Salve,
mi presento: mi chiamo Freud Sigmund,
sono nato a Přìbor, Repubblica Ceca, nel lontano 1856. Alcuni di voi mi
ricorderanno per i miei scritti, tra cui: “L’interpretazione dei sogni”, “Totem
e tabù”, “Studi sull’isteria”, “Quant’è buono il Tavernello”, “Il disagio della
civiltà”, “L’avvenire di un’illusione”, “Introduzione alla psicalanlisi” e
“Sulla cocaina”, a mio avviso una delle migliori cose che ho scritto. Altri,
forse i più colti, mi ricorderanno in quanto appartenente alla setta segreta
della Stanza dei Bottoni. La Stanza dei Bottoni è, a mio avviso, un capolavoro
dell’inconscio. È nella Stanza infatti che, assieme ad alcuni colleghi, vengono
prese decisioni importantissime che influenzano la vita di Elia Mangiaboschi.
Potremmo, a torto o a ragione, definirci agenti del Super-Io. Nella Stanza dei
Bottoni decidiamo ogni cosa e ognuno di noi rappresenta parti dell’adorato.
Il suddetto, in preda ad una crisi esistenziale senza precedenti ha
preferito, per un tempo oscuro, affidare a noi la realizzazione di quelli che
vengono chiamati i racconti del martedì. Fino ad ora, per due volte di seguito,
il compito è stato portato avanti da Ganesh, il migliore di noi, ma oggi ad
affrontare l’ingrato compito sarò io, l’inventore della psicanalisi, modestamente.
GRANDE PUFFO: E’ sì, adesso fa lo
scocciato.
GIOVANNI PASCOLI: Però poi quando
abbiamo tirato a sorte.
IL CRICETO: La monetina.
GIOVANNI PASCOLI: Eh, la monetina, testa o croce.
CARL GUSTAV JUNG: Lo sai che salto ha
fatto… sempre stato fortunato, il tossico là.
MASTRO LINDO: Lasciatelo parlare. Oggi è
lunedì, ricordate cosa mi avevate promesso la settimana scorsa?
BATMAN: Infatti. Una promessa è una
promessa.
OSHO RAJNEESH: E’ tempo che tu smetta di
cercare fuori di te tutto quello che a tuo avviso potrebbe renderti felice.
Guarda in te, torna a casa.
MASTRO LINDO: Diglielo un po’. Bisogna
pulire. ‘Sto posto è un cesso. Fortuna che abbiamo i migliori prodotti in
commercio (i miei). Mastro Lindo Aromi di Pino, Mastro Lindo Fresco Limone,
Mastro Lindo Spray, Mastro Lindo Ultra e Mastro Lindo Gomma Magica.
BATMAN: Wow!
GRANDE PUFFO: Io c’ho un impegno. Con
Marx. Vero Karl?
KARL MARX: Vero. La rivoluzione puzza.
Il vero rivoluzionario non pulisce. Mai. Pulire la casa è un privilegio piccolo
borghese che non possiamo permetterci.
MASTRO LINDO: Ma l’avevate promesso!
UNA MOSCA: Io mi sono opposta fin da
subito.
KUNDALINI: …
Vorrei continuare, se possibile.
La testa di Elia, scusate, è un
turbinio, un caos.
Perdonateci dunque, ancora una volta.
Torniamo a noi.
Più volte ci siamo chiesti come, dove e perché le storie di Elia vengano
seguite con tanta passione. Come mai, persone oneste e mature come voi, si
divertano a leggere tali assurdità, infantili e spesso inutili. La risposta,
Amici & Amiche, è ignota e non sarò certo io, umile padre della
psicanalisi, a fornirla… (forse un attaccamento eccessivo all’infanzia? Un
bisogno irrazionale di rimanere giovani?) mi limiterò più semplicemente ad
analizzare quelli che potremmo definire come:
I
DODICI LUOGHI DOVE VENGONO LETTI I RACCONTI DEL MARTEDI’
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Ohhh.
PIERO ANGELA: Questo sì che è un
argomento intelligente.
GRANDE PUFFO: E’ che ha studiato lui.
Mica come me che sono nato dentro un funghetto.
Ci siamo domandati dove viene letto il Mangiaboschi. Ecco quindi una
breve lista, non avendo niente di meglio da scrivere, dei dodici luoghi dove
vengono assaporati i racconti del martedì.
