Questo mese sono andato un pochetto fuori
tema, non me ne vogliate. Niente storie mie, del coinquilino, di Ganesh o degli
amichetti che popolano la Stanza dei Bottoni. Cioè, a dirla tutta, c’avevo
voglia di scrivere una roba che non c’entrasse niente con me e con le cose che
mi succedono. M’è uscito fuori un racconto mezzo zozzo e un tantinello
nauseante. Pure lungo. Scusate. Dalla volta prossima torno ad essere il solito
Elia Mangiaboschi. Per ora vi lascio tra le braccia di Maria.
LA MANGIATRICE
DI UOMINI
Maria è grassa. Non un pochino sovrappeso.
Grassa. Grassa come una vacca. Grassa e bassa. Tanto bassa. Se la guardate,
Amici & Amiche, penserete, senza farlo vedere certo, che un maiale ha più
portamento. Maria è goffa, brutta e triste. La tristezza, Signori, le divampa
lungo il petto e le sprofonda nella gola, fino all’esofago. Maria ha un grande
petto, così grande da procurarle vergogna. «Occupa quasi tutto il letto», direbbe
qualcuno. È un petto di quelli antichi, vecchi, da donnona d’altri tempi. Maria
ha i capelli sfibrati, di un grigio topo assai poco elegante, e difficili da
pettinare. La pelle di Maria è unta e i pori della pelle, larghi fino allo
stremo, respirano poco; sembrano combattere ad essere onesti, uno accanto
all’altro, battaglie di pus e germi vari. Oh
sì, i bubboni di Maria sono tanti, piccoli vulcani pronti ad esplodere.
Nascono sul viso, crescono sulle guance, si sviluppano sul seno e muoiono sul culo.
Ah! La cellulite! La cellulite rotola
a frotte, un esercito impietoso di cibo accumulato negli anni. Eppure Maria, la
dolce Maria, non è vecchia. Ha venticinque anni o forse qualcosa di più, però
certo, se la vedi per strada, lungo le vie della metropoli, gliene daresti
quaranta, forse cinquanta, di anni. Ecco sì, cinquanta. Certo, se Maria avesse un
briciolo di amor proprio si metterebbe a dieta, o forse penserebbe che il
fisico non conta, che è il cervello la cosa più importante.
«Questo lo pensano i magri».
Obesa, la
potremmo definire.
Maria lavora a
casa, uno di quei lavoretti miseri che puoi fare appiccicata al computer, senza
stare a sbatterti troppo. Vende prodotti on-line di igiene, bellezza e cura per
il corpo. Lei! Che cura per il corpo no, proprio non ne ha. D’altra parte
quando Maria esce di casa fa fatica a muoversi. Guardatela su, come avanza
flaccida, una gamba dietro l’altra, i passi pesanti, lo sguardo perso, gli
occhi a mezz’asta, il trucco stemperato che le cola sul viso. Prova a truccarsi
Maria, tenta col fard, il rossetto e un pizzico di rimmel, ma l’effetto, Signori
miei, è quantomeno disgustoso. Le tremano le mani alla poverina. Quando va a
fare la spesa, inghiottita dal supermercato stesso, dalle sue fauci mostruose,
gli sguardi degli altri acquirenti la tramortiscono, come mille lame infilate
nel cuore. Ha un grande cuore, quindi le lame sono tante. Però il piatto di
pastasciutta è più forte, così continua a trascinare il carrello della spesa.
Ogni giorno è la stessa storia. E’ umiliante e Maria è la regina degli
umiliati. Ma lei corre pensando al cibo, saetta quasi, i mille sguardi posati
sulle sue gambe, soprattutto quelli delle donne con le bocche larghe, rifatte. «Ciucciacazzi»,
dice a bassa voce. Ci pensa a lungo Maria al sesso di un uomo, anche se (e
questo è un segreto) non ne ha mai visto uno. È vergine e sarebbe ben disposta
a darsi al primo che capita. Ma gli uomini sono delle bestie, lei lo sa, però
sì, la voglia è tanta. Forse lo schiaccerebbe, il pene di un maschio. A volte
ci pensa, sa che alcune posizioni non fanno per lei. Si tocca di notte e ci
mette un po’ a trovare la clitoride, a scovare il piacere. Ma quando arriva…
quando arriva piange, perché solo la mano le provoca il pizzicorio che tanto
brama. Però Amici parliamoci chiaro, chi di voi accetterebbe di portarsela al
letto? Maria, che è intelligente, prova ad obiettare, sa che non tutti gli
uomini sono cattivi, ma sa anche che il mondo è quello che è e che il maschio,
in sostanza, pensa alla fica.
La cucina di Maria fa schifo.
«Lo so, prometto che pulirò, prima o poi».
Dovrebbe dare
una spazzata. Forse, ma solo forse, sarebbe il caso di passare lo straccio. E
casomai comprare due lampadine che fanno più luce. E aprire un po’ le finestre,
ché c’è una puzza di chiuso che è una cosa incredibile.
«Una casa di vecchi, sembra».
Ora è davanti al
frigo. Il frigo è grande, giallo, con una serie di calamite comprate dai cinesi
sparse qua e là. Il frigo ha un freezer e nel freezer c’è di tutto. Il frigo ha
la muffa, assieme al cibo, perché Maria non pulisce da tempo. Ma la muffa le
piace, la muffa la protegge, soprattutto di notte, quando dorme e sente, con il
poco udito che le rimane, il frigorifero muoversi. Il frigorifero è il suo boia
e il suo protettore. Il frigorifero la tenta, la segue e la chiama. Il
frigorifero brama di essere aperto e ogni tanto, con il suo bzzzzzz pronunciato l’attira a sé. È
amore. E paura. Col buio lo sente parlare. È lui che comanda, il vero padrone
della casa.
Davanti alla televisione, il piatto di
pastasciutta fumante già mangiato, Maria rimane sveglia a lungo, a guardare i
programmi di aerobica prima e i video porno dopo. Quando si addormenta, troppo
stanca per raggiungere il letto, sogna e nei sogni sogna di essere magra,
bionda e bella.
Maria esce solo per andare a fare la spesa e,
tre volte a settimana, per la passeggiata. La passeggiata è un obbligo, una
cosa che si è autoimposta, sa che l’aria fa bene e che camminare è importante.
