Un mazzo di fiori?
Un vestitino a fiori?
Una lampada a fiori?
Un biglietto per le terme?
Un libro?
Due libri?
Tre libri?
Un cappello?
Una borsa?
Un poster dei tempi andati?
Una collana?
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
Ci sono! Un viaggio per due in crociera!
«E i soldi chi te li dà? Stupido umano…», mi dice Ganesh.
Cosa allora? Cosa?
IL
CRICETO: «Un bel bigliettino d’auguri? Una lettera d’amore?»
GANESH:
«È la tua creatrice in fondo… il parto fu difficile, lungo e travagliato».
IL
CRICETO: «Un dio!»
GANESH:
«A dare il Potere alla donna siamo stati noi! Eterne divinità!»
IL
CRICETO: «Assieme a Gesù bambino…»
GANESH:
«Stupido topo occidentale! La nostra furia si abbatterà su di te!»
Una televisione nuova?
Un cellulare?
Una poltrona?
Ah!
Maledetto capitalismo! Maledetta
paghetta! Maledetto stipendio! Se solo fossi povero! Se non avessi niente! Una
pagnotta sarebbe bastata!
Io
li odio i regali, pure il Natale, lo odio.
Un quaderno in pelle umana?
Uno scheletro?
Un set di coltelli da cucina?
«Cosa facciamo a tua madre quest’anno?», mi chiedeva papà disperato.
«Donatello delle Tartarughe Ninja!», rispondevo felice, «Mamma lo
adora!»
Una sedia Ikea?
Un tavolo Ikea?
Un divano Ikea?
Sconfitto mi poso davanti al computer.
Lobotomizzarmi mi servirà.
“Concentrati Mangiaboschi, concentrati”, penso.
Oh
Sacro Omino Internet, ti prego, aiutami!
Un cuscino?
La ruota di una bicicletta?
Mi accendo una sigaretta.
Domanderò su Facebook, gli amici della rete hanno sempre la giusta
risposta.
«Chiedi a noi chiedi a noi!», mi supplica Ganesh.
Mark Zuckerberg, genio bambino, tu che
vedi ogni cosa, consigliami ti prego il regalo per la madre! Solo tu puoi
aiutarmi! In fondo siamo quasi coetanei! Tu sei un genio! Io l’umile servo!
Sarei disposto a dar via una mano! Ti scongiuro!
E Facebook rispose.
«Ohhh», dice il Criceto,
«guarda…»
Sulla home mille video di animali
appaiono ad intermittenza, tra un post rivoluzionario e una ricetta culinaria
le foto di gattini, pappagallini, cani, porcellini e bestioline varie mi
sorridono ammiccanti.
CAROLINA BATTERIA: “Il mio micino
è un amooore!!!”
GENO VEFFA: “Il cagnolino che mi
ha regalato papà si chiama Fuffy, che ne pensate?”
RIVOLUZIONE ADELANTE: “Ecco a voi
Rambo, hasta siempre”.
VEGANO CONVINTO: “Il mio gatto è
vegetariano, lo trovo solo un po’ dimagrito, dite che è normale?”
E sotto diecimilaottocentonovantatre “mi
piace”.
L’animale da compagnia! Tutti adorano gli animali! Mia mamma ha sempre
voluto un gatto!
«Un gatto!», urla Ganesh.
Sarà facile! I gatti sono ovunque! Roma
è piena di gatti!
Trovo una cucciolata e il gioco è fatto.
Diamo inizio alle danze…
Preso da sano entusiasmo felino mi rollo
una sigaretta, poi digito su Google “Adozione
gattini Roma”. Decine di pagine si aprono davanti ai miei occhi.
Sorrido.
“La sua storia è come quella di
tanti gatti, si è nascosto nel motore di un’automobile ed è stato portato
lontano dalla sua mamma, si chiama Prezzemolo”.
“Regalo due mici abituati alla
lettiera”.
“Fusillo, dolce e affettuoso,
trovato abbandonato sull’autostrada con un buco sulla testa. Ora sta bene,
barcolla giusto un po’”.
«Bravo Mangiaboschi bravo! Farai del bene… salverai un gattino innocente…»,
applaude Ganesh.
Okay. Mi metto subito all’opera. Mia mamma avrà un bel micio coccolone…
Digito il primo numero di telefono.
