martedì 28 febbraio 2017

LA MANGIATRICE DI UOMINI



  Questo mese sono andato un pochetto fuori tema, non me ne vogliate. Niente storie mie, del coinquilino, di Ganesh o degli amichetti che popolano la Stanza dei Bottoni. Cioè, a dirla tutta, c’avevo voglia di scrivere una roba che non c’entrasse niente con me e con le cose che mi succedono. M’è uscito fuori un racconto mezzo zozzo e un tantinello nauseante. Pure lungo. Scusate. Dalla volta prossima torno ad essere il solito Elia Mangiaboschi. Per ora vi lascio tra le braccia di Maria.

LA MANGIATRICE DI UOMINI

  Maria è grassa. Non un pochino sovrappeso. Grassa. Grassa come una vacca. Grassa e bassa. Tanto bassa. Se la guardate, Amici & Amiche, penserete, senza farlo vedere certo, che un maiale ha più portamento. Maria è goffa, brutta e triste. La tristezza, Signori, le divampa lungo il petto e le sprofonda nella gola, fino all’esofago. Maria ha un grande petto, così grande da procurarle vergogna.  «Occupa quasi tutto il letto», direbbe qualcuno. È un petto di quelli antichi, vecchi, da donnona d’altri tempi. Maria ha i capelli sfibrati, di un grigio topo assai poco elegante, e difficili da pettinare. La pelle di Maria è unta e i pori della pelle, larghi fino allo stremo, respirano poco; sembrano combattere ad essere onesti, uno accanto all’altro, battaglie di pus e germi vari. Oh sì, i bubboni di Maria sono tanti, piccoli vulcani pronti ad esplodere. Nascono sul viso, crescono sulle guance, si sviluppano sul seno e muoiono sul culo. Ah! La cellulite! La cellulite rotola a frotte, un esercito impietoso di cibo accumulato negli anni. Eppure Maria, la dolce Maria, non è vecchia. Ha venticinque anni o forse qualcosa di più, però certo, se la vedi per strada, lungo le vie della metropoli, gliene daresti quaranta, forse cinquanta, di anni. Ecco sì, cinquanta. Certo, se Maria avesse un briciolo di amor proprio si metterebbe a dieta, o forse penserebbe che il fisico non conta, che è il cervello la cosa più importante.
  «Questo lo pensano i magri».
Obesa, la potremmo definire.
Maria lavora a casa, uno di quei lavoretti miseri che puoi fare appiccicata al computer, senza stare a sbatterti troppo. Vende prodotti on-line di igiene, bellezza e cura per il corpo. Lei! Che cura per il corpo no, proprio non ne ha. D’altra parte quando Maria esce di casa fa fatica a muoversi. Guardatela su, come avanza flaccida, una gamba dietro l’altra, i passi pesanti, lo sguardo perso, gli occhi a mezz’asta, il trucco stemperato che le cola sul viso. Prova a truccarsi Maria, tenta col fard, il rossetto e un pizzico di rimmel, ma l’effetto, Signori miei, è quantomeno disgustoso. Le tremano le mani alla poverina. Quando va a fare la spesa, inghiottita dal supermercato stesso, dalle sue fauci mostruose, gli sguardi degli altri acquirenti la tramortiscono, come mille lame infilate nel cuore. Ha un grande cuore, quindi le lame sono tante. Però il piatto di pastasciutta è più forte, così continua a trascinare il carrello della spesa. Ogni giorno è la stessa storia. E’ umiliante e Maria è la regina degli umiliati. Ma lei corre pensando al cibo, saetta quasi, i mille sguardi posati sulle sue gambe, soprattutto quelli delle donne con le bocche larghe, rifatte. «Ciucciacazzi», dice a bassa voce. Ci pensa a lungo Maria al sesso di un uomo, anche se (e questo è un segreto) non ne ha mai visto uno. È vergine e sarebbe ben disposta a darsi al primo che capita. Ma gli uomini sono delle bestie, lei lo sa, però sì, la voglia è tanta. Forse lo schiaccerebbe, il pene di un maschio. A volte ci pensa, sa che alcune posizioni non fanno per lei. Si tocca di notte e ci mette un po’ a trovare la clitoride, a scovare il piacere. Ma quando arriva… quando arriva piange, perché solo la mano le provoca il pizzicorio che tanto brama. Però Amici parliamoci chiaro, chi di voi accetterebbe di portarsela al letto? Maria, che è intelligente, prova ad obiettare, sa che non tutti gli uomini sono cattivi, ma sa anche che il mondo è quello che è e che il maschio, in sostanza, pensa alla fica.
  La cucina di Maria fa schifo.
  «Lo so, prometto che pulirò, prima o poi».
Dovrebbe dare una spazzata. Forse, ma solo forse, sarebbe il caso di passare lo straccio. E casomai comprare due lampadine che fanno più luce. E aprire un po’ le finestre, ché c’è una puzza di chiuso che è una cosa incredibile.
  «Una casa di vecchi, sembra».
Ora è davanti al frigo. Il frigo è grande, giallo, con una serie di calamite comprate dai cinesi sparse qua e là. Il frigo ha un freezer e nel freezer c’è di tutto. Il frigo ha la muffa, assieme al cibo, perché Maria non pulisce da tempo. Ma la muffa le piace, la muffa la protegge, soprattutto di notte, quando dorme e sente, con il poco udito che le rimane, il frigorifero muoversi. Il frigorifero è il suo boia e il suo protettore. Il frigorifero la tenta, la segue e la chiama. Il frigorifero brama di essere aperto e ogni tanto, con il suo bzzzzzz pronunciato l’attira a sé. È amore. E paura. Col buio lo sente parlare. È lui che comanda, il vero padrone della casa.
  Davanti alla televisione, il piatto di pastasciutta fumante già mangiato, Maria rimane sveglia a lungo, a guardare i programmi di aerobica prima e i video porno dopo. Quando si addormenta, troppo stanca per raggiungere il letto, sogna e nei sogni sogna di essere magra, bionda e bella.
 