Poi la sera, quando cala la notte e i fumi delle fabbriche coprono le stelle,
Maria si pesa sulla bilancia e trema. Così per consolarsi tira fuori il gelato
vaniglia caramello panna gusto goloso e, con l’aiuto del cucchiaio da cucina,
finisce l’intera confezione. Si sbava di gelato e non si pulisce. Piange,
mentre mangia. Mangia, mentre piange. Il frigorifero è sempre lì, a controllare
ogni suo movimento. Vorrebbe distruggerlo ma lo ama troppo, in fondo è il suo
unico vero amico. Sì, perché Maria di amici proprio non ne ha. A lei
basterebbero i conoscenti, qualcuno che le telefona una volta al mese per
sapere come sta, un’amica che ogni tanto la invita ad una festa, anche per
pena. Un pochino di compassione le basterebbe. Ma d’altra parte come si fa?
Maria è noiosa e i suoi discorsi sono noiosi. Anche i suoi genitori non la
vogliono più vedere, «Siamo stufi», hanno detto un giorno, «del tuo piagnisteo
continuo, reagisci». Ma come si fa a reagire quando il mondo intero ti rema
contro? Quando neanche i cani ti vogliono? Quando sei sola, sempre sola? Non fai
neanche pena, Maria, tu semplicemente non istighi sentimenti, neanche il compatimento
istighi, forse solo un leggero ribrezzo. Ma anche il ribrezzo scompare subito,
di te non si ricorda nessuno.
Poi un giorno -o meglio una notte- cambia
tutto. Te ne stai lì, accasciata sulla sedia troppo fragile, a lavorare davanti
al computer, digiti i tasti velocissima, come solo tu sai fare e mangi un
panino con prosciutto mortadella e mozzarella di bufala (il frigorifero
approva). Non ragioni, addenti solo il panino e fai i compiti che ti sono stati
assegnati. Per sbaglio (rifletterai a lungo su questo, sarà stato uno sbaglio o
uno di quei gesti inconsci che cambiano il corso degli eventi?) apri Facebook,
il social network per eccellenza, quello che odi. Ci sono tante foto, tanti
commenti e tante persone. Ogni persona ha un profilo e ogni profilo ha una
storia. Sono tutti amici, è una grande comunità di amici. Amici virtuali, è
vero, ma diamine, pur sempre amici. Senza pensarci troppo crei un account, ma
non metti il tuo nome, quello vero. No. Decidi di chiamarti Samantha. Non metti
foto (ti vergogni) ma solo l’immagine di una coccinella e, come copertina, il
paesaggio di un tramonto lontano, un tramonto di un’isola thailandese. Scrivi
che lavori a casa tua e che abiti nella metropoli. Poi, nelle informazioni,
inserisci un po’ di cose non del tutto vere: dici di avere vent’anni e di
essere molto bella, ma soprattutto scrivi “single”. È la tua situazione
sentimentale, in fondo, su questo non menti. Tra i “Mi piace” clicchi su un po’
di gruppi musicali e su un paio di film (tra questi “Via col vento”) ma poi ti
fai più ardita e fai la richiesta a “Giovani ninfomani”, un gruppo chiuso con
tanti maschi e poche donne. Non sai perché, ma ne hai bisogno. Dopodiché spengi
il computer, mangi una fetta di pane con Nutella, ti pesi e vai a dormire, nel
tuo letto con le lenzuola sfatte e puzzolenti.
Il giorno dopo Maria esce, passeggia per
strada e guarda i piccioni planare nell’aria. Si perde nello smog e combatte
contro il proprio ombrello. L’ombrello, comprato dai venditori abusivi, si apre
al rovescio. Adesso è zuppa e i vestiti le si appiccicano sul corpo, è il
grande seno soprattutto a risultare in evidenza. Gli uomini si voltano ad
osservarla, qualcuno sorride di nascosto, altri ridono apertamente. È un mondo
crudele, direte voi, ma accidenti, è il nostro mondo!
Sul tappetino di casa Maria strofina le
scarpe zuppe, il tappetino ha il disegno di una casina con il tetto rosso e i
topolini che escono felici dalla piccola porta di zucchero a velo. Le ricorda
la casa di Hansel & Gretel e alle volte immagina di essere la strega
cattiva. Si domanda, non senza vergogna, di cosa sappia la carne umana. Maria
adora sperimentare in cucina.
Apre la scatola di merendine e si posiziona
davanti al computer. Ha quasi dimenticato il suo nuovo account, il profilo
Facebook che ha inventato, l’intrepida Samantha. Ma il social network l’ha già
inondata di mail, quindi decide di accedere alla sua pagina. Digita il nome,
inserisce la password ed ecco, facile come bere un bicchier d’acqua. In molti,
nell’arco di poche ore, le hanno chiesto l’amicizia, sembrano provenire tutti
dal gruppo “Giovani ninfomani” di cui adesso fa parte. Alcuni, come lei, hanno
foto di tramonti o di animali, altri invece hanno immagini di uomini molto
muscolosi, eccessivamente muscolosi. Sono tutti bellissimi, nelle foto che
hanno inserito. C’è Marco Rossi ad esempio, che ha un fisico da culturista e la
passione per il tennis, o Alberto Scappi, che tra i “Mi piace” ha “Donne porche”
e “Amici di letto”. Maria sa che la maggior parte di loro ha profili falsi,
fake, direbbe qualcuno. Sa che dietro Marco Rossi molto probabilmente si nasconde
un poveraccio che passa il suo tempo a masturbarsi. Sono finti, esseri finti in
un mondo virtuale. Ma in fondo Samantha non è la stessa cosa? Maria si domanda cos’è
che rende diverso il reale dal virtuale, le piace pensare a certe cose, adora
perdersi. Chi può dire, al giorno d’oggi, cosa sia la realtà? Non è forse il
cyberspazio una nuova frontiera? Un nuovo mondo dove le persone, gli uomini e
le donne, interagiscono, finalmente perfetti, senza l’ingombro del fisico?
Perché Maria lo sa, il suo corpo è sgraziato, ma quello di Samantha no. Così accetta
tutte le amicizie. Sulla Home cominciano a comparire i primi post. Manolo manda
una sua foto nudo, con il sesso coperto solo da una stellina rossa e la scritta
“Buona serata a tutte voi” e tre persone (due donne e un uomo) cliccano “Mi piace”
sulla fotografia Janet Crystal risponde “Buona sera a te” aggiungendo la
faccina che fa la linguaccia; un altro tizio scrive, in un post ambiguo “Ho
voglia, qualche ragazza che vuole vedermi in video chat?”. Maria è disgustata
ma sente suo malgrado un lieve formicolio poco sotto la pancia. Non riesce a
staccare gli occhi dallo schermo. Addenta una merendina (quelle buonissime al
cioccolato & vaniglia, ricoperte da un soffice strato di panna concentrata)
e clicca su “Giovani ninfomani”. E qui le cose si fanno più spinte. Le donne
mostrano alcune fotografie e gli uomini abboccano scrivendo ogni sorta di sozzeria.