«Uh, sì salve… ho letto l’annuncio su internet. Del gatto già... Per mia
madre… un regalo… no, non l’onomastico, di compleanno… cosa? Sì, ha un
terrazzo. Ah. Niente? Come? Non sento bene… già preso? No, non voglio un cane.
Un gatto sì… okay, arrivederci…»
È solo la prima telefonata, non
scoraggiarti.
«Pronto? L’annuncio… i gatti… centro massaggi? Tutto compreso? Massaggio
a quattro mani… delicatezza felina? No grazie… veramente. No no, non mi sento
solo…»
«Sì… il buco in testa. Adoro i gatti. Certo… mai avuti, ma non è per me.
Adozione del cuore, come no… ah, non ha più la zampa sinistra? Io… è che… un
regalo. Ma scusi…»
«Buongiorno… su internet… su internet! IN-TER-NET… il computer… ho visto
le foto… non sono suoi? E di chi? La colonia felina?»
Che cazzo è una colonia felina?
«Certo che conosco le colonie feline… ci vado tutti i giorni! Sì…
l’indirizzo okay. Aspetti che me lo appunto. Grazie mille, ciao… cioè,
arrivederci…»
LA
COLONIA FELINA
Il parco è grande, immenso. Dieci gatti mi scrutano minacciosi, uno si
avvicina. «Che dolce», dico provandolo ad accarezzare. Quello tira fuori le
unghie. Cammino piano, osservato da mille occhi grigi.
Una capanna.
Gli sguardi su di me.
«Cammina senza far rumore», sussurra Ganesh, «potrebbero attaccarti».
Busso.
Tok tok.
Ad aprirmi è una strana ragazza con dodici piercing e otto tatuaggi di gatti siamesi.
«Sì?»
«Ciao».
«Salve».
Formalità Elia.
«Ehm, buongiorno. La colonia… felina?»
«Eh, non lo vedi?»
«Effettivamente. Io vorrei una gatto…»
«ABBIAMO UNO CHE VUOLE UN GATTO!»
La ragazza mi trascina dentro, vengo
accolto da diecimila zanzare.
«Tante zanzare eh…»
«Vuoi lo spray?»
«Magari».
«Beh, qui non lo troverai mai. Noi siamo vegani e amiamo tutti gli animali. Le zanzare sono
nostre sorelle».
«Sorelle! Sorelle!», urla un ragazzo spuntato da dietro un armadio.
«Io vorrei un gattino, un cucciolo…»
Dalle gabbie le zampe dei felini
strusciano sinuose.
Croccantini
a terra.
Umido.
Il braccio sinistro si gonfia.
Grattarmi.
Affondare le unghie sulla pelle.
«Trattieniti!», dice Ganesh.
Un gatto senza occhi sbatte sulla cella.
Il braccio mi prude. L’ennesima zanzara si posa sulla carne nuda. Mi
pizzica.
«Ahi!»
La ragazza mi guarda disgustata.
Un’altra zanzara mi colpisce, poi un’altra e un’altra ancora. Una nube
nera si avventa sul mio corpo martoriato.
Ne schiaccio una. «Ops».
«Sacrilego! Cosa hai fatto?!? L’intero ecosistema del nostro pianeta
potrebbe essere stato messo in pericolo dalla tua stupida azione! Povera,
piccola zanzara!», urla la ragazza tatuata.
«Non volevo… mi spiace…»
«Asdrubale corri! Una creatura è stata assassinata!»
Asdrubale, un grosso punkabbestia con
una grande maglietta bianca sporca di sugo e la scritta “IO AMO I MICINI”, si
avventa sul cadavere. «Cosa hai fatto?», piange, «COSA HAI FATTO?!?»
«Il funerale presto! Madre Terra porterà questa piccola bestiolina nella
Valle dove Ogni Cosa è Concessa!»
«Ommm», cominciano a cantare tutti.
I gatti miagolano.
«Lasciaci soli», mi dice la ragazza. «Assassino».
LA
COLONIA FELINA N. 2
Le gabbie d’oro, le cornici d’oro, le foto di gatti sorridenti. Un bel
posticino. Anche i gatti sono belli.
Buone maniere. «Buongiorno», dico alla signora inchinandomi. «Vorrei un
gattino, per la mamma, la mia povera mamma che compie gli anni. Adoriamo i
gatti, ne abbiamo avuti tanti e adesso beh… la mia mammina è così sola che io,
suo unico figlio (l’altro è deceduto) vorrei realizzare un suo desiderio… lei
conoscerà di certo la solitudine di certi anziani, le giornate passate davanti
alla televisione, il ronzio del frigorifero. La prego, mi aiuti, renda felice
la mia dolce mammina».