  Maria esce solo per andare a fare la spesa e, tre volte a settimana, per la passeggiata. La passeggiata è un obbligo, una cosa che si è autoimposta, sa che l’aria fa bene e che camminare è importante. Poi la sera, quando cala la notte e i fumi delle fabbriche coprono le stelle, Maria si pesa sulla bilancia e trema. Così per consolarsi tira fuori il gelato vaniglia caramello panna gusto goloso e, con l’aiuto del cucchiaio da cucina, finisce l’intera confezione. Si sbava di gelato e non si pulisce. Piange, mentre mangia. Mangia, mentre piange. Il frigorifero è sempre lì, a controllare ogni suo movimento. Vorrebbe distruggerlo ma lo ama troppo, in fondo è il suo unico vero amico. Sì, perché Maria di amici proprio non ne ha. A lei basterebbero i conoscenti, qualcuno che le telefona una volta al mese per sapere come sta, un’amica che ogni tanto la invita ad una festa, anche per pena. Un pochino di compassione le basterebbe. Ma d’altra parte come si fa? Maria è noiosa e i suoi discorsi sono noiosi. Anche i suoi genitori non la vogliono più vedere, «Siamo stufi», hanno detto un giorno, «del tuo piagnisteo continuo, reagisci». Ma come si fa a reagire quando il mondo intero ti rema contro? Quando neanche i cani ti vogliono? Quando sei sola, sempre sola? Non fai neanche pena, Maria, tu semplicemente non istighi sentimenti, neanche il compatimento istighi, forse solo un leggero ribrezzo. Ma anche il ribrezzo scompare subito, di te non si ricorda nessuno.

  Poi un giorno -o meglio una notte- cambia tutto. Te ne stai lì, accasciata sulla sedia troppo fragile, a lavorare davanti al computer, digiti i tasti velocissima, come solo tu sai fare e mangi un panino con prosciutto mortadella e mozzarella di bufala (il frigorifero approva). Non ragioni, addenti solo il panino e fai i compiti che ti sono stati assegnati. Per sbaglio (rifletterai a lungo su questo, sarà stato uno sbaglio o uno di quei gesti inconsci che cambiano il corso degli eventi?) apri Facebook, il social network per eccellenza, quello che odi. Ci sono tante foto, tanti commenti e tante persone. Ogni persona ha un profilo e ogni profilo ha una storia. Sono tutti amici, è una grande comunità di amici. Amici virtuali, è vero, ma diamine, pur sempre amici. Senza pensarci troppo crei un account, ma non metti il tuo nome, quello vero. No. Decidi di chiamarti Samantha. Non metti foto (ti vergogni) ma solo l’immagine di una coccinella e, come copertina, il paesaggio di un tramonto lontano, un tramonto di un’isola thailandese. Scrivi che lavori a casa tua e che abiti nella metropoli. Poi, nelle informazioni, inserisci un po’ di cose non del tutto vere: dici di avere vent’anni e di essere molto bella, ma soprattutto scrivi “single”. È la tua situazione sentimentale, in fondo, su questo non menti. Tra i “Mi piace” clicchi su un po’ di gruppi musicali e su un paio di film (tra questi “Via col vento”) ma poi ti fai più ardita e fai la richiesta a “Giovani ninfomani”, un gruppo chiuso con tanti maschi e poche donne. Non sai perché, ma ne hai bisogno. Dopodiché spengi il computer, mangi una fetta di pane con Nutella, ti pesi e vai a dormire, nel tuo letto con le lenzuola sfatte e puzzolenti.

  Il giorno dopo Maria esce, passeggia per strada e guarda i piccioni planare nell’aria. Si perde nello smog e combatte contro il proprio ombrello. L’ombrello, comprato dai venditori abusivi, si apre al rovescio. Adesso è zuppa e i vestiti le si appiccicano sul corpo, è il grande seno soprattutto a risultare in evidenza. Gli uomini si voltano ad osservarla, qualcuno sorride di nascosto, altri ridono apertamente. È un mondo crudele, direte voi, ma accidenti, è il nostro mondo!
  Sul tappetino di casa Maria strofina le scarpe zuppe, il tappetino ha il disegno di una casina con il tetto rosso e i topolini che escono felici dalla piccola porta di zucchero a velo. Le ricorda la casa di Hansel & Gretel e alle volte immagina di essere la strega cattiva. Si domanda, non senza vergogna, di cosa sappia la carne umana. Maria adora sperimentare in cucina.
  Apre la scatola di merendine e si posiziona davanti al computer. Ha quasi dimenticato il suo nuovo account, il profilo Facebook che ha inventato, l’intrepida Samantha. Ma il social network l’ha già inondata di mail, quindi decide di accedere alla sua pagina. Digita il nome, inserisce la password ed ecco, facile come bere un bicchier d’acqua. In molti, nell’arco di poche ore, le hanno chiesto l’amicizia, sembrano provenire tutti dal gruppo “Giovani ninfomani” di cui adesso fa parte. Alcuni, come lei, hanno foto di tramonti o di animali, altri invece hanno immagini di uomini molto muscolosi, eccessivamente muscolosi. Sono tutti bellissimi, nelle foto che hanno inserito. C’è Marco Rossi ad esempio, che ha un fisico da culturista e la passione per il tennis, o Alberto Scappi, che tra i “Mi piace” ha “Donne porche” e “Amici di letto”. Maria sa che la maggior parte di loro ha profili falsi, fake, direbbe qualcuno. Sa che dietro Marco Rossi molto probabilmente si nasconde un poveraccio che passa il suo tempo a masturbarsi. Sono finti, esseri finti in un mondo virtuale. Ma in fondo Samantha non è la stessa cosa? Maria si domanda cos’è che rende diverso il reale dal virtuale, le piace pensare a certe cose, adora perdersi. Chi può dire, al giorno d’oggi, cosa sia la realtà? Non è forse il cyberspazio una nuova frontiera? Un nuovo mondo dove le persone, gli uomini e le donne, interagiscono, finalmente perfetti, senza l’ingombro del fisico? Perché Maria lo sa, il suo corpo è sgraziato, ma quello di Samantha no. Così accetta tutte le amicizie. Sulla Home cominciano a comparire i primi post. Manolo manda una sua foto nudo, con il sesso coperto solo da una stellina rossa e la scritta “Buona serata a tutte voi” e tre persone (due donne e un uomo) cliccano “Mi piace” sulla fotografia Janet Crystal risponde “Buona sera a te” aggiungendo la faccina che fa la linguaccia; un altro tizio scrive, in un post ambiguo “Ho voglia, qualche ragazza che vuole vedermi in video chat?”. Maria è disgustata ma sente suo malgrado un lieve formicolio poco sotto la pancia. Non riesce a staccare gli occhi dallo schermo. Addenta una merendina (quelle buonissime al cioccolato & vaniglia, ricoperte da un soffice strato di panna concentrata) e clicca su “Giovani ninfomani”. E qui le cose si fanno più spinte. Le donne mostrano alcune fotografie e gli uomini abboccano scrivendo ogni sorta di sozzeria. Manola scrive “Appena torno a casa vi faccio rizzare i capelli e non solo quelli” e subito sotto valanghe di commenti. Centodue, per la precisione. Maria osserva rapita questo strano mondo. Cerca di scorgere particolari, forme e informazioni. Da due uomini rimane affascinata, hanno gusti simili ai suoi, leggono buoni libri e ascoltano bella musica. Sembrano bellissimi, così a torso nudo. E colti. Non scrivono volgarità e nei post che inviano c’è sempre un pizzico di ironia. Vorrebbe contattarli, ma ha paura a mostrarsi. Decide quindi di spengere il computer e andare a dormire, non prima però di aver scritto un piccolo messaggio ad uno dei due maschi, tale Primo Diavolo.