Manola scrive “Appena torno a casa vi faccio rizzare i capelli e non solo
quelli” e subito sotto valanghe di commenti. Centodue, per la precisione. Maria
osserva rapita questo strano mondo. Cerca di scorgere particolari, forme e
informazioni. Da due uomini rimane affascinata, hanno gusti simili ai suoi,
leggono buoni libri e ascoltano bella musica. Sembrano bellissimi, così a torso
nudo. E colti. Non scrivono volgarità e nei post che inviano c’è sempre un
pizzico di ironia. Vorrebbe contattarli, ma ha paura a mostrarsi. Decide quindi
di spengere il computer e andare a dormire, non prima però di aver scritto un
piccolo messaggio ad uno dei due maschi, tale Primo Diavolo.
La solitudine è un mostro feroce, soprattutto
quando non è una tua scelta. Maria non ha nessuno e la domenica l’isolamento si
sente ancora di più. Ecco, forse isolamento
è la parola giusta. Una cupola di vetro che la blocca in una realtà triste.
Però Amici Maria non vuole essere triste. Vorrebbe uscire, divertirsi, avere
dei compagni con cui parlare. Vorrebbe fare l’amore.
Sceglie che rimarrà a casa. Guarderà un film,
leggerà un poco, accenderà la televisione, mangerà. Sceglie anche di non
lavarsi, tanto, chiusa nel suo appartamento, nessuno la disturberà. C’è solo il
suo frigorifero che la chiama, che la desidera. Sembra quasi muoversi e lei,
come al solito, ne è attratta. Ma oggi è attratta anche da qualcos’altro. È il
suo computer, con la lucina blu, a invogliarla. È stupido lo sa, ma è curiosa
di vedere se Primo Diavolo ha risposto. Un’ultima volta, poi cancellerà
l’account.
Il suo diario è pieno di commenti, Marco
Rossi soprattutto invade con post di ogni sorta ogni spazio della pagina. Manda
un fiore e scrive “Ciao Fiore” oppure “Ti voglio bella”. Tale Grillo Sveglio
invece la insulta scrivendo oscenità, però poi subito dopo inserisce un cuore.
Ci sono anche una ventina di richieste. Mai tanti maschi l’avevano presa in
considerazione. Accetta tutto. Poi entra alla ricerca del messaggio di Primo
Diavolo. Eccolo. Non ha ancora risposto. Ci sono però altri tre messaggi. Uno è
di Marco Rossi, “Vorrei vederti Samantha”. Un altro è più lungo, un tale che le
scrive una bella lettera appassionata: “Samantha, vuoi essere la mia principessa?
Il mio cuore è già tuo. Mi chiamo Bernardo, ho quarantacinque anni, ma ne
dimostro molti di meno! ;-) , sono magro, semplice, dolce; sportivo e
romantico. Sono laureato in economia e commercio e lavoro in banca. Vivo in
città da tanto tempo ma adoro la campagna, il dolce sole che scende sui campi
di grano. Cerco una donna sincera pronta ad accogliere il mio tenero cuore.
Vorrei conoscerti. Ti desidero. Già tuo. Bernardo”. Ce n’è ancora uno, il più
audace, “So che ti piacerà. Rispondi schiava”. Maria arriccia il naso, fa per
cancellare i messaggi ma si blocca, il dito sul cursore del mouse. È l’indice,
Signori, a ribellarsi per primo, a non eseguire i movimenti che il cervello gli
ordina. È sempre l’indice a muoversi, contro la volontà di Maria, verso le
foto. È ancora l’indice a cercare immagini di donne bellissime e sono gli
occhi, ora alleati dell’indice, a gustare le donne seminude che si accavallano,
una sull’altra, sullo schermo del computer. Infine è il cervello, ormai
sottomesso al volere del corpo, a scegliere le foto più belle, quelle con la
stessa ragazza e a trasformare Samantha in una bellissima donna. Bellissima e
perfetta. Maria nel frattempo guarda il suo corpo muoversi e per la prima volta
dopo tanto tempo un senso di euforia la coglie improvvisa. Samantha vive.
Samantha è bella e sensuale, ha i capelli
biondi e lunghi, lisci, senza doppie punte. Gli occhi dal taglio orientale
penetrano chiunque la guardi. Ha la bocca rossa e non ha bisogno di rossetto
perché è perfetta così com’è. Il viso è grazioso, il mento poco pronunciato, le
orecchie piccole ma non troppo. Non ha rughe e la sua pelle, liscia come la
seta, sembra scolpita da uno scultore provetto. Il seno è sodo, grande al punto
giusto; i capezzoli, sempre turgidi, aspettano solo di essere bagnati da un cubetto
di ghiaccio. Se scendiamo un poco più giù il piccolo ombelico sorride. I fianchi
sono perfetti e le gambe, lunghe e snelle, non hanno bisogno di ceretta e di
lametta. I suoi piedini attirerebbero chiunque.
Sul diario di Facebook scrive un semplice
“Buongiorno”.
Maria ha i baffi, ma non vuole tagliarli,
tanto ricrescono subito. Si alza dalla poltrona e corre verso il frigorifero,
mangia di fretta un avanzo del giorno prima. Il frigorifero la guarda. Poi
torna al computer.
“Buongiorno
cara”, “Ciao sexy Samantha”, “Sei meravigliosa”, “Hmmm”.
“Salve a tutti!”, digita Samantha.
Il suo “Salve a
tutti!”, provoca un’esplosione di “Mi piace”. L’adorano. Marco Rossi chiede
“Sei tu in foto?”. Certo che è lei! Chi altro sennò. Lei è.
Ora, Signore & Signori, quel che succede
alla nostra Maria è chiaro a tutti. Lei gioca e il suo gioco la rende felice.
Crea. Rimane ore incollata al computer scambiandosi messaggini in chat,
cercando però di mantenere una propria integrità, una propria morale. Non è
certo una di quelle… resta sveglia fino a notte fonda, battendo sui tasti con
sempre più foga. Mentre scrive dimentica ogni cosa: il suo lavoro, la casa in
disordine, i due scarafaggi che ha visto vicino al pane. Maria è felice,
finalmente ha trovato degli amici che l’apprezzano.
