi nasconderete, ormai persi, dalla furia di Noè.
  Sedetevi.
Oh Cavalieri & Donzelle…
Infilate il casco da palombaro.
  Siete pronti?
Bene, andiamo a cominciare:
  È una notte buia & tempestosa, la casa è silenziosa, oscura, solo il russare di Simone a disturbare il mio sonno. La pioggia ticchetta piacevole sulle finestre ed io dormo beato tra le lenzuola.
  Come sogno!
  Ah! Che mirabolanti avventure!
Sono, nel sogno, un marinaio, no, non un marinaio… io sono… 
IL CAPITANO DELLA NAVE DEI PIRATI!
  «Ammainate le vele!», urla Ganesh.
  «Tirate l’ancora!», grida mio fratello.
  «Terra! Terra!», dice il Criceto.
Seguiteci dunque, Amici della Notte; ammirateci bellissimi e impavidi comandare la nostra nave.
  «Ci attaccano!», urla improvvisamente uno schiavo.
Cazzo. La nave delle guardie.
  «Carabinieri!», geme il Criceto.
Con un colpo di cannone ci affondano, maledetta nave Ikea.
Il mio corpo sprofonda giù, nelle torbide acque dell’oceano.
  Sempre più giù…
  Più giù…
  «È realistico ‘sto sogno», dice Ganesh.
 «Shhh», rispondo, «lasciami vedere, casomai divento un pesce, casomai…»
  «’Mmazza, sembra proprio che siamo bagnati, non trovi?»
  «Fico eh?»
  «Bagnatissimi, tipo il cinema in 3D».
  «Il cinema in 3D è un po’ ‘na sola…»
  «Arriverà il giorno in cui realtà e fantasia si fonderanno completamente e quel giorno, piccolo stolto, sarà la fine. Quel giorno il mondo cesserà di esistere e noi, divinità troppo spesso sottovalutate, vi distruggeremo…»
  «Eddai, non vedi come siamo bagnati? Proprio reale… cioè, mi sento tutto il corpo zuppo… no veramente, fichissimo.»
  «Oh Oh, Elia…»
  «Zitto testa d’elefante… se hai paura dell’acqua vattene… ah, il suono del mare, i pesci… che fantastica poesia!»
  «Elia, veramente…»
  «ELIA!»
Mi sveglio di colpo.
Uh?
  Ora, Marinai, il terrore mi assale.
  La camera intera è inondata e il mio letto vaga, come una barca in mezzo al mare, nell’acqua.
  In un attimo sono in piedi.
  «Oh Dio…»
È la fine del mondo!
  Annaspo. Arranco giù, sott’acqua, tra i mobili.
La porta!
  «Te l’avevo detto!», grida Ganesh.
Nuoto veloce. Zero pensieri.
  «Moriremo tutti!»
  «Simone!»
Il mio amico non risponde.
  Sono fuori, raggiungo la camera del coinquilino.
  «L’alluvione!», urlo.
Simone si sveglia. «Ma che…»
  «È l’Armageddon!»
  «No! È una perdita! Guarda là!»
Lo vedo, tra rane piovute dal cielo e piatti che galleggiano io lo vedo. 
Il tubo che perde.
  In un attimo, in piena notte, l’intero palazzo è in piedi.
Anda, portinaia in vestaglia, già bussa, seguita da un nutrito capannello di condomini.
  «Al piano di sotto stanno affogando!»
  «Dobbiamo fare qualcosa!»
  «Chiamate i pompieri!»
  «La polizia!»
  «Salvate donne e bambini!»
In un secondo la casa è infestata dal vicinato. Ogni persona dà consigli sul da farsi. Soprattutto i vecchi pensionati, già esperti idraulici.
  «I miei libri!», piange Simone. «Salviamo il salvabile!»
Due cani corrono in camera mia, sguazzando nell’acqua.
  «La PlayStation!»
  «‘Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!’», dice Asdrubale l’anziano.
  «Guardate! Il sole!»
  «Ohhh».
  «Chiamate un idraulico!»
  «Piove», piange l’uomo che abita al piano di sotto, «nella mia casa piove, i ricordi di una vita andati perduti…»
  «‘Come lacrime nella pioggia’».
  «Presto! Il cellulare!»
Simone mi lancia il telefono, lo afferro al volo.
  Ecco, basta guardare in rubrica -le mani tremano-. «Ce l’ho ce l’ho!», urlo alla ciurma mostrando il numero dell’idraulico che mi ha dato mia madre («Per i casi di evenienza», mi ha detto).
  Dall’altro capo della cornetta un uomo parecchio assonnato mi risponde.
  «È un’emergenza presto! Corra! Il palazzo intero sta affondando!»
Nel frattempo l’intero pianerottolo è sommerso d’acqua. Simone ed io ci guardiamo disperati.
  E consapevoli.