  La solitudine è un mostro feroce, soprattutto quando non è una tua scelta. Maria non ha nessuno e la domenica l’isolamento si sente ancora di più. Ecco, forse isolamento è la parola giusta. Una cupola di vetro che la blocca in una realtà triste. Però Amici Maria non vuole essere triste. Vorrebbe uscire, divertirsi, avere dei compagni con cui parlare. Vorrebbe fare l’amore.
  Sceglie che rimarrà a casa. Guarderà un film, leggerà un poco, accenderà la televisione, mangerà. Sceglie anche di non lavarsi, tanto, chiusa nel suo appartamento, nessuno la disturberà. C’è solo il suo frigorifero che la chiama, che la desidera. Sembra quasi muoversi e lei, come al solito, ne è attratta. Ma oggi è attratta anche da qualcos’altro. È il suo computer, con la lucina blu, a invogliarla. È stupido lo sa, ma è curiosa di vedere se Primo Diavolo ha risposto. Un’ultima volta, poi cancellerà l’account.
  Il suo diario è pieno di commenti, Marco Rossi soprattutto invade con post di ogni sorta ogni spazio della pagina. Manda un fiore e scrive “Ciao Fiore” oppure “Ti voglio bella”. Tale Grillo Sveglio invece la insulta scrivendo oscenità, però poi subito dopo inserisce un cuore. Ci sono anche una ventina di richieste. Mai tanti maschi l’avevano presa in considerazione. Accetta tutto. Poi entra alla ricerca del messaggio di Primo Diavolo. Eccolo. Non ha ancora risposto. Ci sono però altri tre messaggi. Uno è di Marco Rossi, “Vorrei vederti Samantha”. Un altro è più lungo, un tale che le scrive una bella lettera appassionata: “Samantha, vuoi essere la mia principessa? Il mio cuore è già tuo. Mi chiamo Bernardo, ho quarantacinque anni, ma ne dimostro molti di meno! ;-) , sono magro, semplice, dolce; sportivo e romantico. Sono laureato in economia e commercio e lavoro in banca. Vivo in città da tanto tempo ma adoro la campagna, il dolce sole che scende sui campi di grano. Cerco una donna sincera pronta ad accogliere il mio tenero cuore. Vorrei conoscerti. Ti desidero. Già tuo. Bernardo”. Ce n’è ancora uno, il più audace, “So che ti piacerà. Rispondi schiava”. Maria arriccia il naso, fa per cancellare i messaggi ma si blocca, il dito sul cursore del mouse. È l’indice, Signori, a ribellarsi per primo, a non eseguire i movimenti che il cervello gli ordina. È sempre l’indice a muoversi, contro la volontà di Maria, verso le foto. È ancora l’indice a cercare immagini di donne bellissime e sono gli occhi, ora alleati dell’indice, a gustare le donne seminude che si accavallano, una sull’altra, sullo schermo del computer. Infine è il cervello, ormai sottomesso al volere del corpo, a scegliere le foto più belle, quelle con la stessa ragazza e a trasformare Samantha in una bellissima donna. Bellissima e perfetta. Maria nel frattempo guarda il suo corpo muoversi e per la prima volta dopo tanto tempo un senso di euforia la coglie improvvisa. Samantha vive.

  Samantha è bella e sensuale, ha i capelli biondi e lunghi, lisci, senza doppie punte. Gli occhi dal taglio orientale penetrano chiunque la guardi. Ha la bocca rossa e non ha bisogno di rossetto perché è perfetta così com’è. Il viso è grazioso, il mento poco pronunciato, le orecchie piccole ma non troppo. Non ha rughe e la sua pelle, liscia come la seta, sembra scolpita da uno scultore provetto. Il seno è sodo, grande al punto giusto; i capezzoli, sempre turgidi, aspettano solo di essere bagnati da un cubetto di ghiaccio. Se scendiamo un poco più giù il piccolo ombelico sorride. I fianchi sono perfetti e le gambe, lunghe e snelle, non hanno bisogno di ceretta e di lametta. I suoi piedini attirerebbero chiunque.
  Sul diario di Facebook scrive un semplice “Buongiorno”.

  Maria ha i baffi, ma non vuole tagliarli, tanto ricrescono subito. Si alza dalla poltrona e corre verso il frigorifero, mangia di fretta un avanzo del giorno prima. Il frigorifero la guarda. Poi torna al computer.

  “Buongiorno cara”, “Ciao sexy Samantha”, “Sei meravigliosa”, “Hmmm”.
  “Salve a tutti!”, digita Samantha.
Il suo “Salve a tutti!”, provoca un’esplosione di “Mi piace”. L’adorano. Marco Rossi chiede “Sei tu in foto?”. Certo che è lei! Chi altro sennò. Lei è.

  Ora, Signore & Signori, quel che succede alla nostra Maria è chiaro a tutti. Lei gioca e il suo gioco la rende felice. Crea. Rimane ore incollata al computer scambiandosi messaggini in chat, cercando però di mantenere una propria integrità, una propria morale. Non è certo una di quelle… resta sveglia fino a notte fonda, battendo sui tasti con sempre più foga. Mentre scrive dimentica ogni cosa: il suo lavoro, la casa in disordine, i due scarafaggi che ha visto vicino al pane. Maria è felice, finalmente ha trovato degli amici che l’apprezzano.