Si sveglia con il mal di testa. Vestirsi è
faticoso e uscire ancora di più. Trascina il suo corpo, mentre i bambini ridono
di lei. Corre a casa, in mano le poche cose che ha comprato. Si concede un
gelato e poi accende il computer. Non riesce però a lavorare, vuole vedere se
qualcuno le ha scritto, se Primo Diavolo si è degnato di rispondere.
Il diario è pieno di frasi. Entra nel gruppo
“Giovani ninfomani” e mette un bel cuore. Si fa guidare dalla rabbia Maria, la
rabbia che nasce dagli sguardi della città. Una rabbia cattiva e crudele. In
men che non si dica arrivano le risposte al suo cuore, un semplice cuore che,
nel basso ventre dei maschi, provoca un’esplosione di calore. Tutti le scrivono
e cliccano su “Mi piace”. La posta viene inondata. Oggi sarà più scaltra, oggi
vuole lasciarsi andare.
Giampiero le scrive in chat: “Io ti voglio”.
Per un attimo non sa cosa rispondere, non sa se rispondere. Giampiero scrive: “Voglio te”. E poi, “Samantha,
lasciamelo dire… sei bellissima… ci sei?”. Sì. Maria ha scelto. Si volta
un’ultima volta verso il frigo. Gli scarafaggi la osservano. Maria si odia.
“Ciao amore. Ci sono”, scrive.
Da una settimana Maria non si lava, da sette
giorni non tocca lo spazzolino. Quando esce, sempre più raramente, tutti si
voltano dall’altra parte, tappandosi il naso.
«Dovrei lavarmi», dice guardandosi allo
specchio.
Se la vedeste
ora sì che vi farebbe ribrezzo, forse sputereste, forse, come gli altri, vi
voltereste dall’altra parte. Se foste amici le proporreste di tagliarsi i
baffetti che le sono cresciuti sotto al naso, o di smettere di mangiare tutte
quelle schifezze. Ma non siete suoi amici e non avete nessun potere sulla sua
vita. E poi, in fondo, Maria non è più infastidita dalle occhiatacce. Pensate,
ormai esce in vestaglia. Solo che odia le file alla cassa del supermercato.
La casa puzza, forse più di lei. C’è polvere
ovunque, sui mobili, sulla libreria, sulla scrivania. A terra, gettate con
noncuranza, le cartacce delle merendine troneggiano spavalde, gustoso banchetto
della famiglia di scarafaggi che si è da poco trasferita. Dal secchio
dell’immondizia, quello in cucina, un tanfo di cibo andato a male inonda
malefico la stanza. Se poi vi capitasse di aprire il frigorifero rimarreste a
dir poco disgustati: interi piatti sono avvolti dalla muffa e il latte scaduto
da quindici giorni ha creato una strana condensa nauseabonda. Se ancora vi
andasse di spingervi un po’ più in là, tra i vestiti gettati sul letto e le lenzuola
puzzolenti, non potreste fare a meno di osservare la quantità di sporcizia
(comprese due macchie di sangue raggrumato) che inonda il pavimento.
«Dovrei pulire».
Sì, dovresti.
«Forse lo farò.»
Prima però
dovresti pulire te stessa.
«Dopo, adesso voglio accendere il computer».
Samantha fa godere gli uomini. Può tutto, è
mistress e piccola principessa indifesa, è feticista e perversa. Gli uomini
cadono ai suoi piedi e poi li leccano. Leggete qui ad esempio, una
conversazione tra lei e Peter.
PETER:
Ci sei?
SAMANTHA: Dimmi.
PETER: Io ti voglio!!!
SAMANTHA: Hmmm, e come mi vuoi?
PETER: Ti voglio tutta, voglio giocare con
te… leccarti, baciarti…
SAMANTHA: Oh sì…
PETER: Voglio aprirti le gambe piano, con
delicatezza… voglio sentirti nella mia bocca, le lingue che si strofinano. Un
vortice di saliva. Sei bellissima”.
“Ho pensato a te, appena sveglio”, le scrive
Mr. Rocciadura. “Hai pensato a me?”, digita Samantha. “Sì, e mi è successa una
cosa, tra le gambe…”, “E cosa?”, “Ogni volta che guardo le tue foto mi
succede…”, “?”, “Sono timido”, “Non devi… mi stai eccitando, sai?”, “Veramente?
Anche io sono… eccitato”, “Sì? Che bello!”, “Ti scoperei tutta...”, “Hihihihihi.
Prendimi in tutte le posizioni, quelle che più ti piacciono”, “Sei una
maialina”, “Lo so…”, “Fantastica. Ti… ti…”, “Sì! Cavalcami tuttaaaaaah!”, “Cosa
ti piace fare?”, “Ogni cosa…”, “Hmmm, vorrei me lo leccassi”, “Sono molto
brava, ti farei godere”, “Hai la webcam?”, “…”, “Andata via?”, “La webcam è
rotta”.
Il problema della webcam deve essere risolto.
Samantha lo sa, ma è ospite di questo corpo, che non è il suo, che puzza. Si
guarda la fica, troppo pelosa. Corre in bagno, estrae la lametta arrugginita.
Posiziona lo specchio incrostato davanti alla vagina e taglia, sfregiandosi un
poco. Poi piscia e quando ha finito non tira lo sciacquone, tanto c’è già la
merda a galleggiare. La merda di Maria.
Accende la cam, ma nega l’immagine. Si
collega a Chatroulette, il sito che ti mette in contatto tramite telecamera con
persone di tutto il mondo, a caso.
Maria parla con una ragazza, simpatica e
benvestita. Si confida come non ha mai fatto con nessuno, parla della sua
tristezza, della depressione che l’assale di notte, degli sguardi delle
persone.
«Per
questo non accendi la cam?», le chiede la sua migliore amica.
«Sì,
per questo».
Ora un uomo
osserva lo schermo nero, ha le brache calate e il pene in mano. Si masturba,
premendo la cappella nuda contro l’obiettivo. Geme facendo su e giù. Samantha
pronuncia dolci parole eccitanti, senza farsi vedere.
«Vieni
per me», sussurra alla fine.
L’uomo continua
a toccarsi, il pene pulsa e poi schizza, inondando il monitor. «Fuck», dice l’uomo mostrando la mano.
Poi si scollega. Samantha guarda.
Ma è la chat di Facebook la cosa che più le
piace.