La signora si scioglie, in silenzio
salta in alto, poi si riabbassa, simulando la mossa perfetta di Dragon Ball,
rotola un pochino tra le gabbie d’argento e mi indica, con il dito smielato e
paffuto, una piccola cella d’avorio. Guardo. «Che dolcezza», sorrido facendo
gli occhi a cuoricino. «Sono bellissimi». È una cucciolata di piccoli gattini
di due mesi e mezzo. «Guardi quello… ma è un amore!», miagolo. La donna mi
porge un foglio.
Le musiche dello Zecchino D’Oro in sottofondo.
«Cos’è?», chiedo.
«Il test», mi risponde lei.
«Che test?»
«Il test di compatibilità. Lo compili.»
«Ah».
Prendo il foglio, mi siedo sopra una
lettiera e leggo:
1)
Qual
è il suo colore preferito?
2)
Quando
parte per le vacanze a chi lascia il gatto?
3)
Fa
uso di droghe? (Se sì quali)
4)
Nella
sua casa quante terrazze ci sono?
5)
A
che piano abita?
6)
Cos’è
la panleucopenia?
7)
Quanti
centimetri separano il pavimento del salotto dalla tenda della finestra?
8)
Come
si cura la leucemia felina?
9)
Quante
volte al giorno deve mangiare un gatto?
10) Indichi con un numero da uno a cento la
quantità di prese elettriche presenti nel suo appartamento.
11) Ha altri animali? (Se sì quali)
12) Cos’è la clamidiosi?
13) In caso di morte del felino cosa si deve fare?
14) Dove nasconde i detersivi?
15) Promette di
rispettarlo e amarlo nella buona e nella cattiva sorte?
L’INCONTRO
A CASA
Dopo circa sette gattili visitati e otto colonie feline finalmente
riesco a trovare il gatto adatto (ma soprattutto chi è disposto a cedermelo).
Ma prima, Gattari & Gattare, devo superare il terribile INCONTRO A CASA.
Conoscendo ormai il magico mondo dei gatti ho costretto mio padre a
pulire tutto, a staccare le tende e soprattutto a portare via mia madre; così,
quando bussano alla porta, sono completamente solo.
«Buongiorno».
«Salve… lei è il signor… Mangiaboschi?»
«Sì sono io…»
«Che bel cognome che ha, è suo?»
«Della famiglia, credo.»
«Bene, come lei saprà questo è un colloquio di pre-affido, siamo molto
scrupolosi noialtri. Pensi, un giorno, saranno stati due anni fa, ho visitato
una casa. Una giovane coppia voleva un gatto. Lei non può neanche lontanamente
immaginare cosa ho trovato in quell’appartamento! Signora mia… una cosa
disdicevole! Glielo giuro! Il povero gattino, affidato alle cure di quei due… ahhh… sarebbe morto nell’arco di due
giorni! Morto! I gatti mangiano la polvere! E lì, oh mio Dio, ce n’era così
tanta. Dov’è la cucina?»
«Di là, se vuole seguirmi…»
«Mangiaboschi, lei mi sembra un bel tipetto. Ama i gatti?»
«Più di ogni altra cosa al mondo. Sono tutto per me.»
«Ne ha mai avuto uno?»
Pensa Elia, prima di parlare pensa.
«No… cioè, sì. Da piccolo».
«Pinza».
«Cosa?»
«Mi passi una pinza!»
«Un attimino… vado a prenderla…»
«Mangiaboschi. Io ho sei gatti a casa. Li amo tutti. Vuole sterilizzare
il suo gatto?»
Maledizione, cosa devo rispondere?
Ganesh, aiutami tu!
«Le due opzioni, che per semplicità chiamerò A e B potrebbero, in
entrambi i casi, risultare errate. Se infatti tu rispondessi ‘Sì’ la tua
affermazione potrebbe sembrare inumana, poco convenzionale, anticattolica
addirittura, priveresti al tuo futuro gatto la possibilità della santa
procreazione e così facendo, in un
futuro remoto, l’intera razza felina potrebbe estinguersi. Ma se tu rispondessi
di no potresti essere criticato, perché dieci gattini neonati, a casa, i tuoi
genitori non saprebbero dove tenerli. In fin dei conti quindi non so, mio caro,
come aiutarti».
