martedì 14 ottobre 2014

GATTI



  Un mazzo di fiori?
  Un vestitino a fiori?
  Una lampada a fiori?
  Un biglietto per le terme?
  Un libro?
  Due libri?
  Tre libri?
  Un cappello?
  Una borsa?
  Un poster dei tempi andati?
  Una collana?
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
No.
  Ci sono! Un viaggio per due in crociera!
  «E i soldi chi te li dà? Stupido umano…», mi dice Ganesh.
Cosa allora? Cosa?
  IL CRICETO: «Un bel bigliettino d’auguri? Una lettera d’amore?»
  GANESH: «È la tua creatrice in fondo… il parto fu difficile, lungo e travagliato».
  IL CRICETO: «Un dio!»
  GANESH: «A dare il Potere alla donna siamo stati noi! Eterne divinità!»
  IL CRICETO: «Assieme a Gesù bambino…»
  GANESH: «Stupido topo occidentale! La nostra furia si abbatterà su di te!»
  Una televisione nuova?
  Un cellulare?
  Una poltrona?
Ah!
Maledetto capitalismo! Maledetta paghetta! Maledetto stipendio! Se solo fossi povero! Se non avessi niente! Una pagnotta sarebbe bastata!
  Io li odio i regali, pure il Natale, lo odio.
  Un quaderno in pelle umana?
  Uno scheletro?
  Un set di coltelli da cucina?
  «Cosa facciamo a tua madre quest’anno?», mi chiedeva papà disperato.
  «Donatello delle Tartarughe Ninja!», rispondevo felice, «Mamma lo adora!»
  Una sedia Ikea?
  Un tavolo Ikea?
  Un divano Ikea?
Sconfitto mi poso davanti al computer. Lobotomizzarmi mi servirà.
  “Concentrati Mangiaboschi, concentrati”, penso.
Oh Sacro Omino Internet, ti prego, aiutami!
  Un cuscino?
  La ruota di una bicicletta?
Mi accendo una sigaretta.
  Domanderò su Facebook, gli amici della rete hanno sempre la giusta risposta.
  «Chiedi a noi chiedi a noi!», mi supplica Ganesh.
Mark Zuckerberg, genio bambino, tu che vedi ogni cosa, consigliami ti prego il regalo per la madre! Solo tu puoi aiutarmi! In fondo siamo quasi coetanei! Tu sei un genio! Io l’umile servo! Sarei disposto a dar via una mano! Ti scongiuro!
  E Facebook rispose.
  «Ohhh», dice il Criceto, «guarda…»
Sulla home mille video di animali appaiono ad intermittenza, tra un post rivoluzionario e una ricetta culinaria le foto di gattini, pappagallini, cani, porcellini e bestioline varie mi sorridono ammiccanti.
  CAROLINA BATTERIA: “Il mio micino è un amooore!!!
  GENO VEFFA: “Il cagnolino che mi ha regalato papà si chiama Fuffy, che ne pensate?
  RIVOLUZIONE ADELANTE: “Ecco a voi Rambo, hasta siempre”.
  VEGANO CONVINTO: “Il mio gatto è vegetariano, lo trovo solo un po’ dimagrito, dite che è normale?
E sotto diecimilaottocentonovantatre “mi piace”.
  L’animale da compagnia! Tutti adorano gli animali! Mia mamma ha sempre voluto un gatto!
  «Un gatto!», urla Ganesh.
Sarà facile! I gatti sono ovunque! Roma è piena di gatti!
Trovo una cucciolata e il gioco è fatto.
  Diamo inizio alle danze…
Preso da sano entusiasmo felino mi rollo una sigaretta, poi digito su Google “Adozione gattini Roma”. Decine di pagine si aprono davanti ai miei occhi.
  Sorrido.
  La sua storia è come quella di tanti gatti, si è nascosto nel motore di un’automobile ed è stato portato lontano dalla sua mamma, si chiama Prezzemolo”.
  Regalo due mici abituati alla lettiera”.
  Fusillo, dolce e affettuoso, trovato abbandonato sull’autostrada con un buco sulla testa. Ora sta bene, barcolla giusto un po’”.
  «Bravo Mangiaboschi bravo! Farai del bene… salverai un gattino innocente…», applaude Ganesh.
  Okay. Mi metto subito all’opera. Mia mamma avrà un bel micio coccolone…
  Digito il primo numero di telefono.
  «Uh, sì salve… ho letto l’annuncio su internet. Del gatto già... Per mia madre… un regalo… no, non l’onomastico, di compleanno… cosa? Sì, ha un terrazzo. Ah. Niente? Come? Non sento bene… già preso? No, non voglio un cane. Un gatto sì… okay, arrivederci…»
È solo la prima telefonata, non scoraggiarti.
  «Pronto? L’annuncio… i gatti… centro massaggi? Tutto compreso? Massaggio a quattro mani… delicatezza felina? No grazie… veramente. No no, non mi sento solo…»
  «Sì… il buco in testa. Adoro i gatti. Certo… mai avuti, ma non è per me. Adozione del cuore, come no… ah, non ha più la zampa sinistra? Io… è che… un regalo. Ma scusi…»
  «Buongiorno… su internet… su internet! IN-TER-NET… il computer… ho visto le foto… non sono suoi? E di chi? La colonia felina?»
Che cazzo è una colonia felina?
  «Certo che conosco le colonie feline… ci vado tutti i giorni! Sì… l’indirizzo okay. Aspetti che me lo appunto. Grazie mille, ciao… cioè, arrivederci…»