“Vorrei leccarti le grandi labbra e con la
punta della lingua stuzzicarti la clitoride…”, “Hmmm sì, tutto quanto lo voglio”,
“Dove lo vuoi?”, “Birbantello”, “…”, “Fammi giocare”, “Samantha, sei mia?”,
“Sì, tua”, “Ti scoperei in mezzo alla strada”, “Davanti a tutti”, “SPORCARTI
TUTTA”, “Sì, potrei ingoiarlo, mi piace da matti il suo sapore”, “Brava, ingoia
ogni goccia…”
Maria si scollega, una lacrima le nasce dagli
occhi, prova a trattenere i singhiozzi ma inutilmente. È colpa di Samantha,
solo sua! Si tocca in basso, è tutta bagnata. Odia Samantha, ma non può vivere
senza di lei.
Samantha sa di essere bella, è il corpo ad
essere sbagliato. Guardala in foto, maschio. Guarda come ti provoca, osservale
gli occhi e perditi. Fatti trascinare in fondo. Ama Samantha.
Finalmente Primo Diavolo le scrive. “Ciao
Samantha. Ho visto le tue foto, che dire, sei tu? Se sì sono senza parole. Mi
chiamo Primo Diavolo, il mio nome reale, quello che uso nella vita di tutti i
giorni, non ha importanza. Qui possiamo scegliere un’altra esistenza e siamo
noi, solo noi, a decidere il nostro nuovo nome di battesimo. Quindi piacere, io
sono Primo Diavolo. Mi piace leggere e andare al cinema. Faccio palestra due
volte a settimana, per tenere il fisico allenato. Adoro mangiare. Vivo nella metropoli
da molto tempo, anche se non sono di qui. Lavoro nel cinema, ma forse l’avrai
già capito. Ah, un’ultima cosa, grazie per le parole bellissime che mi hai
scritto. Nessuna mi aveva mai detto (anche se virtualmente) certe cose. Felice
di essere tuo amico. Scrivi. Primo Diavolo”.
Maria quasi piange, non riesce a trattenersi.
Ama leggere! E adora mangiare!
Samantha sa cos’altro adora Primo Diavolo.
Primo Diavolo adora la fica e la bocca che stringe il suo uccello.
“Carissimo Primo Diavolo. Sono contenta tu mi
abbia risposto. Anche a me piace leggere e andare al cinema. Chissà, forse ho
visto qualche tuo film… quel che ti ho scritto, io lo penso. L’ho capito dal
tuo profilo chi sei, tu non sei come gli altri, come quelli che mi contattano
solo per un motivo, tu sei altro e
questo mi aiuta. Sono egocentrica, penso solo a me stessa, vengo prima di tutti
e sono competitiva. Ma con te è diverso, con te voglio essere onesta.
Sentiamoci in chat quando ci sei, io sono spesso collegata, a presto. Samantha
M.”
Il cuore le batte forte, incessante, senza
pause. Maria è innamorata.
Lavora poco Maria ed esce ancora meno, solo
il minimo indispensabile. Non pulisce casa e la famiglia di scarafaggi le tiene
spesso compagnia. Ad ognuno ha dato un nome. Li guarda correre sul tavolo sporco,
li osserva sgattaiolare tra i piatti verdi, le posate incrostate e i grumi di
fagioli appiccicati sul coccio. Ammira le zampette che saettano frenetiche e
resta estasiata -veramente estasiata- quando il gruppetto schizza giù, sul
pavimento, e si diverte a fare lo slalom tra i rifiuti. Oh sì. Perché l’immondizia gettata a terra comincia ad essere
veramente tanta e il secchio, da cui fuoriesce vecchiume a più colori non viene
svuotato da giorni. Un tocco di carne rattrappito è la culla delle mosche e dei
moscerini. Li vede nascere, vivono grazie a lei. E poi c’è il verme, l’immenso
verme bianco che striscia tra i cibi andati a male. L’amico del frigo. Maria lo
guarda ammaliata. Il suo appartamento è ora popolato da tanti coinquilini.
Maria vorrebbe essere come loro, felice, con un unico scopo: il cibo. Vorrebbe
scivolare nella bistecca, rosicchiare le ossa, saziarsi e ancora saziarsi. Vuole
essere una mosca, uno scarafaggio, un verme.
La fica le brucia, Samantha l’ha di nuovo
rasata e il prurito è quasi insopportabile, i puntini rossi e i brufoli che
contornano le grandi labbra la lasciano basita. Foruncoli ovunque. Si gratta
strappandosi pezzi di carne.
Passa le sue giornate davanti al computer e
scrive in chat ai suoi amanti.
«Sì. Sono la regina della rete.»
Riempie i
commenti di “Hmmm”, “Ohhh”, “Sììì”, e i maschi rispondono gemendo a loro volta.
Si toccano mentre le scrivono. Lei lo sa. È capace di eccitarli con le parole.
Li fa venire. Chiede le foto e tutti, tutti,
gliele mandano. Immagini di grandi peni rossi, scappellati, pronti, desiderabili.
Samantha li vorrebbe tutti, vorrebbe la gang bang. Il sesso spremuto sulla sua
bocca, sui suoi capelli, sulle sue mani. Tutti insieme. Un’unica donna, cento maschi.
Però con Primo Diavolo è diverso, con lui
parla di arte, di cinema, di sole, di mare, dei problemi della città, delle
buche. Poche volte le loro chiacchierate si spingono più in là, e anche quando
lo fanno la conversazione, nel suo insieme, rimane molto casta. Pura quasi.
Maria non ha mai chiesto a Primo Diavolo la foto del suo sesso e Primo Diavolo
non ha mai scritto porcherie. Ogni giorno si parlano su Facebook e passano ore
davanti al computer e nessuno li disturba. Spesso immagina il suo amore chino
sulla tastiera, i tasti digitati con attenzione, la mente concentrata solo su
di lei. Ore e ore e ore seduti davanti al monitor, niente a dividerli, solo la
mera fisicità.
Il cuore, Amici, batte forte. Primo diavolo è
in linea. Aspetta cinque minuti buoni prima di scrivere. Suda, le mani le
tremano, gli insetti si fermano un secondo a guardarla. Il grande verme bianco
la osserva e gli scarafaggi annuiscono. L’unico a non mostrare il minimo
interesse è il frigorifero.
«Sei geloso!», urla Maria guardandolo male.