  Si sveglia con il mal di testa. Vestirsi è faticoso e uscire ancora di più. Trascina il suo corpo, mentre i bambini ridono di lei. Corre a casa, in mano le poche cose che ha comprato. Si concede un gelato e poi accende il computer. Non riesce però a lavorare, vuole vedere se qualcuno le ha scritto, se Primo Diavolo si è degnato di rispondere.
  Il diario è pieno di frasi. Entra nel gruppo “Giovani ninfomani” e mette un bel cuore. Si fa guidare dalla rabbia Maria, la rabbia che nasce dagli sguardi della città. Una rabbia cattiva e crudele. In men che non si dica arrivano le risposte al suo cuore, un semplice cuore che, nel basso ventre dei maschi, provoca un’esplosione di calore. Tutti le scrivono e cliccano su “Mi piace”. La posta viene inondata. Oggi sarà più scaltra, oggi vuole lasciarsi andare.
  Giampiero le scrive in chat: “Io ti voglio”. Per un attimo non sa cosa rispondere, non sa se rispondere. Giampiero scrive: “Voglio te”. E poi, “Samantha, lasciamelo dire… sei bellissima… ci sei?”. Sì. Maria ha scelto. Si volta un’ultima volta verso il frigo. Gli scarafaggi la osservano. Maria si odia. “Ciao amore. Ci sono”, scrive.

  Da una settimana Maria non si lava, da sette giorni non tocca lo spazzolino. Quando esce, sempre più raramente, tutti si voltano dall’altra parte, tappandosi il naso.
  «Dovrei lavarmi», dice guardandosi allo specchio.
Se la vedeste ora sì che vi farebbe ribrezzo, forse sputereste, forse, come gli altri, vi voltereste dall’altra parte. Se foste amici le proporreste di tagliarsi i baffetti che le sono cresciuti sotto al naso, o di smettere di mangiare tutte quelle schifezze. Ma non siete suoi amici e non avete nessun potere sulla sua vita. E poi, in fondo, Maria non è più infastidita dalle occhiatacce. Pensate, ormai esce in vestaglia. Solo che odia le file alla cassa del supermercato.
  La casa puzza, forse più di lei. C’è polvere ovunque, sui mobili, sulla libreria, sulla scrivania. A terra, gettate con noncuranza, le cartacce delle merendine troneggiano spavalde, gustoso banchetto della famiglia di scarafaggi che si è da poco trasferita. Dal secchio dell’immondizia, quello in cucina, un tanfo di cibo andato a male inonda malefico la stanza. Se poi vi capitasse di aprire il frigorifero rimarreste a dir poco disgustati: interi piatti sono avvolti dalla muffa e il latte scaduto da quindici giorni ha creato una strana condensa nauseabonda. Se ancora vi andasse di spingervi un po’ più in là, tra i vestiti gettati sul letto e le lenzuola puzzolenti, non potreste fare a meno di osservare la quantità di sporcizia (comprese due macchie di sangue raggrumato) che inonda il pavimento.
  «Dovrei pulire».
Sì, dovresti.
  «Forse lo farò.»
Prima però dovresti pulire te stessa.
  «Dopo, adesso voglio accendere il computer».

  Samantha fa godere gli uomini. Può tutto, è mistress e piccola principessa indifesa, è feticista e perversa. Gli uomini cadono ai suoi piedi e poi li leccano. Leggete qui ad esempio, una conversazione tra lei e Peter.
  PETER: Ci sei?
  SAMANTHA: Dimmi.
  PETER: Io ti voglio!!!
  SAMANTHA: Hmmm, e come mi vuoi?
  PETER: Ti voglio tutta, voglio giocare con te… leccarti, baciarti…
  SAMANTHA: Oh sì…
  PETER: Voglio aprirti le gambe piano, con delicatezza… voglio sentirti nella mia bocca, le lingue che si strofinano. Un vortice di saliva. Sei bellissima”.

  “Ho pensato a te, appena sveglio”, le scrive Mr. Rocciadura. “Hai pensato a me?”, digita Samantha. “Sì, e mi è successa una cosa, tra le gambe…”, “E cosa?”, “Ogni volta che guardo le tue foto mi succede…”, “?”, “Sono timido”, “Non devi… mi stai eccitando, sai?”, “Veramente? Anche io sono… eccitato”, “Sì? Che bello!”, “Ti scoperei tutta...”, “Hihihihihi. Prendimi in tutte le posizioni, quelle che più ti piacciono”, “Sei una maialina”, “Lo so…”, “Fantastica. Ti… ti…”, “Sì! Cavalcami tuttaaaaaah!”, “Cosa ti piace fare?”, “Ogni cosa…”, “Hmmm, vorrei me lo leccassi”, “Sono molto brava, ti farei godere”, “Hai la webcam?”, “…”, “Andata via?”, “La webcam è rotta”.  

  Il problema della webcam deve essere risolto. Samantha lo sa, ma è ospite di questo corpo, che non è il suo, che puzza. Si guarda la fica, troppo pelosa. Corre in bagno, estrae la lametta arrugginita. Posiziona lo specchio incrostato davanti alla vagina e taglia, sfregiandosi un poco. Poi piscia e quando ha finito non tira lo sciacquone, tanto c’è già la merda a galleggiare. La merda di Maria.

  Accende la cam, ma nega l’immagine. Si collega a Chatroulette, il sito che ti mette in contatto tramite telecamera con persone di tutto il mondo, a caso.
  Maria parla con una ragazza, simpatica e benvestita. Si confida come non ha mai fatto con nessuno, parla della sua tristezza, della depressione che l’assale di notte, degli sguardi delle persone.
  «Per questo non accendi la cam?», le chiede la sua migliore amica.
  «Sì, per questo».
Ora un uomo osserva lo schermo nero, ha le brache calate e il pene in mano. Si masturba, premendo la cappella nuda contro l’obiettivo. Geme facendo su e giù. Samantha pronuncia dolci parole eccitanti, senza farsi vedere.
  «Vieni per me», sussurra alla fine.
L’uomo continua a toccarsi, il pene pulsa e poi schizza, inondando il monitor. «Fuck», dice l’uomo mostrando la mano. Poi si scollega. Samantha guarda.
 
