lunedì 19 ottobre 2015

ANALISI LOGICA



  Nelle oscure viscere di Elia,
  lungo i cunicoli più reconditi del cervello umano,
  in un punto segreto della massa grigia,
  si trova un luogo, uno spazio, un territorio.
È un posto segreto, un punto nero, che in molti chiamano:
la Stanza dei Bottoni.
  Nella Stanza dei Bottoni un manipolo di arditi comanda le gesta del Mangiaboschi. Ogni azione, qualunque pensiero, è scelto da loro. Sono i migliori che puoi trovare, reduci e combattenti di qualsiasi era, pronti al dovere e intelligenti come pochi.
  Campioni, potremmo definirli.
GRANDE PUFFO: Sì vabbè, mo ‘ndo sta però l’amaro mio?
SIGMUND FREUD: E’ che la riunione, colleghi, ci stanca.
IL CRICETO: Forse ci vorrebbe una pausa.
KARL MARX: Sono ben tre minuti e ventiquattro secondi che siamo seduti qui, attorno al tavolo, e non abbiamo cavato un ragno dal buco.
IL NEURONE: E lo credo! Morti i miei fratelli il pensiero intero di Elia è andato perduto!
MICHAIL BAKUNIN: Compagni, la triste verità è che non abbiamo idee, il Racconto del Martedì diventa cosa sempre più difficile.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Non ce la faremo mai! L’adorato non narrerà più le sue storielle! I lettori di tutto il mondo lo dimenticheranno! Come lacrime nella pioggia!
GRANDE PUFFO: Zitto tu, che manco sei andato al supermercato a comprare le due bocce di vino bianco che t’avevo chiesto. Due. C’abbiamo il frigo vuoto qui dentro.
JOHN LOCKE (quello di Lost): Moriremo tutti!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Ridotti a vivere sotto i ponti, senza più fantasia, persi in un mondo perduto, costretti ad ascoltare le canzoni di Cristina D’Avena tutto il giorno!
Con un tuffo tu starai
là nel mare blu
e gli Snorky sentirai
canticchiar laggiù
io so che qui sott’acqua la città degli Snorky sta!
GRANDE PUFFO: ‘Sta canzone del cazzo! Rimbomba ovunque. Cristo! Neurone che fai, balli?
OSHO RAJENEESH: La mente è uno splendido meccanismo, usalo ma non farti usare. È al servizio dei sentimenti: se il pensiero serve i sentimenti, tutto è in equilibrio; nel tuo essere sorgono profonda quiete e gioia.
GRANDE PUFFO: Oh. Dio. Mio. Tutte ‘ste cazzate new age proprio a noi ci dovevano capitare? Adesso ci spieghi che volevi dire, tipo che ci fai le note a fronte! La parafrasi! L’analisi grammaticale e anche quella logica! Che Elia poi a scuola mica le sapeva fa’ tutte ‘ste cose! Fatti aiutare dall’amico tuo va, Yogi Bhajan dico, che quando serve non ci sta mai. E staccate un po’ ‘ste casse! Ma che è un toretta? Noi stiamo tutti in ansia, non lo vedi? C’ho bisogno di qualcosa da bere cazzo!
SERGENTE HARTMAN (quello di Full Metal Jecket): In piedi luridi cafoni senza speranze! Muovete il culo! Prendete il proiettore! La storia ce l’abbiamo e manco c’avete fatto caso. Siete un branco di palle di lardo! Superstellino, attacca la spina! Il Super 8 sì!  Hop Hop Hop!
CARL GUSTAV JUNG: Mica male come idea… partiamo da lì, dall’analisi logica. Poi vediamo dove andiamo a parare. E bravo il nostro Grande Puffo…
Tre
Due
Uno
  Mi nascondo tra i libri.
  Più basso.
Ancora.
  Riccardo fa lo stesso.
È ‘na gara.
  Il dito della professoressa scorre sul registro. Un nome dietro l’altro, se arriva alla M sono fottuto.
Ho sedici anni. Faccio il liceo artistico. È martedì. Seconda ora. Italiano.
  «Cazzo», mi sussurra Federico, «siamo entrati in seconda per non farci interrogare…»
  «Paracula dimmerda», gli fa eco Riccardo, «c’ha aspettato a noi, te lo dico io.»
  «È tutto il sistema scolastico ad essere corrotto», annuisco.
Più giù.
  Frugo nella cartella Invicta, cercando una cosa qualunque, per non farmi scoprire. Come fossi invisibile.
  E sì che quelle che io chiamo Poderose Barriere Psicologiche le abbiamo messe tutte, tipo:
Sedersi all’ultimo banco;
Creare blocchi psicofisici come: tavoli incastrati, cartacce per terra, cartelle piramidali;
Costringere quello che in classe ogni studente chiama Punteruolo (a causa della sua testa) a mettersi davanti a tutti, usato come vittima sacrificale per l’orrendo mostro (qui rappresentato dalla professoressa di italiano).
  Silenzio.
  «Usa La Scusa! Usa La Scusa!», mi fa il Criceto, il mio animale guida nonché amico immaginario della mia adolescenza, ben prima dell’arrivo del prode Ganesh.
  La Scusa, Amici & Amiche, è il grande segreto tramandato da generazioni e generazioni di studenti. Gli iniziati che apprendono La Scusa possono tutto, ogni cosa, compresi i sabba con le streghe e le famose orge tra marinai.
  Io conosco il segreto.
Mi alzo di scatto, il viso paonazzo, gli occhi fuori dalle orbite. Mi piego in due, contraendomi come fossi un serpente. Poi, e solo poi, dopo l’audace balletto concentrico, mi drizzo sulle punte dei piedi, come se una forza oscura mi stesse tirando dall’alto, trascinandomi dai capelli. Con voce spezzata balbetto, «Professoressa… io… credo… è l’allergia… sono allergico…»
Ora, io veramente sono allergico, tipo alle graminacee e alla parietaria ma, sicuro, non al gesso.
  Starnutisco con forza inondando la classe di muco.