LA COLONIA FELINA
  Il parco è grande, immenso. Dieci gatti mi scrutano minacciosi, uno si avvicina. «Che dolce», dico provandolo ad accarezzare. Quello tira fuori le unghie. Cammino piano, osservato da mille occhi grigi.
  Una capanna.
Gli sguardi su di me.
  «Cammina senza far rumore», sussurra Ganesh, «potrebbero attaccarti».
  Busso.
  Tok tok.
Ad aprirmi è una strana ragazza con dodici piercing e otto tatuaggi di gatti siamesi.
  «Sì?»
  «Ciao».
  «Salve».
Formalità Elia.
  «Ehm, buongiorno. La colonia… felina?»
  «Eh, non lo vedi?»
  «Effettivamente. Io vorrei una gatto…»
  «ABBIAMO UNO CHE VUOLE UN GATTO!»
La ragazza mi trascina dentro, vengo accolto da diecimila zanzare.
  «Tante zanzare eh…»
  «Vuoi lo spray?»
  «Magari».
  «Beh, qui non lo troverai mai. Noi siamo vegani e amiamo tutti gli animali. Le zanzare sono nostre sorelle».
  «Sorelle! Sorelle!», urla un ragazzo spuntato da dietro un armadio.
  «Io vorrei un gattino, un cucciolo…»
Dalle gabbie le zampe dei felini strusciano sinuose.
  Croccantini a terra.
  Umido.
Il braccio sinistro si gonfia.
Grattarmi.
Affondare le unghie sulla pelle.
  «Trattieniti!», dice Ganesh.
Un gatto senza occhi sbatte sulla cella.
  Il braccio mi prude. L’ennesima zanzara si posa sulla carne nuda. Mi pizzica.
  «Ahi!»
La ragazza mi guarda disgustata.
  Un’altra zanzara mi colpisce, poi un’altra e un’altra ancora. Una nube nera si avventa sul mio corpo martoriato.
  Ne schiaccio una. «Ops».
  «Sacrilego! Cosa hai fatto?!? L’intero ecosistema del nostro pianeta potrebbe essere stato messo in pericolo dalla tua stupida azione! Povera, piccola zanzara!», urla la ragazza tatuata.
  «Non volevo… mi spiace…»
  «Asdrubale corri! Una creatura è stata assassinata!»
Asdrubale, un grosso punkabbestia con una grande maglietta bianca sporca di sugo e la scritta “IO AMO I MICINI”, si avventa sul cadavere. «Cosa hai fatto?», piange, «COSA HAI FATTO?!?»
  «Il funerale presto! Madre Terra porterà questa piccola bestiolina nella Valle dove Ogni Cosa è Concessa!»
  «Ommm», cominciano a cantare tutti.
I gatti miagolano.
  «Lasciaci soli», mi dice la ragazza. «Assassino».