IN METROPOLITANA:
È nella metropolitana che Elia ha avuto una delle sorprese più gradite
di sempre: osservare da vicino un esemplare umano che leggeva un suo racconto.
Scaltro come un gorilla obeso il Mangiaboschi si è avvicinato così tanto al
monitor del cellulare del vicino da farsi scoprire. Ha sorriso quindi con
nonchalance e si è spostato, mantenendo intatto così l’incredibile segreto che
nasconde la sua identità (segreta).
BATMAN: Un po’ come me che nessuno sa
chi sono io.
CARL GUSTAV JUNG: Tu sei Bruce Wayne, lo
sanno tutti. Cioè, anche i bambini lo sanno. C’hanno fatto i fumetti su di te.
E pure i film. E i videogiochi. E i pupazzi. E i giochi di ruolo. E le
magliette. E lo zaino per la scuola. E le merendine.
Leggere in metropolitana i racconti di Elia è un ottimo modo per passare
il tempo, per non far caso alle continue lamentele dei passeggeri, alle borse
della spesa posate sui piedi, ai ragazzini appena usciti da scuola, al tanfo
che si leva nell’aria, ai ritardi del prodigioso mezzo pubblico e alle ascelle
malandate dell’ignaro vicino.
Leggere i racconti di Elia, in questi casi, fa bene al cuore e alla
mente e rende il lettore più allegro, frizzante
quasi.
NELLA SALA D’ATTESA DEL DOTTORE:
L’intervento è vicino?
L’estrazione del dente è ormai prossima?
Manca poco all’asportazione totale del cuore?
Non c’è problema! Una buona lettura è
quel che ci vuole! Tra bambini urlanti, vecchi decrepiti e suore della
domenica, il bravo lettore ha sempre con sé una copia del buon Elia. Grazie al
Mangiaboschi, ne sono sicuro, ogni pensiero negativo cesserà e il dolore
svanirà come per magia. I racconti di Elia sono uno squisito rimedio
all’insonnia, al mal di testa, alla paralisi totale del corpo, all’infarto.
Leggere fa bene alla salute e aiuta alla vista, domandatelo al vecchio Leopardi
Giacomo, magistralmente interpretato da Elio Germano nel bel film “Il giovane
favoloso”.
GIACOMO LEOPARDI: La vita, signor Freud,
fu dura con me. Ascolti questa, la scrissi ormai tanto tempo fa: “Sempre caro
mi fu quest’ermo colle e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte
il guardo esclude”. Vede, in molti pensano che la frase si riferisse ad una
qualche impossibilità di scorgere il panorama dell’esistenza. Non è così.
Eppure la mia fu sempre una prosa semplice, chiara. C’era questa siepe, okay?
Che copriva un po’ tutto. Inoltre io ho problemi di vista, quindi non vedevo
niente. Poco. Poco o niente. Cioè, insomma, sì. C’avevo voglia di un paio di
occhiali, tutto qui.
IN FILA ALLE POSTE:
La fila alle poste è, per molti, un incubo ricorrente. Vorrei, se posso,
provare ad interpretarla qui sul monitor, con piccole immagini che ricordano il
pene maschile poco prima di contorcersi nell’atto sessuale:
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Visto?
Ogni “I” è uno di voi. Alcuni sono seduti, altri in piedi. Su ogni sedia
c’è un prototipo di persona diversa. Ognuno pensa, tutti fanno qualcosa. C’è
chi legge il giornale, chi mangia merendine scadute, chi le unghie, chi le
unghie dei piedi, chi i piedi, chi si incarta a studiare le scarpe della
vicina. C’è il padre di famiglia fermo, la donna in carriera in ritardo al
lavoro, il nonno in attesa della pensione. Certi osservano il mondo attenti,
guardinghi. La paura di essere superati sempre in evidenza, feroci come lupi in
una foresta. L’aggressività è non solo un’emozione o un comportamento, bensì è
la manifestazione di una pulsione. La pulsione è l’espressione psichica di un
bisogno che vive e si muove nell’inconscio condizionando le scelte e i
comportamenti a causa della tensione generata dalla fonte somatica di questa eccitazione.