  Ma è la chat di Facebook la cosa che più le piace.
  “Vorrei leccarti le grandi labbra e con la punta della lingua stuzzicarti la clitoride…”, “Hmmm sì, tutto quanto lo voglio”, “Dove lo vuoi?”, “Birbantello”, “…”, “Fammi giocare”, “Samantha, sei mia?”, “Sì, tua”, “Ti scoperei in mezzo alla strada”, “Davanti a tutti”, “SPORCARTI TUTTA”, “Sì, potrei ingoiarlo, mi piace da matti il suo sapore”, “Brava, ingoia ogni goccia…”
  Maria si scollega, una lacrima le nasce dagli occhi, prova a trattenere i singhiozzi ma inutilmente. È colpa di Samantha, solo sua! Si tocca in basso, è tutta bagnata. Odia Samantha, ma non può vivere senza di lei.  

  Samantha sa di essere bella, è il corpo ad essere sbagliato. Guardala in foto, maschio. Guarda come ti provoca, osservale gli occhi e perditi. Fatti trascinare in fondo. Ama Samantha.

  Finalmente Primo Diavolo le scrive. “Ciao Samantha. Ho visto le tue foto, che dire, sei tu? Se sì sono senza parole. Mi chiamo Primo Diavolo, il mio nome reale, quello che uso nella vita di tutti i giorni, non ha importanza. Qui possiamo scegliere un’altra esistenza e siamo noi, solo noi, a decidere il nostro nuovo nome di battesimo. Quindi piacere, io sono Primo Diavolo. Mi piace leggere e andare al cinema. Faccio palestra due volte a settimana, per tenere il fisico allenato. Adoro mangiare. Vivo nella metropoli da molto tempo, anche se non sono di qui. Lavoro nel cinema, ma forse l’avrai già capito. Ah, un’ultima cosa, grazie per le parole bellissime che mi hai scritto. Nessuna mi aveva mai detto (anche se virtualmente) certe cose. Felice di essere tuo amico. Scrivi. Primo Diavolo”.
  Maria quasi piange, non riesce a trattenersi. Ama leggere! E adora mangiare!
  Samantha sa cos’altro adora Primo Diavolo. Primo Diavolo adora la fica e la bocca che stringe il suo uccello.
  “Carissimo Primo Diavolo. Sono contenta tu mi abbia risposto. Anche a me piace leggere e andare al cinema. Chissà, forse ho visto qualche tuo film… quel che ti ho scritto, io lo penso. L’ho capito dal tuo profilo chi sei, tu non sei come gli altri, come quelli che mi contattano solo per un motivo, tu sei altro e questo mi aiuta. Sono egocentrica, penso solo a me stessa, vengo prima di tutti e sono competitiva. Ma con te è diverso, con te voglio essere onesta. Sentiamoci in chat quando ci sei, io sono spesso collegata, a presto. Samantha M.”
  Il cuore le batte forte, incessante, senza pause. Maria è innamorata.
 
  Lavora poco Maria ed esce ancora meno, solo il minimo indispensabile. Non pulisce casa e la famiglia di scarafaggi le tiene spesso compagnia. Ad ognuno ha dato un nome. Li guarda correre sul tavolo sporco, li osserva sgattaiolare tra i piatti verdi, le posate incrostate e i grumi di fagioli appiccicati sul coccio. Ammira le zampette che saettano frenetiche e resta estasiata -veramente estasiata- quando il gruppetto schizza giù, sul pavimento, e si diverte a fare lo slalom tra i rifiuti. Oh sì. Perché l’immondizia gettata a terra comincia ad essere veramente tanta e il secchio, da cui fuoriesce vecchiume a più colori non viene svuotato da giorni. Un tocco di carne rattrappito è la culla delle mosche e dei moscerini. Li vede nascere, vivono grazie a lei. E poi c’è il verme, l’immenso verme bianco che striscia tra i cibi andati a male. L’amico del frigo. Maria lo guarda ammaliata. Il suo appartamento è ora popolato da tanti coinquilini. Maria vorrebbe essere come loro, felice, con un unico scopo: il cibo. Vorrebbe scivolare nella bistecca, rosicchiare le ossa, saziarsi e ancora saziarsi. Vuole essere una mosca, uno scarafaggio, un verme.
  La fica le brucia, Samantha l’ha di nuovo rasata e il prurito è quasi insopportabile, i puntini rossi e i brufoli che contornano le grandi labbra la lasciano basita. Foruncoli ovunque. Si gratta strappandosi pezzi di carne.
  Passa le sue giornate davanti al computer e scrive in chat ai suoi amanti.
  «Sì. Sono la regina della rete.»
Riempie i commenti di “Hmmm”, “Ohhh”, “Sììì”, e i maschi rispondono gemendo a loro volta. Si toccano mentre le scrivono. Lei lo sa. È capace di eccitarli con le parole. Li fa venire. Chiede le foto e tutti, tutti, gliele mandano. Immagini di grandi peni rossi, scappellati, pronti, desiderabili. Samantha li vorrebbe tutti, vorrebbe la gang bang. Il sesso spremuto sulla sua bocca, sui suoi capelli, sulle sue mani. Tutti insieme. Un’unica donna, cento maschi.
  Però con Primo Diavolo è diverso, con lui parla di arte, di cinema, di sole, di mare, dei problemi della città, delle buche. Poche volte le loro chiacchierate si spingono più in là, e anche quando lo fanno la conversazione, nel suo insieme, rimane molto casta. Pura quasi. Maria non ha mai chiesto a Primo Diavolo la foto del suo sesso e Primo Diavolo non ha mai scritto porcherie. Ogni giorno si parlano su Facebook e passano ore davanti al computer e nessuno li disturba. Spesso immagina il suo amore chino sulla tastiera, i tasti digitati con attenzione, la mente concentrata solo su di lei. Ore e ore e ore seduti davanti al monitor, niente a dividerli, solo la mera fisicità.

  Il cuore, Amici, batte forte. Primo diavolo è in linea. Aspetta cinque minuti buoni prima di scrivere. Suda, le mani le tremano, gli insetti si fermano un secondo a guardarla. Il grande verme bianco la osserva e gli scarafaggi annuiscono. L’unico a non mostrare il minimo interesse è il frigorifero.
  «Sei geloso!», urla Maria guardandolo male.
Nessuno può fermarla, ormai ha deciso. Prende un bel respiro, chiude gli occhi e scrive, “Vuoi venire a casa mia?”. Il tempo sembra fermarsi, ogni cosa rallenta. Un minuto, due, tre. E poi, finalmente, Primo Diavolo risponde, “Quando?”. Maria è sicura, il suo amore non si fermerà alle apparenze, la amerà per quel che è, lui non cerca solo il sesso. Primo Diavolo è un uomo intelligente, ricco di risorse, una persona a modo. Non come quei porci che le intasano la posta. Già immagina la serata: una cenetta a lume di candela, la casa pulita, il pianoforte in sottofondo, gli sguardi che si incontrano, le lunghe conversazioni sul cinema e sui dipinti dei grandi artisti dell’ottocento, il vino sorseggiato, l’amore che sboccia, oltre l’apparenza fisica. “Domani, va bene?”. Altri minuti, la fantasia corre via, i pensieri sfuggono, la paura di un rifiuto, l’ennesimo, il più grande. “Va bene. Dammi l’indirizzo”. E Maria finalmente ride.