«Sì!», dico di getto.
«Bene, fai bene. bisogna sempre
sterilizzare gli animali».
Fiuuu.
«Lo penso anche io, Signora del Controllo…»
La donna ronza per la casa, prende
misure, conta i passi, balla sulle punte. «E la lettiera? Dove verrebbe
posizionata?»
«Ecco vede, qui…»
«Perfetto».
«Vuole un caffè? Un dolcetto? Un pezzo di cioccolato? Un croccantino?
Deve essere stanca. Vorrei aiutarla, farla sentire meglio… che ne dice?»
«No grazie… ma questo…! Cos’è?»
«Il terrazzo. È bello…»
«Lei è un pazzo Mangiaboschi! Un folle! Non c’è la rete di protezione!
Il cucciolo morirà sicuramente!»
«No! Chiuderemo le finestre! Ci barricheremo in casa! La prego! Userò il
silicone sigillante!»
«E queste spine? Lo sa che i gattini mettono le zampine nelle prese di
corrente? LO SA?!?»
«Toglieremo la luce dall’appartamento! Ma che dico! Da tutto il palazzo!
Ma che dico! Dal quartiere intero! Magliana sprofonderà nell’oscurità e il
gatto finalmente regnerà nella notte!»
«Mi spiace Mangiaboschi ma sono costretta a rifiutare la sua proposta.
La casa non è adatta».
«La supplico Signora del Controllo! Sono disposto a pagarla! In natura
anche!»
«Addio Mangiaboschi. Il gatto prima di tutto».
Dopo aver fallito miseramente con i gattili e le case dei gatti mi
rivolgo a chi di gatti ne sa più di tutti:
LA
GATTARA
È una notte buia, pedalo senza fermarmi. L’appuntamento è stato fissato
per mezzanotte in una stradina nera, incatramata. Lego la bici con il doppio
lucchetto e cammino piano, quasi timoroso. Un gufo echeggia in lontananza. Tra
i cunicoli, nascosti agli occhi dei più, i tossici banchettano con abbondanti
dosi di eroina. Mi guardo intorno, il cuore pulsa sempre più forte. Dal vicolo
più buio una vocina stridula sembra chiamarmi. Non l’ascolto, solo il
martellare del cuore ad accompagnare i miei passi. L’aria è fetida, rossa
quasi. I muri incrostati di sangue sembrano inghiottirmi, come la pancia gonfia
del mostro senza testa.
Sudo.
Di nuovo sento una voce pronunciare il
mio nome. È bassa e cavernosa. «Eliaaa», biascica, «Eliaaa».
Che sia lei?
Non oso fermarmi, il timore di essere
seguito.
Centinaia di occhi gialli mi fissano. Il
miagolio sempre più forte.
«Eliaaa».
Il vento si alza forte, trascinando il
mio nome oltre le pareti, nel buio della notte.
Una mano mi afferra. È magra, scheletrica e le dita ricordano lunghe
canne di bambù. Le unghie sono rotte, spezzate, nere.
Mi volto, il cuore in gola.
«Sei tu Elia?»
La vecchia vestita di stracci mi guarda
nascosta.
È magra e indossa una coperta rossa,
bucata, puzzolente.
Trema.
I capelli spezzati le cadono copiosi
sulle spalle curve. Tiene in braccio un gatto nero. E mi guarda.
Ha un solo occhio, l’altro è andato perduto chissà dove e al suo posto
un grande cratere nero troneggia impavido.
«Sono io», rispondo.
«Io sono La Gattara…».
Un fulmine squarcia il cielo, mille
miagolii s’innalzano alti.
«Piacere… Elia…»
«So chi sei, me lo hanno detto loro», mi dice la vecchia con voce fine e
roca.
I gatti mi guardano.
«Seguimi».
La seguo, o meglio, seguo la carovana di
mici che le corrono dietro.
«Il gatto da sempre è considerato un animale mistico», comincia, «in
possesso di facoltà che sfuggono al controllo umano. Il gatto può raggiungere
luoghi lontanissimi, solo grazie al pensiero. Viaggi psichici Elia. Ne hai mai
sentito parlare?»
«Tipo Castaneda?», provo a dire, per darmi un tono.