Qualcuno si sposta disgustato, qualcun altro sorride, conoscendo La Scusa.
  Gli occhi lacrimano. «Devo andare al bagno», gemo. «Il gesso mi sta distruggendo!»
  «Elia, amico mio», mi fa Riccardo, «non posso vederti così! Professoressa la prego, temo per la sua incolumità, abbandonarlo al suo destino sarebbe cosa terribile. Vivrei con i sensi di colpa per tutta la vita… e anche lei! Devo accompagnarlo!»
  «Mai senza di me!», urla Federico, «E se anche Riccardo si sentisse male? Come potremmo perdonarcelo, lei ed io. Amica professoressa, amabile signora che tutto può…»
  «Maledetti», dice il Criceto, «così ci faranno scoprire…»
In situazioni di disagio, dove si rischia la vita, l’interrogazione e il tre non si può guardare in faccia nessuno, neanche quelli che, a torto o a ragione, consideri i tuoi migliori amici.
  «Sì Criceto, tu hai ragione. Ma sono pur sempre miei compagni. Ed io sono figlio di comunisti, mica li posso lasciare così da soli. Che poi ‘nsomma, influisce sulla pagella il tre che sicuro si beccano. Oh, l’analisi logica è ‘na pippa. Mica tutti la sanno fare…»
  «Giusto Elia, giusto. Ma ricordi quella volta che Riccardo ha rischiato di mandare a fuoco la scuola buttando la sigaretta mezza accesa nel secchio del bagno? Chi si è preso la colpa? O quell’altra in cui il professor Milani vi ha scoperto in tre chiusi nel cesso? Ne vogliamo parlare?»
QUELLA VOLTA CHE IL PROFESSOR MILANI CI HA SCOPERTO IN TRE CHIUSI NEL CESSO
DICK TRACY: Ci racconti nel dettaglio cosa successe il due ottobre, alle 12 e 10 del mattino.
ELIA MANGIABOSCHI: Lo giuro, niente!
DICK TRACY: Non ho fretta ragazzo, ho ripulito tutta la città dalla feccia anarchica. Siamo soli. Lei ed io. Ho tutto il tempo che voglio.
ELIA MANGIABOSCHI: Erano… erano le 12 e 8, era da poco suonata la campanella.
DICK TRACY: Chi c’era?
ELIA MANGIABOSCHI: Nessuno!
DICK TRACY (alzandosi minacciosamente, avvolto dal magnifico impermeabile giallo, sogno di una vita): Le farò sputare la verità a forza di botte.
ELIA MANGIABOSCHI: Eravamo io, Federico e Riccardo. Contento?
DICK TRACY: Vada avanti, la sua confessione si rivelerà utile per le indagini.
ELIA MANGIABOSCHI: Dicevo, era da poco suonata la campanella. Eravamo chiusi in bagno, nonostante sapessimo che la lezione del professor Milani, integerrimo insegnante antidroga, stesse per cominciare. Ma vede, mancava così poco!
DICK TRACY: A cosa?
ELIA MANGIABOSCHI: Alla fine della canna!
DICK TRACY: Ragazzo, la droga fa male, uccide, fa diventare sordi e provoca malattie cardiovascolari. Giovani d’oggi senza rispetto, siete la marmaglia della società! Grazie al vostro sporco acquisto la mafia intera si arricchisce…
ELIA MANGIABOSCHI: No signor Dick Tracy! Noi non c’abbiamo niente a che fare con la mafia! C’è un amico nostro che ha tutta una serra a casa sua! Solo roba autoprodotta! Non facciamo male a nessuno! La prego, sono malato! Ho l’allergia!
DICK TRACY: Continui.
ELIA MANGIABOSCHI: Fumiamo tutti e tre… al tempo, da giovani, ogni cosa ha un nome: baffo, elle, bi-filtro. Ecco, noi stiamo facendo una turca. Un tiro a testa, per sbrigarci. Poi, d’improvviso, sentiamo un calcio alla porta, un altro. Presi dal terrore buttiamo lo spino a terra. La porta si spalanca. È il professor Milani che prima guarda la canna sul pavimento e dopo noi. Mi prende per l’orecchio sinistro! E a tutti e tre ci porta in classe, da quel giorno abbiamo due minuti per andare in bagno. Li cronometra. Poi viene a prenderci.
DICK TRACY: Anarchici e hippie. Morirete tutti.
  «Sì professoressa, ho bisogno di un aiuto», dico.
A questo sono serviti gli insegnamenti dei miei genitori, si chiama solidarietà, ‘na roba di classe. Sono comunista io, un anarchico sabotatore con un futuro radioso. Guiderò la rivolta degli ultimi. Ce l’ho nel sangue la rivoluzione e anche disegnata sul diario. Oh. Il diario mio è tipo il piccolo quaderno del buon rivoluzionario, il nuovo Libretto Rosso, meglio di quello di Mao. Al suo interno ci sono le poesie dei poeti, i testi delle migliori canzoni e una valanga di illustrazioni su come sabotare la scuola.
  Il sabotaggio.
  «Il sabotaggio», mi spiega Errico Malatesta, «non può esistere senza solidarietà».
  «Ne sono convinto anche io, mio buon amico, per questo non lascerò mai soli i miei compagni, a costo di rischiare l’ingiusta e funesta interrogazione».
  Lacrimo.
  «Ma certo Elia, vai al bagno assieme ai tuoi amici. Non vorrei mai vederti morire qui in classe, davanti a tutti».
  Sorrido, guardando di nascosto Alessia, lei ricambia, mezza scocciata ché non è un maschio e al cesso mica mi ci può accompagnare.
  Ci fiondiamo fuori, lungo i corridoi coperti di scritte e disegni e tag.
Io l’adoro ‘sta scuola, è tutta la vita mia, m’ha fatto rinascere. Conosco ogni scarabocchio sul muro, tutte le stanze, qualunque anfratto, compresa la Classe Abbandonata, dove i più grandi vanno a pomiciare.
  «In ufficio, presto!», ordina Federico.