  Ah! Com’è bella la vita adesso! La giornata passa in fretta e gli animaletti osservano ammaliati le movenze della nostra amica. Corri Maria! Corri! Sentitela, la signorina, come fischietta felice mentre pulisce casa e lava i vetri delle finestre! Non fermarti! Il tempo vola e Primo Diavolo deve trovare tutto in ordine! Oooh! L’amore! E la stanza si riempie di odori di vaniglia e muschio bianco! Lava i piatti, butta l’immondizia, getta i rifiuti! E poi di corsa al letto. Dormi Maria dormi. Domani è la giornata più importante di tuuutta la tua vita… domani, Maria, il tuo amore sarà qui.

  Samantha aspetta nascosta in un angolo. Non vede l’ora di scoparselo. Primo Diavolo è un porco. Gli uomini vogliono una cosa, una e basta; non hanno cuore, sono solo impulsi. La donna non ha dignità, Samantha lo sa, la donna è un oggetto, un essere da sottomettere.

  Il sole sorge alto ed entrare nella vasca è un problema, ma farsi un bagno è essenziale, oggi è un giorno di festa. Si ameranno, gioiranno, parleranno, faranno l’amore. Primo Diavolo crede nel matrimonio? Vorrà dei bambini? Preferisce i maschi o le femmine? Gli piacciono i cani? E i gatti? Sarà disposto a trasferirsi da lei? O forse è meglio che sia lei a trasferirsi da lui. Lavora nel cinema, avrà una casa grande, adatta ad una famiglia. Maria ha sempre sognato di avere dei figli e un cane. Sì sì, un cane, basta con vermi e scarafaggi, vuole un animale accettato. Si metterà a dieta, se a chiederglielo sarà il suo futuro marito. Dimagrirà per lui e indosserà l’abito da sposa bianco, quello che tanto tempo fa ha visto in vetrina, quello con i fiocchi rosa. Già immagina il buffet e il pranzo della cerimonia. Lei non ha amici, quindi non inviterà nessuno, ma tutti i conoscenti del suo uomo la accoglieranno a braccia aperte, felici di farla entrare in un mondo esclusivo. Il mondo del cinema. Forse Primo Diavolo intercederà per lei, una piccola parte in un film… te lo immagini? In un film! Ci sono attrici grasse, quindi perché no… ma ora basta pensare… ascolta come cinguettano gli uccellini, le rondini sorridono e le nuvole assumono la forma del cuore. La tinta è proprio lì, basta seguire le istruzioni. Un bel biondo è quel che ci vuole. Guardatela come aspetta di vedere il colore prendere forma, com’è felice della sua nuova acconciatura… ammiratela adesso, mentre si fa la barba e, con meticolosa cura, si toglie i peli dai capezzoli con le pinzette d’argento. E poi ancora, eccola tagliarsi le unghie, strapparsele quasi e colorarsele di rosso. E in cucina, il tempo che passa, lei, abile cuoca, mentre si cimenta in ardite prove di piatti sgargianti e, piccolo segreto, un tantinello afrodisiaci. Aggiunge quindi in assoluto silenzio un po’ di peperoncino e mette a freddare il vino bianco, quello che ha comprato poco fa. È sì Amici, perché Maria è uscita e gli sguardi e le risate non l’hanno toccata, piacevolmente invisibile agli occhi dei più. E poi non ha acceso il computer, non vuole rovinare la giornata con le frasi volgari scritte da un Marco Rossi qualunque. Oggi sarà solo di Primo Diavolo. Samantha aspetterà. No, Samantha morirà. Tik tak, il tempo passa e l’ora si avvicina. Sbrigati ragazza! Balena veloce ad accendere le candele! Prepara la tavola, la tovaglia viola ricamata, il servizio buono, i calici di cristallo, i tovaglioli di stoffa; non ascoltare il tuono che proviene dal tuo stomaco, quella sottilissima paura, pensa solo alla bellezza del momento, vivi ogni attimo. Cosa manca? Vediamo… profumo. Profuma te stessa e profuma l’ambiente; no, non l’incenso, meglio qualcos’altro. Non stai dimenticando niente? Un po’ di musica di sottofondo, leggera leggera, per incentivare la chiacchiera, per sciogliere il ghiaccio (ma a quello ci penserà il vino birbantella!). Hai messo l’amaro e il limoncello nel congelatore? Solo se li chiede lui però, non vorrai mica sembrare un’ubriacona, hai tanti difetti ma quello dell’alcol no… e ora guardatela, com’è bella così truccata, dieci anni in meno le dareste, non è vero? Non fermatevi alle apparenze però, osservate piuttosto il sorriso, è stupendo sì… raggiante quasi. Erano anni che non sorrideva così, quest’espressione di profonda beatitudine stampata addosso. Non trovate Amici? Diteglielo anche voi… non siate timidi, fatele i complimenti, ne ha ricevuti così pochi in vita sua… e ora, guardatela adesso, guardatele gli occhi. Maria è viva, dopo tanto tempo è viva, il resto non conta.