 [Conversazione avvenuta tra me e il coinquilino due giorni prima davanti alla televisione:
  «Aho».
  «Eh».
  «Ma la vedi?»
  «Che?»
  «La macchietta».
  «Dove?»
  «Lì, su quel tubo».
  «Beh?»
  «Che ne so. Dici che non è umida?»
  «Umida?»
  «Sì, cioè, secondo me goccia pure.»
  «Ah, per due goccette, che sarà mai, ci mettiamo un po’ di scotch, un secchio e il gioco è fatto».
  «Dici?»
  «Certo! Oh, stiamo a Trigoria. Palazzi nuovi, fatti con il miglior materiale. Mica badano al risparmio questi qui. Passami il succo di frutta».
  «Cosa? Il succo di frutta? Ma non vedi dov’è?»
  «Eddai, sei un amico.»
  «Non è che bisogna dirlo al proprietario?»
  «Del succo?»
  «No, del tubo».
  «Macché sei pazzo, così poi ci fa rifare tutto l’impianto. Prendi il succo dai, e ti faccio cambiare canale.»]

  «Cosa succede qui?», urla Il Vecchio, il tipo a cui diamo i soldi dell’affitto.
  «Oh Signor Vecchio, le nostre più sentite scuse, non sappiamo perché, non sappiamo per come ma qui si sta allagando tutto», si prostra Simone.
  «Sì Signor Vecchio, ci perdoni la prego, non è colpa nostra!», dico io.
  L’acqua intanto ha ormai inondato tutta la casa e continua a sgorgare come un fiume in piena.
  Il citofono.
  «Sì?», rispondo con voce suadente.
  «Sono l’idraulico, vengo in pace».
  «Prego, faccia con calma».
Non dargli confidenza. Fai sembrare tutto normale. Sono ladri questi qui. Se ne approfittano.
  «Simone».
  «Che vuoi?»
  «Fa finta che vada tutto bene, altrimenti andremo a dormire sotto ai ponti. Diventeremo poveri!»
  «Siamo già poveri».
  «Vabbè, ancora più poveri allora».
Dalla porta si affaccia un uomo tracagnotto.
Eccolo.
L’IDRAULICO.
  «Salve!», saluto felice, camminando sopra l’acqua come un novello Gesù.
  «Cosa succede qui?»
  «Ma niente, una piccola perdita…»
  «È la fine! L’intero palazzo è sott’acqua! Lei DEVE salvarci!», grida Anda.
  «L’acqua ha sommerso ogni cosa!», dice la signora Rossi.
  «È grave!», piange l’amministratore.
  «Ci stiamo inabissando!», urla Lola.
  «Gravissimo!», sottolinea Sira.
  «Bambini presto! Prendete le tute da surf!», dice il signor Paoli ai bimbi appena svegli.
  L’IDRAULICO studia attentamente la situazione. Avvolto nella sua tuta impermeabile rotola sui tubi con meticolosa professionalità. Inforca gli occhiali e guarda il tutto con sguardo di sfida. Poi ci studia tutti, uno ad uno. «Di chi è l’appartamento?», domanda minaccioso.
  Gli abitanti del palazzo ci guardano.
  «Nostro», rispondo. «Cioè, mio e suo».
  «Ma siamo in affitto!», aggiunge Simone.
  «Ah, i giovani d’oggi…», comincia e Il Vecchio fa subito no no con la testa.
  «Cosa ne volete sapere voi di tubi? Fate marcire ogni cosa! Ricordo una volta, ero poco più che un ragazzo allora, vidi un palazzo crollare a causa dell’acqua. Fu una strage. I bambini morirono affogati e solo certe lettere si salvarono. Lettere d’amore scritte prima della fine su carta impermeabile. Una diceva: ‘Mia Cara, oggi muoio a causa della negligenza e l’ignoranza di un giovane senza speranze. Ti lascio il mio ricordo come eredità, solo questo, il resto è andato perduto. Tuo, per sempre’. Alla vista di quella lettera, signori, mi sentii mancare. Tutto a causa di un tubo. Come questo.»
  Ora ci guardano come se fossimo dei demoni.
  Simone ed io ci facciamo piccoli piccoli.