 Corriamo al cesso, non prima di aver salutato il bidello complice, l’amico nostro che ci avverte quando arrivano i professori, quello del secondo piano, non come la stronza del terzo che ci caccia tutti in classe. Però il bagno del terzo è meglio, è là che ci riuniamo con gli altri studenti, quelli delle altre classi. Qui al secondo è più una roba intima, l’ufficio nostro appunto, e ogni tanto a ricreazione lo dividiamo pure con le ragazze, che vengono a bersi un cicchetto da noi al volo, ‘na cosa tra compari, per farci due ghignate.
  Sono tre anni che sto in questa scuola e, esattamente da tre anni, tutto il mio mondo gira seguendo la regola sacra della Beat Generation.
  «In due parole», mi fa Jack Kerouac, «lo sballo».
È tipo un loop culturale. Leggo tutto quel che riguarda le droghe, mi piacciono solo gli artisti rimastini, ricerco una filosofia in ogni singolo tiro. Voglio sperimentare tutto, ma mica come quelli che passano il sabato sera a fare due salti in discoteca strafatti di MDMA, macché, io c’ho proprio la fissa dello psiconauta. O almeno credo, il futuro mi darà torto. Per ora però ho sedici anni e ogni cosa, ogni cosa, ruota intorno alla scoperta.
  «Come quella volta», sorride il Criceto, «che ti sei fumato i filetti di banana».
  «Sperimento».
  «O quell’altra che hai provato a mangiare venti grammi di noce moscata, o quell’altra ancora che ti sei sniffato l’incenso.»
  Ah. L’ufficio. L’ufficio nostro è ben decorato, pieno zeppo di disegni e di graffiti, ce ne sono anche un paio nostri molto carini, soprattutto le cose di Riccardo, tutte dark e parecchio ingarbugliate. Riccardo disegna proprio, io preferisco usare il legno, incisioni o cose così. E ovviamente scrivo. Scrivo sempre, soprattutto in classe. Coperto dalla cartella, mentre la professoressa di matematica spiega, me ne parto per i miei mondi immaginari, cullato dal dolce brusio. Adoro scrivere.
A leggere le cose mie sono:
- Papà;
- Mamma;
- Riccardo;
- Federico;
- Alessia.
  Stop.
  Però a me sta bene così, come pubblico dico. Ché mi fanno tutti complimenti e dicono che sono lo scrittore migliore del mondo. I fumetti ho smesso di farli, quando il liceo artistico mi ha fatto capire che a disegnare non sono mica tanto bravo. Cioè, spiego, qui vedi i migliori artisti in circolazione, gente che fa delle robe allucinanti, quindi se c’hai testa lo capisci che non sei tanto portato con la matita, pure se a tredici anni lo pensavi. Sai scrivere è vero, però i disegnini è meglio se li lasci a qualcun altro. Il professor Milani in compenso mi ha fatto scoprire il legno, la bellezza dell’incisione. Così, durante le sue ore, sto tutto il tempo a lavorare su bastoni, lastre e modellini. Ho progettato un intero pub in legno, basato su Pinocchio, o meglio, sul Paese dei balocchi .
  Grazie al professor Milani ho capito cosa farò da grande: lavorerò il legno e ci costruirò le case. Peccato che in architettura vada malissimo. Fosse per me i palazzi crollerebbero tutti. Le tavole me le faccio quindi passare da Sandro, il capitalista bastardo che disegna progettini a pagamento per noialtri. Io però non lo pago mai, ché siamo amici e ci scambiamo i favori. Gli scrivo i temi in genere. È uno smercio, un baratto. Adoro il baratto.
  «Chi la fa?», chiede Riccardo.
  «Ma che sei matto? La professoressa poi ci sgama, mica è stupida», risponde Federico.
  Hmmm. Dilemma.
  «Da una parte», mi dice il Criceto, «fare adesso uno spinello influirebbe positivamente sul tuo stato d’ansia. I pori si allargano, la mente si rilassa…»
  «Dall’altra però», gli faccio, «il rischio è l’eccessivo rintontimento dato dalla sostanza. Forse sarebbe meglio rimandare».
  «Tu!», urla Aldous Huxley, «Traditore! Hai sempre creduto nella sperimentazione!»
  «Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo com’è, infinito», gli fa eco William Blake.
  «Hanno ragione, guarda me che fine ho fatto», annuisce Jim Morrison.
  «E me», dice Kurt Cobain.
È vero. Se tutti ‘sti illustri pensatori mi incitano a prendere la retta via ‘fanculo.
  «A morte il Grillo Parlante, uccidiamolo!»
  «Ma sì dai, ‘na cannetta e via, veloci come il fulmine».
Riccardo rolla veloce la miccia, stando ben attento a non sbagliare una mossa ché a sedici anni c’è tutta la storia della competizione su chi gira gli spini più belli. Per ora al primo posto, ahimè, c’è Federico, ma conto di superarlo al più presto.
  Spalanchiamo la finestra, poi fumiamo veloci, un tiro a testa come si fa tra fratelli.
Usciamo dal bagno ridendo e rientriamo in classe.
  Alessia mi guarda tutta scocciata.
  «Aho», sussurro, «chi ha interrogato?»
Mi accorgo improvvisamente del silenzio. È un silenzio ancestrale quasi, che si taglia col coltello, come fosse burro.
  L’aria è pesante, tersa.
Guardo alla finestra, una nuvola taglia il cielo a metà. Grigia, nera, portatrice di sventura.
  Il corvo vola piano. D’improvviso scende in picchiata. Mi perdo ad ammirare il battito delle ali.
  Osservo il quaderno, le righe si incrociano per un attimo. Raccolgo veloce la penna e scarabocchio un disegno, un elefante con una lunga proboscide, simile al dio là, a Ganesh.
  Sorrido.
Qui gira tutto. Riccardo, come al solito, ha esagerato.
  Di nuovo, questo silenzio che non si sopporta.
Non oso alzare gli occhi, lo so -lo sento!- che l’insegnante mi sta guardando.