Nessuno può
fermarla, ormai ha deciso. Prende un bel respiro, chiude gli occhi e scrive,
“Vuoi venire a casa mia?”. Il tempo sembra fermarsi, ogni cosa rallenta. Un
minuto, due, tre. E poi, finalmente, Primo Diavolo risponde, “Quando?”. Maria è
sicura, il suo amore non si fermerà alle apparenze, la amerà per quel che è,
lui non cerca solo il sesso. Primo Diavolo è un uomo intelligente, ricco di
risorse, una persona a modo. Non come quei porci che le intasano la posta. Già
immagina la serata: una cenetta a lume di candela, la casa pulita, il
pianoforte in sottofondo, gli sguardi che si incontrano, le lunghe
conversazioni sul cinema e sui dipinti dei grandi artisti dell’ottocento, il
vino sorseggiato, l’amore che sboccia, oltre l’apparenza fisica. “Domani, va
bene?”. Altri minuti, la fantasia corre via, i pensieri sfuggono, la paura di
un rifiuto, l’ennesimo, il più grande. “Va bene. Dammi l’indirizzo”. E Maria
finalmente ride.
Ah! Com’è bella la vita adesso! La giornata
passa in fretta e gli animaletti osservano ammaliati le movenze della nostra
amica. Corri Maria! Corri! Sentitela, la signorina, come fischietta felice
mentre pulisce casa e lava i vetri delle finestre! Non fermarti! Il tempo vola
e Primo Diavolo deve trovare tutto in ordine! Oooh! L’amore! E la stanza si riempie di odori di vaniglia e
muschio bianco! Lava i piatti, butta l’immondizia, getta i rifiuti! E poi di
corsa al letto. Dormi Maria dormi. Domani è la giornata più importante di tuuutta la tua vita… domani, Maria, il
tuo amore sarà qui.
Samantha aspetta nascosta in un angolo. Non
vede l’ora di scoparselo. Primo Diavolo è un porco. Gli uomini vogliono una
cosa, una e basta; non hanno cuore, sono solo impulsi. La donna non ha dignità,
Samantha lo sa, la donna è un oggetto, un essere da sottomettere.
Il sole sorge alto ed entrare nella vasca è
un problema, ma farsi un bagno è essenziale, oggi è un giorno di festa. Si
ameranno, gioiranno, parleranno, faranno l’amore. Primo Diavolo crede nel
matrimonio? Vorrà dei bambini? Preferisce i maschi o le femmine? Gli piacciono
i cani? E i gatti? Sarà disposto a trasferirsi da lei? O forse è meglio che sia
lei a trasferirsi da lui. Lavora nel cinema, avrà una casa grande, adatta ad
una famiglia. Maria ha sempre sognato di avere dei figli e un cane. Sì sì, un
cane, basta con vermi e scarafaggi, vuole un animale accettato. Si metterà a dieta,
se a chiederglielo sarà il suo futuro marito. Dimagrirà per lui e indosserà
l’abito da sposa bianco, quello che tanto tempo fa ha visto in vetrina, quello
con i fiocchi rosa. Già immagina il buffet e il pranzo della cerimonia. Lei non
ha amici, quindi non inviterà nessuno, ma tutti i conoscenti del suo uomo la
accoglieranno a braccia aperte, felici di farla entrare in un mondo esclusivo. Il mondo del cinema. Forse Primo Diavolo
intercederà per lei, una piccola parte in un film… te lo immagini? In un film!
Ci sono attrici grasse, quindi perché no… ma ora basta pensare… ascolta come
cinguettano gli uccellini, le rondini sorridono e le nuvole assumono la forma
del cuore. La tinta è proprio lì, basta seguire le istruzioni. Un bel biondo è
quel che ci vuole. Guardatela come aspetta di vedere il colore prendere forma,
com’è felice della sua nuova acconciatura… ammiratela adesso, mentre si fa la
barba e, con meticolosa cura, si toglie i peli dai capezzoli con le pinzette
d’argento. E poi ancora, eccola tagliarsi le unghie, strapparsele quasi e colorarsele
di rosso. E in cucina, il tempo che passa, lei, abile cuoca, mentre si cimenta
in ardite prove di piatti sgargianti e, piccolo segreto, un tantinello
afrodisiaci. Aggiunge quindi in assoluto silenzio un po’ di peperoncino e mette
a freddare il vino bianco, quello che ha comprato poco fa. È sì Amici, perché
Maria è uscita e gli sguardi e le risate non l’hanno toccata, piacevolmente
invisibile agli occhi dei più. E poi non ha acceso il computer, non vuole
rovinare la giornata con le frasi volgari scritte da un Marco Rossi qualunque.
Oggi sarà solo di Primo Diavolo. Samantha aspetterà. No, Samantha morirà. Tik tak, il tempo passa e l’ora si avvicina.
Sbrigati ragazza! Balena veloce ad accendere le candele! Prepara la tavola, la
tovaglia viola ricamata, il servizio buono, i calici di cristallo, i tovaglioli
di stoffa; non ascoltare il tuono che proviene dal tuo stomaco, quella
sottilissima paura, pensa solo alla bellezza del momento, vivi ogni attimo.
Cosa manca? Vediamo… profumo. Profuma te stessa e profuma l’ambiente; no, non
l’incenso, meglio qualcos’altro. Non stai dimenticando niente? Un po’ di musica
di sottofondo, leggera leggera, per incentivare la chiacchiera, per sciogliere
il ghiaccio (ma a quello ci penserà il vino birbantella!). Hai messo l’amaro e
il limoncello nel congelatore? Solo se li chiede lui però, non vorrai mica
sembrare un’ubriacona, hai tanti difetti ma quello dell’alcol no… e ora
guardatela, com’è bella così truccata, dieci anni in meno le dareste, non è
vero? Non fermatevi alle apparenze però, osservate piuttosto il sorriso, è stupendo
sì… raggiante quasi. Erano anni che non sorrideva così, quest’espressione di
profonda beatitudine stampata addosso. Non trovate Amici? Diteglielo anche voi…
non siate timidi, fatele i complimenti, ne ha ricevuti così pochi in vita sua…
e ora, guardatela adesso, guardatele gli occhi. Maria è viva, dopo tanto tempo
è viva, il resto non conta.
L’orologio tondo ticchetta i minuti.
La casa è
perfetta e la tavola imbandita. Maria aspetta seduta sul divano rosso. Si alza,
guarda le lancette. Si morde le unghie, la sgradevole sensazione dello smalto
in bocca. È seduta sulla sedia. Si scansa subito, rimette tutto in ordine. Il frigorifero
la guarda, il verme bianco si è rifugiato chissà dove.
Dieci minuti di ritardo.
Cammina avanti e
indietro, osserva le fotografie sulla mensola, ne sposta una, la rimette a posto,
ne guarda un’altra, la gira, passa il dito sul legno alla ricerca della
polvere, annusa l’aria, cammina un po’, si risiede sul divano, accavalla le
gambe, le allarga, le accavalla ancora, si stiracchia.