«Bravissimo, ma senza l’uso di sostanze psicotrope. Il felino è una
figura emblematica, misteriosa, divina, soprannaturale. Venerata dagli antichi
egizi. Racchiude il lato istintivo della Natura, criptico e segreto. Manifestazione
terrena di Bastet, la dea della salute e divinità protettrice della fertilità,
della maternità e delle abbondanti gioie terrene. È un animale empatico Elia,
capta le energie negative dell’ambiente e le canalizza su di sé. Conosce i
segreti del benessere e dell’armonia. Ha un udito incredibile, un olfatto
sopraffino, una vista perfetta, che funziona anche al buio. Il gatto vede una
realtà molto più ampia di quella che scrutiamo noi umani. Per questa ragione in
passato c’era chi lo considerava un dio e chi invece lo riteneva diabolico,
come nel Medioevo».
La
vecchia si ferma. «Ecco, siamo arrivati», mi dice indicando una porta. «Entra».
La
casa è un piccolo scantinato umido. I muri sono neri e ammuffiti. La luce è
tenue, spettrale. Sulle pareti sono attaccate foto di gatti di tutte le razze. Una
grande pentola incrostata è posata sulla macchina del gas. Fuma.
«Questi sono i miei figli».
I gatti sono ovunque, dappertutto,
saranno almeno sessanta e si arrampicano sul divano sgualcito, sul letto
sudicio e sulla libreria esoterica. La vecchia si avvicina. «Ne vuoi uno?», mi
dice.
«Sì».
«Scappa!», urla Ganesh.
Ma io sono ipnotizzato.
«Vorrei toccarli tutti», dico ormai perso.
«I cuccioli arriveranno Elia. Devi solo aver pazienza.»
«Pazienza».
«Dì un po’, che scatolette usi?»
«Eh?»
«Le scatolette, quali usi?»
«Non… non lo so.»
«Cosa?»
«Non so che scatolette userò. Il gatto non ce l’ho ancora».
«Credi forse che sia un oggetto?»
«Macché, è… una divinità ecco. Come Don Juan. È tipo l’animale guida
insomma. Io credo nel… nel micio. Bello micio, vieni qui su…»
Ma i gatti tirano fuori le unghie.
«Non ti vogliono!», grida la vecchia. «Vai via!»
«La prego no, è un regalo per la mamma…»
«Un regalo? I gatti non si regalano! Sono loro a scegliere te! Bastet,
attacca!»
I felini mi saltano addosso, corro via,
chiudendomi la porta alle spalle.
Nella
notte, galoppando più veloce della luce, la risata della Gattara echeggia nel
buio.
Okay.
Sono
nella merda.
Il compleanno di mia mamma è domani ed
io sono senza regalo.
Cammino
disperato sulla strada.
«Alla fine», mi dice Ganesh, «vai al centro commerciale, quello con le cupole,
compri una tuta e il gioco è fatto».
Mi
accendo una sigaretta, lo sguardo basso, afflitto.
Ho fallito.
Madre, potrai mai perdonarmi?
Poi
lo sento…
È
un miagolio leggero, impaurito.
Da dove viene?
Cammino
basso, strusciando le ginocchia.
«Micio micio», sussurro.
E in fondo, nel secchio dell’immondizia
della raccolta indifferenziata, trovo quel che cerco. Ci guardiamo per un
secondo, sembra sorridermi. Lo prendo tra i rifiuti, è sporco da far schifo e
pieno di pulci. Mi lecca. Ha la lingua ruvida. Il cuore, giuro, si scioglie. Con
le zampine anteriori mi stringe il braccio (una pulce salta su di me). Miagola.
Mi
guardo intorno.
«Li abbandonano ‘sti stronzi», mi dice uno spazzino dell’AMA. «Li
buttano nei secchi».
Ci
sorridiamo a vicenda.
Ci
baciamo.
Finalmente ti ho trovato. KarlMarx, il
gatto della mamma.
Molto molto bello, completo di lezione magistrale esperta. :-) Si fa leggere malgrado tutto: la fretta, il passarci per caso. Elia Mangiaboshi prevedo per tanti lettori il radioso futuro di leggerti :-)
RispondiElimina(Mollie Miles alias Violet folgorata alias (altri trecento nomi) ma sopratutto Master & commander di Òphiere)
grazie!
Eliminala tua vena comica qui funziona bravo, certo il gatto don juan trickster mi mancava ehehe
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