  E se mi scopre?
  Se capisce che sto fatto?
No
No
No.
  Niente paranoia.
  «Elia», mi rassicura il Criceto, «concentrati sulla testa d’elefante, disegna e non pensare. Fai finta di niente, come se fossi molto attento a quel che dice la professoressa».
  Il problema è che non parla. Rimane in silenzio, a fissarci tutti.
Alessia mi dà uno strattone veloce. «Ti ha chiamato».
  «Eh?»
  «Ti ha chiamato.»
  «Che dici. Stavo in bagno, siamo rimasti appositamente fuori, per dieci minuti.»
  «Vi ha aspettato. A tutti e tre».
  «Mangiaboschi, sei pronto?», tuona l’insegnante. «Passata l’allergia?»
  «…»
  «Riccardo, Federico. Anche voi. Alla lavagna».
Rimango fermo, paralizzato dal terrore. Poi vedo i miei amici alzarsi, come fossero condannati a morte.
L’orologio ticchetta il suo canto di sventura.
  Tick
  Tack
  Tick
  Tack
I muscoli si intorpidiscono.
Il cuore martella.
Il corvo risale veloce, nel becco il povero verme. 
  «Professoressa, ricorda?», provo a giustificarmi, «Sono allergico al gesso».
  «Non preoccuparti Elia, tu spieghi, Riccardo e Federico ti correggono.»
  Mi alzo. Punteruolo ghigna malvagio. Trascino i piedi. Peggio di quella volta che sono stato interrogato sul Re Sole. Molto peggio cazzo.
  Poi sono alla lavagna.
Disgustato.
Spaventato.
Sballato.
  Analisi logica. Cristo che odio.

lunedì 5 ottobre 2015

IL SONNO



  La camera è buia.
Nera.
  Suoni in lontananza.
Un camion che sfreccia veloce sulle strade deserte, il miagolio di un gatto, il vento che sbatte sulle finestre, l’urlo sommesso di una vicina qualunque, il latrare di un cane.
  Fruscii.
Mi giro.
  Sempre lo stesso problema.
  Niente, non riesco a dormire.
Guardo l’orologio. Le due e ventiquattro.
  Ansia.
Domani (oggi) sarò uno straccio.
MASTRO LINDO: Che poi adesso lo straccio non ci serve neanche più.
BATMAN: La Stanza dei Bottoni è lucida, brillante e profumata!
SIGMUND FREUD: A quanto pare il paziente ha ripreso possesso dei racconti, dopo tanto tempo.
GRANDE PUFFO: Sì ma qua il problema è che non riesce a dormire, come al solito. E a causa sua stiamo tutti rincoglioniti e dopo Supertellino mica ci va a fare le commissioni e noialtri poi si muore di fame.
CHARLES BUKOWSKI: E di sete.
GRANDE PUFFO: Deve puffare le robe nostre.
KARL MARX: Oh. Ma avete visto che casino sì? Cioè dico, il quartier generale, c’ha tutti i comandi mezzi andati… e anche il joypad con cui manovriamo Elia, alcuni tasti non funzionano più…
CARL GUSTAV JUNG: E’ il sonno amico mio, il sonno. Abbiamo accesso ai movimenti minimi, ai pensieri stupidi. Riusciamo ad esempio a togliere le caccole dal naso ma non possiamo più arrampicarci sulle pareti.
UOMO RAGNO: Come me.
CARL GUSTAV JUNG: Quel che mi preoccupa è il pensiero. Elia non connette.
GRANDE PUFFO: Perché non c’abbiamo il mouse, siamo fermi al joypad dall’infanzia, dovremmo evolverci.
LA VECCHIAIA: Il problema, oh bell’omino blu, è che non avete spinto il pulsante.
GRANDE PUFFO: Quale pulsante?
LA VECCHIAIA: Quel pulsante.
GRANDE PUFFO: Quello con scritto “Evoluzione”?
LA VECCHIAIA: Già.
GRANDE PUFFO: Non fa per noi, mi scusi. Ma è meglio di no. No no.
CHARLES DARWIN: Perché? Se posso…
LA VOCE DI DIO: E’ semplice. Conosciamo tutti, signor Darwin, il suo progetto. Qui lo definiamo semplicemente malefico. Lei brama la mutazione. Le ricordo il passaggio dalla scimmia all’uomo, la leggenda messa su che ha sostituito Adamo ed Eva, unica realtà. Qualcuno spinse il pulsante e guardi, secondo le vostre teorie, cosa andò a succedere. Mutazione. Lei vuole che Elia evolva.
CHARLES DARWIN: Certo.
LA VOCE DI DIO: L’evoluzione è peccato! Figlioli, non date ascolto al dottorucolo! Se spingerete quel pulsante per Elia sarà la fine! Gli spunterà la coda! E un altro braccio! E due pance!
MICHAIL BAKUNIN: Compagni. Non mi convince, mi trovo costretto a dar ragione a La Voce di Dio, ahimè.
PIERO ANGELA: Secondo me un tentativo possiamo farlo.
GRANDE PUFFO: Mah. Facciamolo alzare dai. Simone, il suo coinquilino, è partito. Andiamo a spiare in camera sua. Come quando Elia era piccolo e voleva fare l’investigatore privato.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Che tempi…
  Mi alzo.
Mi è venuta voglia di andare a spiare nella stanza di Simone. Casomai trovo qualcosa che mi fa dormire. Tipo una tisana anestetica, un martello silenzioso o i tappi per le orecchie.
  «Ma fai piano Elia, il coinquilino potrebbe aver piazzato delle telecamere nascoste», dice Ganesh.
  Cammino piano, avvolto nel buio. Non un suono. Davanti alla porta mi fermo.
GRANDE PUFFO: Gli prude la testa.
PIERO ANGELA: Saranno i pidocchi. Non sa di averli.
MICHAIL BAKUNIN: Facciamolo grattare.
  Mi gratto.
Il cuore pulsa.
  Sreeek, cigola la porta.
Okay, sono dentro.