Alle poste l’aggressività è collettiva, contagiosa, s’incancrenisce sulla pelle
delle persone. È per questo che leggere il Mangiaboschi aiuta a risolvere il
problema. Un buon Mangiaboschi rimane pur sempre un buon Mangiaboschi. Se tutti
leggessero più Mangiaboschi e meno stupidate il mondo, a mio avviso (che sono
sempre il padre della psicanalisi) sarebbe un posto migliore, senza guerre e
con le bandiere della pace appese a tutti i balconi (assieme alle teste mozzate
dei padroni e degli sgherri del Capitale, ma questo è un altro argomento).
KARL MARX: A morte il Capitale!
MICHAIL BAKUNIN: A morte i crumiri!
Servi della borghesia!
NEL BAGNO DI CASA:
È proprio in questo luogo che il Mangiaboschi pensa la maggioranza delle
sue storie: ben ancorato sulla tazza, lo sguardo concentrato, lo sforzo segnato
attorno agli occhi. Elia deve ancora superare quella che mi diverto a chiamare (tra
amici) Fase anale.
Ma veniamo a voi.
Chi non passa le ore al bagno?
Chi non legge mentre, come dire, caca?
Il bagno è quella che da molti viene definita come
La-Stanza-Più-Importante-Della-Casa. È giusto quindi darle l’adeguata rilevanza
ad un tale capolavoro dell’ingegneria casalinga. Un’intera camera creata
appositamente per i bisogni umani. Il bagno è, a mio avviso, il luogo stesso
dove la psicanalisi si concentra (assieme alla camera da letto). Io, che sono
Sigmund Freud (mica uno qualunque), vi dico: usate il bagno, rendetelo bello,
riempitelo di piante e poster e disegni. Ma soprattutto, imparate ad apprezzare
il Sacro Momento della Cacata. Il Mangiaboschi, grazie alle sue parole, vi
accompagnerà nel sublime sforzo, semplificando il gesto e anzi aiutando lo
stimolo.
CACCA: Ciao, sono Cacca.
MASTRO LINDO: Nooo! Cacca no! Stiamo
pulendo!
Leggere Elia al bagno aiuta l’organismo e stimola la diuresi.
SUL LUOGO DI LAVORO:
Il lavoro vi opprime? Il principale vi stressa? I vostri colleghi hanno
fatto baldoria la sera prima senza chiamarvi? Vi sentite inutili, esclusi e
privi di forze? Il licenziamento è ormai prossimo? Il contratto è scaduto da
tre mesi e ancora non è stato rinnovato? Vi pagano con il contagocce, una volta
ogni tre anni, e manco tutto lo stipendio? Hanno smesso di darvi i buoni pasto?
Il dirigente vi ricorda, in maniera del tutto irrazionale, vostro padre?
Abbiamo la soluzione che fa per voi!
Davanti al computer, tra un conto e
l’altro, quando nessuno può vedervi, nel silenzio del vostro ufficio
(interrotto solamente dal suono monotono del fax), cliccate sul blog di Elia (o
Diario, come lui preferisce venga chiamato), rimpicciolite un poco la schermata
e leggete. La vita si riempirà di colori e ogni cosa vi apparirà più chiara.
Splendente quasi. Se poi un giorno malauguratamente il vostro capo dovesse
scoprirvi non abbiate paura, consigliate anzi un Mangiaboschi, la promozione è
assicurata.
IN CAMERA DA LETTO:
Di notte, dopo una lunga giornata di lavoro, teneramente adagiati sul
letto, non potrete fare a meno di leggere il Racconto del Martedì, ottimo
rimedio all’insonnia, ben più utile di una dose di morfina, di un corso di yoga
o di un digiuno forzato.
IN SPIAGGIA:
Sotto un sole cocente, il mare davanti, i gabbiani che librano
nell’aria, il corpo che si scioglie, il Lettore Compulsivo non potrà non
leggere l’ultima storia di Elia, sorridendo ad ogni battuta e rischiando
gravemente di entrare a far parte della categoria degli Ustionati.
DURANTE I NOIOSI PRANZI DI FAMIGLIA:
Appoggiato sulle ginocchia al posto del fazzoletto, tra una portata e
l’altra, durante il pranzo di matrimonio del cugino di sesto grado, mentre la cravatta vi stringe e il cibo
sembra non finire mai, attorniato da decine di ragazzini in tenuta antisommossa
e animatori di settant’anni travestiti da clown inquietanti, avvolti da parentame
vario che non smette un attimo di ciancicare argomenti di scarso interesse,
leggere il Racconto del Martedì potrà distrarvi un poco, regalandovi momenti di
piacevole intimità.