Quindici minuti di ritardo.
Non verrà. Non
verrà non verrà non verrà. Lo sguardo fisso sull’orologio, poi di corsa in bagno,
una sistemata ai capelli. Di nuovo in salotto, il frigo la guarda. Non vuole
mangiare, ha lo stomaco chiuso. Non verrà. Verrà.
Venti minuti di ritardo.
Un ticchettio.
Un altro. Una smorfia veloce. Il citofono squilla. Il cuore di Maria ha un sussulto,
sembra esplodere, adesso batte veloce. Per cinque secondi rimane ferma,
immobile, come pietrificata, solo il battito a farle compagnia.
Il citofono suona di nuovo.
Tu-tum tu-tum, geme il cuore. Cammina piano, il
braccio sinistro le formicola, il grasso del corpo sembra improvvisamente
pesante, incredibilmente pesante. Ma non si ferma. Suda, si annusa le ascelle.
Risponde.
«Sì?», biascica.
«Sono…
uh, Primo Diavolo. Sei tu Samantha?»
La voce è calda.
«Sono io. Sali. Quarto piano.»
Mantiene la
calma, o almeno ci prova. Ma il tremolio non riesce a fermarlo. Fa un respiro
profondo. Il suo amore è qui. È venuto per lei. Accosta la porta dell’ingresso,
spegne le luci, accende le candele. Jazz in sottofondo, Primo Diavolo adora il
jazz, l’ha letto su Facebook.
Aspetta aspetta
aspetta.
«È… è permesso?»
È arrivato!
«Entra…»
«Dove sei?»
«In salotto, vieni…»
Sente i passi.
Primo Diavolo è qui. Il cuore sembra sciogliersi, miliardi di pensieri le
frullano per la testa. Ad ogni pensiero dà un nome e ognuno di questi nomi è
bellissimo.
Screeek,
cigola la porta.
«Sei qui?»
Maria, nascosta
nella penombra, lo guarda. Non ha mentito, Primo Diavolo è bellissimo, proprio
come nelle foto che ha visto. Ed è suo. Lo sa, lui la amerà per quel che è. È
diverso dagli altri. E poi lei si è tinta di biondo, proprio come Samantha.
«Cos’è, un gioco? Come mai è così buio?»
«Preferisco le candele…»
Primo Diavolo
sposta lo sguardo verso la fonte della voce e la vede, Maria si alza.
«E tu chi sei?», le chiede l’uomo.
«Maria».
«Sto cercando Samantha, dov’è?»
Maria si perde
nei suoi occhi, mille cieli azzurri racchiusi nell’iride.
«Non c’è nessuna Samantha…»
In mano tiene
una bottiglia di vino e un mazzo di rose rosse. Per lei.
«Come hai detto scusa?»
«Samantha non esiste…»
La sua bocca è carnosa,
carnosa e sensuale.
«Non…»
Vorrebbe
sciogliersi adesso e fondersi con lui.
«Sono io Samantha.»
Capirà. Andrà
oltre il suo aspetto. Per la prima volta si sente bellissima, non ha più
bisogno di mentire, di fingere.
«Cosa?»
Parleranno e si
ameranno.
«Sono io ad averti contattato, siediti ora.
La cena è pronta…»
È felice.
«Tu sei… Samantha? E le foto?»
«Le rose sono per me?»
«Sei tu Samantha?»
«Sì, sono io.»
I fiori cadono a
terra, il viso di Primo Diavolo cambia, gli occhi si fanno fini, la bocca cala
in basso, fin quasi a toccare il mento, le spalle s’incurvano un po’. «Cazzo»,
dice. «Mi hai mentito.»
«No, tutto quel che ci siamo scritti, i
nostri gusti, le nostre sensazioni, è tutto vero…»
Primo Diavolo
digrigna i denti, Maria suda.
«Io… Cristo, pensavo…»
È senza parole.
«Non… non ti piaccio? Abbiamo parlato a
lungo… mi hai scritto che l’aspetto fisico non ha…»
«Tu sei… sei grassa…»
«Aspetta, siediti con me… adoriamo gli stessi
film… fermati un secondo.»
È il mondo a
crollare.
«Fermarmi?!?»
Primo Diavolo fa
un passo indietro, la bottiglia ben stretta in mano, le rose a terra. Ne
calpesta una.
«Ho preparato la cena, mi hai detto che ti
piace la cucina, ti ho fatto… ho cucinato i tuoi piatti preferiti… c’è il vino,
le candele, non vedi? C’è tutto!»
«Non ci sono io però… non ci sono. Pensavo di
trovare…»
«Di trovare…?»
«Senti, io me ne vado, facciamo finta che non
sia successo niente, okay? Non c’è problema, ma adesso esco da qui.»
Primo Diavolo fa
un altro passo indietro. Il suo amore
sta fuggendo.
«C’è tutto quel che mi hai chiesto! Non puoi
andartene! C’è tutto! Tutto! Sono stata due giorni a organizzare questo
momento, non puoi rovinarmelo!»
Maria avanza, il suo corpo è pesante, fa
fatica a trascinarlo, i piedi sono gonfi, le movenze goffe. È un mostro.
Samantha ride.
L’anima intera
cede.
«Voglio toccarti».
«Lasciami stare…»
Ora sono uno
davanti all’altra. Maria allunga il braccio.
«Troiadelcazzo! Ho detto lasciami stare!»
Gli uomini sono
tutti uguali.
Maria lo tasta,
gli occhi gonfi di lacrime, i pensieri in subbuglio.
«Non toccarmi!»
Una carezza
sola.
«LASCIAMI CICCIONA DIMMERDA!»
Tutto diventa
nero.
Primo Diavolo si
volta, le dà le spalle.
Come osa.
Lei li
mangia i maschi.
È la regina, la più bella.
L’uomo cammina
spedito verso la porta. I passi sono veloci. Poi si blocca, sentendo un gelo
improvviso poco sotto al torace, abbassa la testa. Il fiato si fa corto. Ansima
quasi. Le gambe cedono e crolla a terra.
Apre gli occhi, è legato al letto, sente
dolore.
«Ti sei svegliato».
«Cosa vuoi da me? Posso pagarti…»
«Ma io non
voglio i tuoi soldi.»
Samantha lo
guarda, sorride. Ha indosso solo un paio di calze a rete rosse, un tanga
prelibato e un reggiseno trasparente, i piedini nudi zampettano qua e là.