Controllo che non ci siano telecamere.
  «Via libera», mi fa Ganesh.
Frugo tra le cose di Simone.
  Mutande. Pantaloni. Magliette. Fumetti.
Cazzo.
‘Sto stronzo.
  «Ha comprato un gioco nuovo per la Play e non ti ha detto niente!»
  «Hai ragione testa d’elefante, infame di un coinquilino! Le cose importanti se le tiene per sé!»
  «E noi che pensavamo fosse il nostro migliore amico!»
GRANDE PUFFO: Mettete una croce sulla faccia da cazzo!
KARL MARX: Dov’è il cartellone “Amicizie perdute”?
IL NEURONE: E’ andato perduto, come i ricordi del resto. E come i miei fratelli, uccisi da voi meschine creature. Guardate là, sul divano, come avete ridotto l’eterna Kundalini.
  Frugo nella libreria, tra i comodini, sul tavolo.
Poi
scendo.
  «Bravo Elia, controlla sotto al letto, è lì che si nascondono i segreti.»
  «Dici Ganesh?»
  «Dico dico. Ci ha nascosto il nuovo videogame. Deve pagare!»
C’è un piccolo baule di legno.
IL NEURONE: Non fateglielo aprire, la fiducia è importante!
GRANDE PUFFO: La curiosità però ci uccide.
LA CURIOSITA’: Buona sera, sono Curiosità.
GRANDE PUFFO: Salve signora Curiosità.
IL NEURONE: Non possiamo cedere!
PIERO ANGELA: Neurone, tu hai ragione. Ma se… dentro al baule si nascondessero incredibili formule matematiche?
LA VOCE DI DIO: O se Elia trovasse il siero della vita eterna?
KARL MARX: O la spada?
MICHAIL BAKUNIN: Che spada?
KARL MARX: La spada del paladino del proletariato! Già lo immagino il Mangiaboschi a capo della rivoluzione!
UNA MOSCA: In fondo, se non lo aprissimo, sarebbe un peccato. Ricordate, ci ha nascosto il giochetto, potrebbe nascondere chissà che. Casomai scopriamo che il coinquilino è a capo di una banda di nazisti scampati alla Seconda Guerra Mondiale. Un nazista! Capite? Nipote di Mengele! Non l’avete sentito l’altra notte? Parlava nel sonno. Diceva cose senza senso…
KARL MARX: O forse, riflettendo, un senso ce l’avevano. Cioè, le parole.
MICHAIL BAKUNIN: Esperimenti sugli esseri umani.
BATMAN: E c’ha pure tenuto segreto il gioco della PlayStation.
GRANDE PUFFO: Amici, dobbiamo assolutamente aprire il baule. Per la salvezza del mondo intero.
  Apro il baule, una nuvola di polvere si spande nell’aria.
Tossisco.
  C’è un libro.
E un ragno.
  Il ragno è morto.
Il libro è impolverato.
  Passo la mano sulla copertina rigida.
Un disegno. La sagoma di un uomo nella posizione del loto. E sotto… ta-dan, il fiore di loto.
  Tuoni in lontananza.
Leggo il titolo. “Kundalini Yoga, il fluire dell’energia infinita” di Shakti Parwha Kaur.
GRANDE PUFFO: Aho, Kundali’! Stanno a puffa’ di te!
KUNDALINI: …
  La solita cazzata di Simone. Nessun segreto scoperto.
  «Stolto umano! Quello è un libro segreto! Tramandato da generazioni! Solo i veri yogi possono leggerlo! Gli adepti del culto della Kundalini! Il mistero è nelle tue mani! In poche ore diventerai un vero yogi super saiyan! Conquisterai il mondo con il verbo! Porterai la pace nell’intero pianeta! Nessuno soffrirà più la fame! L’acqua scorrerà anche nei deserti più aridi! Saranno proibite le automobili!  Non ti puzzeranno più i piedi! Ti vestirai solo di bianco! Ma soprattutto, lì dentro, è scritto il segreto per sconfiggere l’insonnia…», quasi urla Ganesh. «Prendi il libro e vai nella tua stanza. Leggilo.»
  Corro in camera, il tesoro nelle mie mani.
YOGI BHAJAN: Quel che sta facendo è male.
GRANDE PUFFO: Eccolo il santone. Lo dicevo io. Ancora non s’era visto l’attaccapippe.
YOGI BHAJAN: Ti ignoro inutile puffo. La fiducia è stata tradita, i segreti ancestrali distruggeranno il Mangiaboschi. Il rischio, come tutti sapete, è il risveglio della Kundalini.
GRANDE PUFFO: Ma che vai dicendo? Non la vedi? Eccola lì la tua divinità, ben svaccata sul divano. Diglielo un po’ serpento’!
KUNDALINI: …
YOGI BHAJAN: Io vi ho avvertito. Sei vero adesso, eri vero allora e sarai vero per sempre. Non devi sapere altro e sarai libero.
  Mi siedo, la pioggia ticchetta sulle persiane.
Il libro tra le mani.
GRANDE PUFFO: Facciamoglielo aprire.
Lo apro.
  Le pagine ingiallite odorano di vecchio.
C’è un indice.
  «Ohhh», mi fa Ganesh. «Un indice…»
Una falena ronza nell’aria.
Il fulmine squarcia il cielo.
  Nel silenzio più assoluto leggo:
“IL SONNO
  Avete mai sofferto di insonnia? Avete mai dovuto prendere sonniferi? Vi è mai capitato di svegliarvi al mattino e di sentirvi come se foste stati investiti da un camion di dieci tonnellate o come se un elefante vi fosse passato sopra?”
  Sì sì sì!
KARL MARX: Questo è il libro che fa per noi!
GRANDE PUFFO: Roba nostra!
UNA MOSCA: La storia delle dieci tonnellate poi, come se ci leggesse nel pensiero…
MASTRO LINDO: E con tutta la Stanza dei Bottoni pulita ci mettiamo pure le brandine!
WILLIAM SHAKESPEARE: Il sonno che rammenda, sbroglia, dipana l’arruffata matassa degli affanni.