A SCUOLA:
Elia, al liceo, leggeva sempre. Di nascosto, all’ultimo banco, coperto
dallo zaino rosso, prendeva un romanzo qualunque e iniziava a sfogliare le
pagine con sempre maggiore attenzione. Adorava il suono della classe, il brusio
dei compagni e le urla delle professoresse. Non di rado scriveva alcune
storielle adolescenziali.
Elia, la scuola, l’adorava.
E adorava leggere. Fate come lui,
giovani adolescenti, rifiutate le parole degli insegnanti e immergetevi in una
lettura senza dubbio più costruttiva e intellettualmente elevata.
ALL’UNIVERSITA’:
[Vedi sopra, sezione “A SCUOLA”]
MENTRE SI GUARDA INSIDE OUT, IL FILM
DELLA PIXAR
Credo che chiunque abbia visto il film e conosca le storie di Elia non
potrà non aver avuto un piccolo déjà vu notando una certa somiglianza tra Elia
e la protagonista del lungometraggio. È per questo che vi consiglio caldamente
(e in fondo sono pur sempre il padre della psicanalisi) di leggere i racconti
del martedì durante la visione del film (peraltro bellissimo, ahinoi).
AL PARCO:
I parchi sono bellissimi, inutile negarlo.
Scegliete il vostro preferito (qualunque
persona sana di mente ne ha uno), arrivateci in bicicletta, adagiate un telo
sull’erba (io adoro quelli con i motivi psichedelici), acchiappate il libro
dalla borsa (nel caso di Elia il cellulare ché su carta ancora non è uscito),
bevete un pochino d’acqua (bere acqua fa bene, noi dottori lo diciamo sempre),
e leggete. Leggete tanto, sempre e comunque. Leggere aiuta la mente e svaga. La
lettura è evasione. Finite in altri mondi, in altri universi, mano per la mano
con lo scrittore che vi rivelerà ogni cosa di lui (e dei suoi amici). Il
Mangiaboschi lo fa. Vi rivela le cose, anche le robe più intime.
È amore la lettura. Curiosità, passione. Il libro, il romanzo, il
racconto, è una macchina fantascientifica. Le parole scritte creano mondi,
condizionando la vostra mente. Si riempie di immagini, la vostra mente.
È incredibile.
Ed è bellissimo.
Finito.
Non
so, illustri pazienti, se ci sono altri posti dove leggete le storie di Elia.
Sarebbe carino scoprirlo però.
Fine dell’episodio.
GRANDE PUFFO: E’ che in verità non
c’aveva un cazzo da dire. Lo psicanalista qui, il signor Freud.
CARL GUSTAV JUNG: In generale, questa
settimana, non è che avessimo molte idee. L’alternativa era il silenzio.
KARL MARX: Lo difendi?
CARL GUSTAV JUNG: Lungi da me!
IL CRICETO: Secondo me ha tanto
insistito perché non aveva voglia di pulire la Stanza dei Bottoni.
GRANDE PUFFO: Che qua ci stiamo a
puffando un culo tanto.
MICHAIL BAKUNIN: Mica tutti. La
Kundalini là… sempre sbracata sul divano sta. Oh, non ha mosso un dito.
YOGI BHAJAN: Mica c’ha le dita. È un
serpente…
MICHAIL BAKUNIN: Però a bere eccome se
ci riesce, ‘st’alcolizzata.
BATMAN: Basta parlare… mancano ancora le
finestre. Ecco lo spray! Al volo!
MASTRO LINDO: Bravo Batman, il mio
campione!
Ignoriamo le voci di dissenso che crescono nella testa dell’adorato e
concentriamoci, per chiudere in bellezza, sull’immagine di Elia che sfuma, nel
tramonto del lunedì pomeriggio, proprio in un parco, dopo una giornata di
letture. Ammiriamolo allontanarsi, bellissimo, lungo la via dell’ignoto, verso
il tunnel dell’esistenza, accompagnato mano per la mano da Vecchiaia, la
vecchina nepalese entrata da poco nel quartier generale del cervello.
-Il tunnel, per inteso, ricorda
ovviamente la vagina femminile-
Grazie, grazie mille. Ora la Stanza dei Bottoni è pulita. Basta
manovrare il Mangiaboschi che si volta un’ultima volta a salutarvi.
«Ciao ciao», vi fa con la manina.
FINE
(questa
volta veramente).