«Pensavo fossi diverso dagli altri, ma a
quanto pare mi sbagliavo. So io cosa vuoi. Solo io posso renderti felice.»
Primo Diavolo è
nudo. Samantha lo accarezza, la mano scende sui capezzoli, poi sul ventre,
tocca poco la ferita, le dita entrano piano, penetrando la carne viva, aperta.
Scende ancora più giù, sul pube, sfiora i peli neri.
«Ti piace?»
«Lasciami andare, ti prego…»
La mano tocca i
testicoli duri, li accarezza con passione, sale poco e stringe il cazzo,
premendo leggermente sulla cappella. È moscio.
«Fallo crescere», dice contrariata.
«Non ci riesco…»
La bocca di
Samantha si abbassa un poco. «So io cosa ti piace…»
Ora lo lecca, la
punta della lingua sfiora il pisello, poi sono le labbra ad invogliarlo.
Samantha ciuccia. Il sesso cresce, cresce nella sua bocca fin quasi a toccarle
la gola. «Bravo maialino».
Primo Diavolo
geme. Vuole farlo venire. L’uomo trema sempre di più, trema e boccheggia.
Ancora. Ha un sussulto. Lo sperma sgorga caldo inondando la bocca di Samantha.
È buono, dolce e tanto. Samantha continua a leccare, poi prende il coltello e,
con un colpo deciso, lo taglia.
Primo Diavolo, imbavagliato, piange.
«Pensavo ti piacessero questi giochini», gli
urla Samantha dalla cucina. «Sto arrivando, aspetta… ho una sorpresina per te…»
La candela si
consuma piano, cola la cera sul pavimento pulito; l’atmosfera non potrebbe
essere più romantica.
Sei bella Samantha, gli uomini ti desiderano.
«Eccomi tesoro, ti ho preparato una cosa,
guarda…», Samantha alza il coperchio, mostrando il piatto che ha cucinato con
tanto amore.
Primo Diavolo
sgrana gli occhi. Sì, la forma è inequivocabile. Samantha prende la forchetta,
il coltello e taglia. «Per te… su, mangia…»
Primo Diavolo la
prega in silenzio.
«Oh, che sciocchina, sei imbavagliato,
aspetta amore, ti aiuto io».
«…»
«Su, quante storie… assaggia dai».
Lo mangia. Ma
dopo, voi capirete, sarà per il disgusto, non solo Primo Diavolo sviene. No,
Primo Diavolo muore, forse strozzato o forse, più probabilmente, morto
dissanguato. Quindi Samantha, la principessa del sadomaso, lo slega, parecchio
contrariata dal prematuro decesso del suo partner momentaneo e lo trascina in
cucina, lasciando una discreta scia di sangue. Non se ne cura però, sa che la
sua, come chiamarla? Coinquilina?
Domani pulirà tutto, luciderà il pavimento addirittura. Con il grande coltello da
cucina e con la sega da operaio la prosperosa Samantha si mette di forza a
tagliare. Butta solo la testa, dopo averla ridotta in poltiglia con il vecchio
martello arrugginito. Adora la coscia e decide di cucinarla per prima. Il
soffritto di peperoncino, cipolla e olio frigge subito e con un pizzico di
farina la scaloppina al vino è già pronta. Il resto lo metterà nel pozzetto. Ha
sempre sognato di assaggiare carne di maschio e oggi finalmente proverà
qualcosa che in pochi hanno gustato. Ah!
Che bella cosa mangiare!
Sono giorni che Maria non pulisce casa. Non
spazza, non lucida, non stira. Il grande verme bianco che vive nel frigorifero
le parla e lei sorride ad ogni suo consiglio. La famiglia di scarafaggi, ormai
numerosa, banchetta felice ovunque. Di cibo a terra ce n’è tanto e anche il
sangue è dappertutto, perfino sul soffitto. Maria puzza, ha smesso di lavarsi
da giorni e non esce più di casa, non apre neanche le finestre, per non
contaminare l’ambiente. Rimane immobile per ore ad osservare la pioggia che
ticchetta sui vetri appannati. Adora i fulmini. Evita di accendere le luci,
preferisce le candele. Primo Diavolo è quasi finito. Ogni tanto ordina una
pizza, per non uscire di casa. Il ragazzo delle consegne è carino, lei però non
si è mai fatta vedere; lascia la porta aperta e aspetta che il giovane posi la
pizza all’ingresso, arrancando via per la puzza che proviene dall’appartamento.
Maria passa tutto il tempo davanti al
computer, quando non guarda i fulmini. Si collega a Facebook (più raramente su
Chatroulette) e scrive. In tanti rispondono ai suoi messaggi.
“Hmmm, Samantha, ho visto le tue foto prima
di andare a dormire… sei fantastica…”, le scrive Ippolito.
“Grazie amore”, risponde.
Samantha ama tutti.
“Ti vorrei prendere ora, adesso… ovunque tu
sia… vorrei fartelo sentire… strusciarmi su di te…”
Li fa delirare.
“Mi sto masturbando, sai? Mi sto masturbando
e intanto guardo le tue foto”.
La fica. È la fica che desiderano.
Nient’altro. E lei, cosa vuole?
Ha assaggiato la carne. Una carne dolce,
prelibata e succulenta. Ma Primo Diavolo è quasi finito, rimangono le parti
meno buone, quelle più difficili da preparare. Adora sgranocchiare le ossa,
passare i dentini sul bianco e spolpare la ciccia. Ora però ne vuole altra, è
una droga, un afrodisiaco potentissimo. Desidera la carne più di ogni altra
cosa, come un vampiro brama il sangue. Ecco cos’è, una vampira, una bellissima
vampira insaziabile. Gli uomini vogliono il sesso e lei può darglielo.
Si guarda allo specchio, non lo fa mai. I neonati
capelli grigi stanno invadendo il biondo e i peli sul viso sono germogliati. Il
trucco è colato e il cerone che tutti i giorni si passa sulle guance la fa
sembrare un fantasma. È colpa della carne. Senza carne non può stare. Così una
mattina, quando ormai la fame è tanta e di Primo Diavolo non rimangono che le
ossa (gentilmente offerte agli scarafaggi), Samantha si trucca e si collega su
Facebook. Marco Rossi è in linea. Milioni di uomini sono il linea. Samantha sorride,
si stiracchia, fa scrocchiare le dita e scrive, “Ciao Marco, ho voglia di te… vorrei…
vorrei mangiarti tutto. Cosa fai stasera?”
Sì, l’arte della cucina riserva sempre
piacevoli sorprese.
Il prossimo raccontino esce martedì 28 marzo...