  «Da quant’è che va avanti questo scempio?»
  «Q… Quale mi scusi?»
  «Il tubo! Da quando perde?»
  «Non puoi nascondere la verità ad un idraulico, ti scoprirà sicuramente!», mi suggerisce Ganesh.
  «Signor IDRAULICO la prego, la scongiuro, salvi quel che può. Non sappiamo cosa è successo! Dormivamo e, beh, ci siamo svegliati così, con la casa piena d’acqua, glielo giuro, non sapevamo niente. Non abbiamo visto niente!», dice Simone, le lacrime agli occhi.
  «È vero è vero!», aggiungo.
  «Falsi! Ipocriti e bugiardi! Qui c’è lo scotch! Sono giorni che questo tubo perde! Lo so! Io so tutto!», urla l’IDRAULICO.
  L’attenzione è rivolta interamente su di noi, nessuno guarda il cane che sta cacando sul divano.
  «Il cane…», provo a dire.
  «Non tentare di distrarci!», mi rimprovera Il Vecchio. «Sappiamo tutti cosa fate qui dentro! Svegli fino all’alba, ad ascoltare la musica del demonio e a guardare quei… quei cosi! I film!»
  «Soffro d’insonnia...»
  «Calma signori calma. Ora ci sono qua io», dice l’IDRAULICO ballando su un piede, la ciccia che rotola prepotente da un lato all’altro, avvolta nella tutina aderente. «Ed io aggiusto tutto, ogni cosa…»
  Ammicca.
  Le donne svengono.
  I bambini esultano.
  «Il nostro eroe», dicono tutti.
Simone ed io rimaniamo fermi, l’acqua che tocca le ginocchia, il cane che continua a fare i suoi bisogni ovunque.
  «Guardate! La barchetta!», gioisce un bambino indicando la nave in miniatura ricordo del nonno di Simone che veleggia nell’oceano.
  «Papà papà! Possiamo andare a prendere i giochi?»
  «Solo se fate i compiti».
  «Ma…», provo a protestare.
  «Signor Mangiaboschi, dopo quel che è successo non crederà mica di poter dare ordini o di spaventare i miei figli con inutili minacce, non è vero?»
  In men che non si dica la casa intera diventa un parco giochi per i bambini del palazzo. «Approfittatene adesso», sorridono i genitori comprensivi, «tra poco arriva l’inverno».
  Nel frattempo l’IDRAULICO ci va giù pesante. Sembra un ballerino, tant’è elegante mentre distrugge tubi, articola chiodi e avvita bulloni. Gli uomini tutti sono attorno a lui, c’è chi dà consigli, chi annuisce, chi guarda. Ognuno ne sa più degli altri ed in meno di una mezz’ora la rivalità da maschio alfa scoppia. Le donne nel frattempo si siedono sui divani zuppi, qualcuna sorride e qualcun’altra fa un giro per la casa indicando poster e libri che galleggiano. Simone ed io rimaniamo fermi.
  «Pinza!», urla l’IDRAULICO e gli uomini fanno a gara per aiutarlo.
(Io ‘sta storia del maschio alfa non l’ho mai capita, cioè, non ce l’ho proprio nel sangue).
  «Paletta!»
  «Tubo!»
  «Secchiello!»
  «Periodaccio», mi dice Simone.
  «Dimmerda», rispondo triste.
  «Vedrai passerà…»
  «E tu troverai lavoro».
  «Sì, come no…»
  «Ehi».
  «Dimmi…»
  «Te l’ho mai detto che ti voglio bene?»
Senza più dire una parola guardiamo l’appartamento ormai trasformato in un grande parco acquatico e ci sediamo, sconfitti, sulle sedie già ammuffite.

  Morale della storia, Amici & Amiche, se avete un tubo che perde anche una goccia ogni tre ore, fatelo controllare, chiamate un idraulico, non usate lo scotch.
  Oh, se ve ne serve uno non esitate a contattarmi, vi lascio il numero di telefono del mio. È di fiducia.  

Nessun commento:

Posta un commento