  L’orologio tondo ticchetta i minuti.
La casa è perfetta e la tavola imbandita. Maria aspetta seduta sul divano rosso. Si alza, guarda le lancette. Si morde le unghie, la sgradevole sensazione dello smalto in bocca. È seduta sulla sedia. Si scansa subito, rimette tutto in ordine. Il frigorifero la guarda, il verme bianco si è rifugiato chissà dove.
  Dieci minuti di ritardo.
Cammina avanti e indietro, osserva le fotografie sulla mensola, ne sposta una, la rimette a posto, ne guarda un’altra, la gira, passa il dito sul legno alla ricerca della polvere, annusa l’aria, cammina un po’, si risiede sul divano, accavalla le gambe, le allarga, le accavalla ancora, si stiracchia.
  Quindici minuti di ritardo.
Non verrà. Non verrà non verrà non verrà. Lo sguardo fisso sull’orologio, poi di corsa in bagno, una sistemata ai capelli. Di nuovo in salotto, il frigo la guarda. Non vuole mangiare, ha lo stomaco chiuso. Non verrà. Verrà.
  Venti minuti di ritardo.
Un ticchettio. Un altro. Una smorfia veloce. Il citofono squilla. Il cuore di Maria ha un sussulto, sembra esplodere, adesso batte veloce. Per cinque secondi rimane ferma, immobile, come pietrificata, solo il battito a farle compagnia.
  Il citofono suona di nuovo.
Tu-tum tu-tum, geme il cuore. Cammina piano, il braccio sinistro le formicola, il grasso del corpo sembra improvvisamente pesante, incredibilmente pesante. Ma non si ferma. Suda, si annusa le ascelle. Risponde.
  «Sì?», biascica.
  «Sono… uh, Primo Diavolo. Sei tu Samantha?»
La voce è calda.
  «Sono io. Sali. Quarto piano.»
Mantiene la calma, o almeno ci prova. Ma il tremolio non riesce a fermarlo. Fa un respiro profondo. Il suo amore è qui. È venuto per lei. Accosta la porta dell’ingresso, spegne le luci, accende le candele. Jazz in sottofondo, Primo Diavolo adora il jazz, l’ha letto su Facebook.
Aspetta aspetta aspetta.
  «È… è permesso?»
È arrivato!
  «Entra…»
  «Dove sei?»
  «In salotto, vieni…»
Sente i passi. Primo Diavolo è qui. Il cuore sembra sciogliersi, miliardi di pensieri le frullano per la testa. Ad ogni pensiero dà un nome e ognuno di questi nomi è bellissimo.
  Screeek, cigola la porta.
  «Sei qui?»
Maria, nascosta nella penombra, lo guarda. Non ha mentito, Primo Diavolo è bellissimo, proprio come nelle foto che ha visto. Ed è suo. Lo sa, lui la amerà per quel che è. È diverso dagli altri. E poi lei si è tinta di biondo, proprio come Samantha.
  «Cos’è, un gioco? Come mai è così buio?»
  «Preferisco le candele…»
Primo Diavolo sposta lo sguardo verso la fonte della voce e la vede, Maria si alza.
  «E tu chi sei?», le chiede l’uomo.
  «Maria».
  «Sto cercando Samantha, dov’è?»
Maria si perde nei suoi occhi, mille cieli azzurri racchiusi nell’iride.
  «Non c’è nessuna Samantha…»
In mano tiene una bottiglia di vino e un mazzo di rose rosse. Per lei.
  «Come hai detto scusa?»
  «Samantha non esiste…»
La sua bocca è carnosa, carnosa e sensuale.
  «Non…»
Vorrebbe sciogliersi adesso e fondersi con lui.
  «Sono io Samantha.»
Capirà. Andrà oltre il suo aspetto. Per la prima volta si sente bellissima, non ha più bisogno di mentire, di fingere.
  «Cosa?»
Parleranno e si ameranno.
  «Sono io ad averti contattato, siediti ora. La cena è pronta…»
È felice.
  «Tu sei… Samantha? E le foto?»
  «Le rose sono per me?»
  «Sei tu Samantha?»
  «Sì, sono io.»
I fiori cadono a terra, il viso di Primo Diavolo cambia, gli occhi si fanno fini, la bocca cala in basso, fin quasi a toccare il mento, le spalle s’incurvano un po’. «Cazzo», dice. «Mi hai mentito.»
  «No, tutto quel che ci siamo scritti, i nostri gusti, le nostre sensazioni, è tutto vero…»
Primo Diavolo digrigna i denti, Maria suda.
  «Io… Cristo, pensavo…»
È senza parole.
  «Non… non ti piaccio? Abbiamo parlato a lungo… mi hai scritto che l’aspetto fisico non ha…»
  «Tu sei… sei grassa…»
  «Aspetta, siediti con me… adoriamo gli stessi film… fermati un secondo.»
È il mondo a crollare.
  «Fermarmi?!?»
Primo Diavolo fa un passo indietro, la bottiglia ben stretta in mano, le rose a terra. Ne calpesta una.
  «Ho preparato la cena, mi hai detto che ti piace la cucina, ti ho fatto… ho cucinato i tuoi piatti preferiti… c’è il vino, le candele, non vedi? C’è tutto!»
  «Non ci sono io però… non ci sono. Pensavo di trovare…»
  «Di trovare…?»
  «Senti, io me ne vado, facciamo finta che non sia successo niente, okay? Non c’è problema, ma adesso esco da qui.»
Primo Diavolo fa un altro passo indietro. Il suo  amore sta fuggendo.
  «C’è tutto quel che mi hai chiesto! Non puoi andartene! C’è tutto! Tutto! Sono stata due giorni a organizzare questo momento, non puoi rovinarmelo!»
  Maria avanza, il suo corpo è pesante, fa fatica a trascinarlo, i piedi sono gonfi, le movenze goffe. È un mostro.
  Samantha ride.
L’anima intera cede.
  «Voglio toccarti».
  «Lasciami stare…»
Ora sono uno davanti all’altra. Maria allunga il braccio.
  «Troiadelcazzo! Ho detto lasciami stare!»
Gli uomini sono tutti uguali.
Maria lo tasta, gli occhi gonfi di lacrime, i pensieri in subbuglio.
  «Non toccarmi!»
Una carezza sola.
  «LASCIAMI CICCIONA DIMMERDA!»
Tutto diventa nero.
Primo Diavolo si volta, le dà le spalle.
  Come osa.
  Lei li mangia i maschi.
  È la regina, la più bella.
L’uomo cammina spedito verso la porta. I passi sono veloci. Poi si blocca, sentendo un gelo improvviso poco sotto al torace, abbassa la testa. Il fiato si fa corto. Ansima quasi. Le gambe cedono e crolla a terra.