GRANDE PUFFO: Così ci piaci!
YOGI BHAJAN: Io vi ho avvertito…
GRANDE PUFFO: Eddai, non portare sfiga. È che tu sei geloso della nostra nuova amica Shakti, la scritrice…
  “Demolire il mito delle otto ore: quante ore di sonno sono necessarie?”
  Interessante. Bene, qui dice quattro cinque ore. Perfetto. Già mi sento meglio. Sempre detto io che otto ore sono troppe. Siamo un paese di dormiglioni pelandroni mammoni, per questo si dorme tanto. Vaglielo a dire ai tedeschi quanto dormono!
  «O ai giapponesi», annuisce Ganesh.
Eh. O ai giapponesi. Quattro ore già sono tante.
  «E infatti Elia tu sei un po’ così, mezzo giappa, sempre diligente, pronto, vigile. Con il codino da samurai.»
  E infatti! Sono proprio io! Guarda al lavoro: pronto! Attento! Vigile!
SERGENTE HARTMAN: In piedi palle di lardo! Siete uno sputo! La più bassa forma di vita che ci sia nel globo! Non siete neanche fottuti esseri umani!
MICHAIL BAKUNIN: Questo da dove spunta?
UNA MOSCA: Dal film mi sa… Full Metal Jacket.
MICHAIL BAKUNIN: Chi l’ha chiamato?
YOGI BHAJAN: Siete stati voi.
  Flessioni. Quel che dovrei fare. Già già. Ma prima è meglio leggere il libro.
  Allora, dice che est-ovest è la soluzione migliore. Cioè, devo mettere il letto mio in modo che sia orientato sulla linea est-ovest. “Avete bisogno”, c’è scritto, “di dormire su una linea che tagli il campo magnetico terrestre”.
  Hmmm. Vediamo. Bene. Nord sud est ovest.
LA VECCHIAIA: E’ che ha un problema di memoria il ragazzo.
IL NEURONE: Ci avete uccisi tutti!
PIERO ANGELA: Ha anche fatto scout.
  «Dì un po’ Ganesh, quel’è l’ovest?»
  «…»
  «Il nord? Se capiamo dove sta il nord è fatta».
  «Stupido umano, pensi che io abbia bisogno di sapere quali sono i punti cardinali?»
  Lecco il mignolo, poi l’indice, lo punto al soffitto.
Vediamo…
  Provo di nuovo.
  «Che fai?»
  «Scopro dove sta l’ovest».
  «Così?»
  «Eh. È tipo un antico metodo giapponese, me l’ha consigliato Morihei Ueshiba».
  «E chi è?»
  «Come chi è? Non ti facevo così ignorante Ganesh… il fondatore dell’aikido, l’arte marziale».
  Dopo aver scoperto dove si trova l’est-ovest sposto il letto.
SERGENTE HARTMAN: Muovete il culo palle di lardo!
GRANDE PUFFO: Ci stiamo provando sergente. È che è pesante ‘sto letto. Il Mangiaboschi ha tutti i muscoli intorpiditi. Cioè, i muscoli non ce li ha proprio.
KARL MARX. Tipo quando faceva le gare a scuola no? Braccio di ferro, palla avvelenata, ruba bandiera…
MASTRO LINDO: Concentriamoci!
MIO MINI PONY: Noi crediamo in te…
MASTRO LINDO: Più forte!
MIO MINI PONY: NOI CREDIAMO IN TE!
  «Dice il libro: “La vostra energia personale verrà inghiottita dall’influenza del campo magnetico terrestre (…) tutto il sistema nervoso è influenzato dalla direzione in cui dormite», mi sprona Ganesh.
  Ce la farò!
  Il sudore sgorga.
La forza di mille leoni converge sulle mie braccia.
GRANDE PUFFO: A sinistra a sinistra!
UNA MOSCA: Pesa…
SERGENTE HARTMAN: Forza pelandroni, quello è il fottuto nord!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Fatta!
  Okay, il letto è spostato, dal piano di sotto qualcuno bussa.
Io non li ascolto. Devo solo riuscire a dormire. Ecco quindi, Amici & Amiche, il titolo del secondo capitolo:
“SIATE GENTILI CON LA VOSTRA COLONNA VERTEBRALE”
LA COLONNA VERTEBRALE: Elia mi ha umiliato in ogni modo possibile! Gobbo a vent’anni, ragno a trenta! Morirò precocemente!
MASTRO LINDO: Non più! Da oggi in poi ognuno di noi ti vorrà bene. Tutti, nessuno escluso, anche Grande Puffo.
  «Ganesh, qui il libro dice che il letto soffice in verità è un po’ una sola, meglio dormire sul duro».
  «Non è che c’è scritto proprio questo Elia, leggi bene…»
  «Ahhh! Che ne vuoi sapere tu! Sei un elefante Cristo!»
LA VOCE DI DIO: Bestemmia! Il blasfemo bestemmia!
L’INQUISIZIONE: Al rogo!
LA VOCE DI DIO: Assieme al gatto nero!
  “Tutti i settantaduemila nervi del vostro corpo sono connessi alle ventisei vertebre della colonna vertebrale”.
  Visto sì?
  Addio materassi ad acqua!
MASTRO LINDO: Presto! Bucate tutti i materassi! Chi è stato ad averli portati?
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Io… ma non pensavo che…
GRANDE PUFFO: Sempre il solito!
SERGENTE HARTMAN: Forate!
NOE’: Fermi sciocchi! L’acqua invade ogni cosa!
  Io da oggi dormo a terra.
UNA MOSCA: Nooo… dopo tutto lo sforzo che abbiamo fatto per spostare il letto…
  Ho bisogno di una superficie stabile su cui riposare. Mica ‘sti materassi ortopedici che fanno oggi. Bisogna tornare ai bei vecchi tempi, sulle rocce cazzo!
  «Manco il futon?»
  «Macché sei matto testa d’elefante?»
  «C’è scritto nel libro».
  «Sì ma guarda dopo… dice pure a terra, sul tappeto persiano o su una pelle di pecora».
  «Dobbiamo rimediare la pelle di pecora allora».
  «‘Fatti domani la compro. Cioè, telefoniamo a Simone ché lui ‘ste cose strane le sa. Dove si prende la roba yogica dico.»
  Continuo: “Va bene, ora sapete come preparare il vostro letto. C’è altro da fare prima di entrarvi.”
  Maledizione.

  Primo: assicuratevi di aver praticato un po’ di esercizio faticoso durante il giorno, così che il vostro corpo fisico sia pronto e desideroso di riposare”.
  Hmmm. Riflettiamo. Allora, può essere considerato esercizio fisico l’uso del pollice e dell’indice di entrambe le mani?
  «È la mente, mio giovane amico, la parte importante che deve essere coltivata», mi dice Platone.
  «Sì sì, signor filosofo, però qui nel sacro libro dello yoga dice che devo fare almeno le passeggiate, cioè, almeno…»
  «Ripercorriamo dunque il ciclo della giornata. Questa mattina ti sei alzato. Lavarsi i denti può, in un certo qual modo, essere pensato come una seppur piccola pratica sportiva? Elia, ragazzo mio, tu fai sport. Vai tutti i giorni in bicicletta».
  «Ma oggi pioveva».
  «Il pomeriggio però hai trascinato un pesantissimo carrello della spesa».
  «Hai ragione, non ci avevo pensato».
  «E hai passato la serata a giocare alla Play».
  «Grazie Platone, la prima è fatta… dammi il cinque!»

  Secondo: non consumate pasti pesanti subito prima di andare a dormire”.
  Chiedo a te, Antonella Clerici, mirabile conduttrice de La prova del cuoco, amica degli ultimi, dei mangioni e di tutte le casalinghe di Voghera: la carbonara con le zucchine, tre mozzarelle (quelle da sessanta centesimi viola), otto fette di pane, un hamburger di ceci del discount, mezza vaschetta di gelato al fior di latte con squisiti pezzettini di meringa croccante, due mele imbiancate di soffice zucchero, il tutto accompagnato da scadente vino bianco e da amaro ammazzacaffè finale, può essere considerato un pasto pesante? Nonostante il mio metabolismo ultraveloce che mi rende magro e bello? Rispondimi ti prego amabile conduttrice del miglior programma di cibo mai trasmesso dalle reti Rai che fa rosicare abbestia tutti noi vegetariani dall’aspetto smilzo!

  Terzo: lavatevi i denti per liberarvi dalle particelle di cibo che formano i batteri. Strofinare anche la radice della lingua per eliminare il muco dalla parte posteriore della gola”.
  Ma-che-schifo. Il muco nella gola? Mai sentito prima…
  «Non è infrequente però».
  «Ah. Salve Piero Angela».
  «Elia, lavarsi i denti è importante. Anche la lingua, il tuo dentista lo dice sempre».
  «Sì ma a me vengono i conati se strofino la lingua. E se vomito poi i denti che li ho lavati a fare? A ‘ste cose uno mica ci pensa, però è così».
  «La sera, prima di coricarti, lo spazzolino non lo usi mai».
  «È vero. Però c’è un motivo. Tanto dormo, l’alito pesante non lo sente nessuno. Ma da oggi in poi, lo giuro, laverò i denti ogni notte! Se a consigliarmelo è stato Piero Angela deve essere per forza ‘na roba vera.»
  «Dormirai anche meglio».
  «Sì, questo l’ho letto nel libro.»

  Quarto: non andate a letto assetati. Bevete almeno uno o due bicchieri d’acqua prima di andare a dormire”.
  Questo lo faccio! Mi porto pure la boccia d’acqua, la metto accanto al letto, ché c’ho avuto i calcoli io.

  Quinto: far scorrere un po’ d’acqua fredda sui piedi, o immergeteli in acqua fredda. Sì, acqua fredda! Poi asciugateli energicamente con un asciugamano; ciò stimolerà le settantaduemila terminazioni nervose poste sulla pianta di ciascun piede e aiuterà il sistema nervoso a prepararsi a un rilassamento e a un sonno profondi. Per rendere questo ancora più efficace, massaggiate i piedi appena entrati nel letto”.
  Corro in bagno. L’acqua fredda scorre. Infilo i piedi. Cazzo è gelata. Rimango immobile. Uno, due, tre minuti. I piedi diventano viola.
MASTRO LINDO: Guardate! Le pareti del quartier generale! Stanno cambiando colore, ora sono blu!
MICHAIL BAKUNIN: Stiamo andando in ipotermia!
BATMAN: L’acqua è ovunque!
MICHAIL BAKUNIN: Ci stiamo congelando!
JOHN LOCKE (quello di Lost): Moriremo tutti!

  Sesto: fate esercizio (…) è molto utile praticare alcuni esercizi di kundalini yoga”.
  Benissimo. Ci sono. Mi sdraio a terra, metto le mani sotto i fianchi e sollevo entrambe le gambe a novanta gradi.
  «Forza!», mi urla Ganesh.
Uso le mani sotto i fianchi per spingere il corpo in alto, finché le dita dei piedi puntano verso il soffitto.
  «Dai dai dai!»
  «Ecco cazzo, un attimino!»
  «Credi in te Elia! Ci sei! Adesso sei una candela umana! Non mollare, mantieni la posizione per tre minuti!»
  Qui mi scende tutto, lo sento il sangue alla testa…
  ogni cosa gira.
MICHAIL BAKUNIN: oʇןoʌodɐɔ oʇʇnʇ ,ǝ
IL CRICETO: ¡oɯǝɹǝʇsısǝɹ uou
SIGMUND FREUD: ¡ɐıןǝ ǝɹɐɹıƃ oɯıɔɔɐɟ 'oʇsǝɹd
UNA MOSCA: Va meglio. Ma guardate che casino…

  “C’è un’altra cosa davvero importante da fare prima di andare a dormire”, dice il libro, “prendete tutte le vostre preoccupazioni, ansie, idee e problemi, impacchettateli e metteteli su una mensola nella vostra mente con l’etichetta ‘D-I-O’”.