  Apre gli occhi, è legato al letto, sente dolore.
  «Ti sei svegliato».
  «Cosa vuoi da me? Posso pagarti…»
  «Ma io non  voglio i tuoi soldi.»
Samantha lo guarda, sorride. Ha indosso solo un paio di calze a rete rosse, un tanga prelibato e un reggiseno trasparente, i piedini nudi zampettano qua e là.
  «Pensavo fossi diverso dagli altri, ma a quanto pare mi sbagliavo. So io cosa vuoi. Solo io posso renderti felice.»
Primo Diavolo è nudo. Samantha lo accarezza, la mano scende sui capezzoli, poi sul ventre, tocca poco la ferita, le dita entrano piano, penetrando la carne viva, aperta. Scende ancora più giù, sul pube, sfiora i peli neri.
  «Ti piace?»
  «Lasciami andare, ti prego…»
La mano tocca i testicoli duri, li accarezza con passione, sale poco e stringe il cazzo, premendo leggermente sulla cappella. È moscio.
  «Fallo crescere», dice contrariata.
  «Non ci riesco…»
La bocca di Samantha si abbassa un poco. «So io cosa ti piace…»
Ora lo lecca, la punta della lingua sfiora il pisello, poi sono le labbra ad invogliarlo. Samantha ciuccia. Il sesso cresce, cresce nella sua bocca fin quasi a toccarle la gola. «Bravo maialino».
Primo Diavolo geme. Vuole farlo venire. L’uomo trema sempre di più, trema e boccheggia. Ancora. Ha un sussulto. Lo sperma sgorga caldo inondando la bocca di Samantha. È buono, dolce e tanto. Samantha continua a leccare, poi prende il coltello e, con un colpo deciso, lo taglia.

  Primo Diavolo, imbavagliato, piange.
  «Pensavo ti piacessero questi giochini», gli urla Samantha dalla cucina. «Sto arrivando, aspetta… ho una sorpresina per te…»
La candela si consuma piano, cola la cera sul pavimento pulito; l’atmosfera non potrebbe essere più romantica.
  Sei bella Samantha, gli uomini ti desiderano.
  «Eccomi tesoro, ti ho preparato una cosa, guarda…», Samantha alza il coperchio, mostrando il piatto che ha cucinato con tanto amore.
Primo Diavolo sgrana gli occhi. Sì, la forma è inequivocabile. Samantha prende la forchetta, il coltello e taglia. «Per te… su, mangia…»
Primo Diavolo la prega in silenzio.
  «Oh, che sciocchina, sei imbavagliato, aspetta amore, ti aiuto io».
  «…»
  «Su, quante storie… assaggia dai».
Lo mangia. Ma dopo, voi capirete, sarà per il disgusto, non solo Primo Diavolo sviene. No, Primo Diavolo muore, forse strozzato o forse, più probabilmente, morto dissanguato. Quindi Samantha, la principessa del sadomaso, lo slega, parecchio contrariata dal prematuro decesso del suo partner momentaneo e lo trascina in cucina, lasciando una discreta scia di sangue. Non se ne cura però, sa che la sua, come chiamarla? Coinquilina? Domani pulirà tutto, luciderà il pavimento addirittura. Con il grande coltello da cucina e con la sega da operaio la prosperosa Samantha si mette di forza a tagliare. Butta solo la testa, dopo averla ridotta in poltiglia con il vecchio martello arrugginito. Adora la coscia e decide di cucinarla per prima. Il soffritto di peperoncino, cipolla e olio frigge subito e con un pizzico di farina la scaloppina al vino è già pronta. Il resto lo metterà nel pozzetto. Ha sempre sognato di assaggiare carne di maschio e oggi finalmente proverà qualcosa che in pochi hanno gustato. Ah! Che bella cosa mangiare!    

  Sono giorni che Maria non pulisce casa. Non spazza, non lucida, non stira. Il grande verme bianco che vive nel frigorifero le parla e lei sorride ad ogni suo consiglio. La famiglia di scarafaggi, ormai numerosa, banchetta felice ovunque. Di cibo a terra ce n’è tanto e anche il sangue è dappertutto, perfino sul soffitto. Maria puzza, ha smesso di lavarsi da giorni e non esce più di casa, non apre neanche le finestre, per non contaminare l’ambiente. Rimane immobile per ore ad osservare la pioggia che ticchetta sui vetri appannati. Adora i fulmini. Evita di accendere le luci, preferisce le candele. Primo Diavolo è quasi finito. Ogni tanto ordina una pizza, per non uscire di casa. Il ragazzo delle consegne è carino, lei però non si è mai fatta vedere; lascia la porta aperta e aspetta che il giovane posi la pizza all’ingresso, arrancando via per la puzza che proviene dall’appartamento.
  Maria passa tutto il tempo davanti al computer, quando non guarda i fulmini. Si collega a Facebook (più raramente su Chatroulette) e scrive. In tanti rispondono ai suoi messaggi.
  “Hmmm, Samantha, ho visto le tue foto prima di andare a dormire… sei fantastica…”, le scrive Ippolito.
  “Grazie amore”, risponde.
  Samantha ama tutti.
  “Ti vorrei prendere ora, adesso… ovunque tu sia… vorrei fartelo sentire… strusciarmi su di te…”
  Li fa delirare.
  “Mi sto masturbando, sai? Mi sto masturbando e intanto guardo le tue foto”.
  La fica. È la fica che desiderano. Nient’altro. E lei, cosa vuole?
  Ha assaggiato la carne. Una carne dolce, prelibata e succulenta. Ma Primo Diavolo è quasi finito, rimangono le parti meno buone, quelle più difficili da preparare. Adora sgranocchiare le ossa, passare i dentini sul bianco e spolpare la ciccia. Ora però ne vuole altra, è una droga, un afrodisiaco potentissimo. Desidera la carne più di ogni altra cosa, come un vampiro brama il sangue. Ecco cos’è, una vampira, una bellissima vampira insaziabile. Gli uomini vogliono il sesso e lei può darglielo.
  Si guarda allo specchio, non lo fa mai. I neonati capelli grigi stanno invadendo il biondo e i peli sul viso sono germogliati. Il trucco è colato e il cerone che tutti i giorni si passa sulle guance la fa sembrare un fantasma. È colpa della carne. Senza carne non può stare. Così una mattina, quando ormai la fame è tanta e di Primo Diavolo non rimangono che le ossa (gentilmente offerte agli scarafaggi), Samantha si trucca e si collega su Facebook. Marco Rossi è in linea. Milioni di uomini sono il linea. Samantha sorride, si stiracchia, fa scrocchiare le dita e scrive, “Ciao Marco, ho voglia di te… vorrei… vorrei mangiarti tutto. Cosa fai stasera?”
  Sì, l’arte della cucina riserva sempre piacevoli sorprese.

Il prossimo raccontino esce martedì 28 marzo...