GRANDE PUFFO: Bene, puffiamo tutto… ansie e problemi, mettiamoli nella scatoletta… qualcuno c’ha ‘na scatola?
SIGMUND FREUD: Prendiamo quella, quella della memoria là… tanto è mezza rotta, ci sono tipo due tre cose.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Sì ma non abbiamo i post-it.
GRANDE PUFFO: Eh. Qua il reparto cancelleria scarseggia. Sbaglio o dovevi pensarci tu Superstellino?
IL CRICETO: Vabbè dai, usiamo lo scotch carta.
CHARLES DARWIN: Ecco, la scritta la faccio io che ho una bella calligrafia. Volete una cosa più tipo giovani d’oggi, che ne so, un graffito… o una roba elegante da fine ottocento? Quando ancora la calligrafia era considerata importante?
GRANDE PUFFO: Vai con l’ottocento fratello.
CHARLES DARWIN: D-I-O. Fatto. Perfetto.
CARL GUSTAV JUNG: ‘MMazza quanto è faticoso provare a dormire. Mi sta venendo una stanchezza...
MASTRO LINDO: Ma non capite? Tutto il lavoro di pulizia che avevamo fatto! La Stanza dei Bottoni è un caos!
MICHAIL BAKUNIN: Si chiama anarchia bello, è storia mia. Su, troviamo una mensola adatta a ‘sto scatolone di ansie e preoccupazioni e idee e problemi.
GRANDE PUFFO: Metti tutto là. Accanto a “Dodici pratici consigli su come pulirsi il culo”, male che vada andiamo di mano.
  “Non dimenticate di regolare l’orologio mentale per svegliarvi al mattino. Sì, la vostra mente subconscia ha un gran senso del tempo. Risponderà alla vostra direttiva. Prima di andare a dormire dite a voi stessi a che ora vi sveglierete”.
  «Mi sveglierò alle sette», annuisco, «mi sveglierò alle sette».
GRANDE PUFFO: ‘Cazzo dice questo? Che, vuole dare ordini a noi? Superstellino, hai aggiustato l’orologio interno? Quello del bioritmo?
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: L’ho dimenticato, scusate… è che mi sento un tantinello sfruttato qui dentro. Casomai ci pensa Batman un giorno, adora i lavoretti di casa.
BATMAN: A me piacciono pure i corsi di taglio & cucito, ma questo non significa che io sappia usare l’ago, o no?
  “Sdraiatevi sullo stomaco e girate la testa in modo che la guancia destra sia sul cuscino. Ciò automaticamente permetterà alla vostra narice sinistra di far entrare l’energia fresca, rilassante e calmante (…) pensate al suono SAT quando inspirate e al suono NAM quando espirate”.
  Mi metto a terra, giusto giusto sulla linea est-ovest, mi sdraio sullo stomaco. Guardo l’orologio, le tre e quaranta, si è fatta ‘na certa. Ho i piedi congelati.
  «Non pensarci Elia, ricorda. Hai messo le preoccupazioni nella scatola con scritto “D-I-O”», mi fa Ganesh.
  Rimango in silenzio. «Sat… nam».
SIGMUND FREUD: Oh. Chi ha spento le luci?
MASTRO LINDO: Ma che ne so, qui non si vede più niente. Però m’è presa ‘na fiacca…
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Le brandine dov’è che le avevamo messe?
SIGMUND FREUD: Veramente, chi ha spento le luci?
GRANDE PUFFO: Secondo me è andata via la corrente.
SIGMUND FREUD:  Dov’è Jung?
MICHAIL BAKUNIN: E Marx?
MASTRO LINDO: Anche Batman è scomparso…
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Guardate, abituatevi all’oscurità, stringete gli occhi. Vedete? Stanno dormendo…
GRANDE PUFFO: Ohhh.
  “Dopo alcuni respiri lunghi e profondi, usate il braccio o la mano per bloccare completamente la narice destra. Continuate a respirare in maniera lunga e profonda solo attraverso la narice sinistra. Quando sentite di aver raggiunto un leggero stato di sonnolenza, che normalmente richiede circa dieci respiri completi, giratevi sulla schiena o di lato (…) continuate la respirazione fino a che velocemente vi addormenterete! (…) Man mano che il respiro diventa regolare e lento, attraverserete gli stadi preliminari del sonno e quasi immediatamente raggiungerete lo stato del sonno profondo e senza sogni”.
  Un’ombra si aggira nella Stanza dei Bottoni, furtiva, viscida e guardinga. È lunga, molto più di quel che sembra. Striscia. Si attacca ai muri, alle pareti e alle mensole. Capitombola a terra, aggraziata e brillante. Guarda gli ignari abitanti del quartier generale. Li osserva tutti, uno ad uno, beati, adagiati su spartane brandine militari. È la Kundalini, divinità lucente per poco risvegliata.
YOGI BHAJAN: Sei stata tu a staccare la corrente, non è vero?
KUNDALINI: Elia, mio caro amico, ha bisogno di riposo. Vedi come dormono tutti? Ascolta il respiro del nostro adorato. Lento, irregolare, puro. Mi ha svegliato, un’altra volta, ed io ho ricambiato il favore, facendo addormentare i guardiani dell’inconscio. Vai anche tu, maestro, riposati. Domani Elia farà tardi al lavoro. L’orologio interno è rotto da tempo. Io sarò qui a vegliare su di voi. Ma quando finalmente vi sveglierete, tornerò a dormire sul mio divano, bevendo quegli inutili liquori che Grande Puffo continua a passarmi ogni ora.

  Dormo. È un sonno lungo, incredibile, rilassante. Accanto a me il buon Ganesh fa lo stesso, rannicchiato al punto giusto, quasi tenero. Nella mente un’unica immagine, un lungo serpente che si attorciglia sulla colonna vertebrale e che mi culla, cacciando via i sogni inquieti.


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