LA COLONIA FELINA N. 2
  Le gabbie d’oro, le cornici d’oro, le foto di gatti sorridenti. Un bel posticino. Anche i gatti sono belli.
  Buone maniere. «Buongiorno», dico alla signora inchinandomi. «Vorrei un gattino, per la mamma, la mia povera mamma che compie gli anni. Adoriamo i gatti, ne abbiamo avuti tanti e adesso beh… la mia mammina è così sola che io, suo unico figlio (l’altro è deceduto) vorrei realizzare un suo desiderio… lei conoscerà di certo la solitudine di certi anziani, le giornate passate davanti alla televisione, il ronzio del frigorifero. La prego, mi aiuti, renda felice la mia dolce mammina».
La signora si scioglie, in silenzio salta in alto, poi si riabbassa, simulando la mossa perfetta di Dragon Ball, rotola un pochino tra le gabbie d’argento e mi indica, con il dito smielato e paffuto, una piccola cella d’avorio. Guardo. «Che dolcezza», sorrido facendo gli occhi a cuoricino. «Sono bellissimi». È una cucciolata di piccoli gattini di due mesi e mezzo. «Guardi quello… ma è un amore!», miagolo. La donna mi porge un foglio.
  Le musiche dello Zecchino D’Oro in sottofondo.
  «Cos’è?», chiedo.
  «Il test», mi risponde lei.
  «Che test?»
  «Il test di compatibilità. Lo compili.»
  «Ah».
Prendo il foglio, mi siedo sopra una lettiera e leggo:
1)      Qual è il suo colore preferito?
2)      Quando parte per le vacanze a chi lascia il gatto?
3)      Fa uso di droghe? (Se sì quali)
4)      Nella sua casa quante terrazze ci sono?
5)      A che piano abita?
6)      Cos’è la panleucopenia?
7)      Quanti centimetri separano il pavimento del salotto dalla tenda della finestra?
8)      Come si cura la leucemia felina?
9)      Quante volte al giorno deve mangiare un gatto?
10)   Indichi con un numero da uno a cento la quantità di prese elettriche presenti nel suo appartamento.
11)   Ha altri animali? (Se sì quali)
12)   Cos’è la clamidiosi?
13)   In caso di morte del felino cosa si deve fare?
14)   Dove nasconde i detersivi?
15)  Promette di rispettarlo e amarlo nella buona e nella cattiva sorte?

L’INCONTRO A CASA
  Dopo circa sette gattili visitati e otto colonie feline finalmente riesco a trovare il gatto adatto (ma soprattutto chi è disposto a cedermelo). Ma prima, Gattari & Gattare, devo superare il terribile INCONTRO A CASA.
  Conoscendo ormai il magico mondo dei gatti ho costretto mio padre a pulire tutto, a staccare le tende e soprattutto a portare via mia madre; così, quando bussano alla porta, sono completamente solo.
  «Buongiorno».
  «Salve… lei è il signor… Mangiaboschi?»
  «Sì sono io…»
  «Che bel cognome che ha, è suo?»
  «Della famiglia, credo.»
  «Bene, come lei saprà questo è un colloquio di pre-affido, siamo molto scrupolosi noialtri. Pensi, un giorno, saranno stati due anni fa, ho visitato una casa. Una giovane coppia voleva un gatto. Lei non può neanche lontanamente immaginare cosa ho trovato in quell’appartamento! Signora mia… una cosa disdicevole! Glielo giuro! Il povero gattino, affidato alle cure di quei due… ahhh… sarebbe morto nell’arco di due giorni! Morto! I gatti mangiano la polvere! E lì, oh mio Dio, ce n’era così tanta. Dov’è la cucina?»
  «Di là, se vuole seguirmi…»
  «Mangiaboschi, lei mi sembra un bel tipetto. Ama i gatti?»
  «Più di ogni altra cosa al mondo. Sono tutto per me.»
  «Ne ha mai avuto uno?»
Pensa Elia, prima di parlare pensa.
  «No… cioè, sì. Da piccolo».
  «Pinza».
  «Cosa?»
  «Mi passi una pinza!»
  «Un attimino… vado a prenderla…»
  «Mangiaboschi. Io ho sei gatti a casa. Li amo tutti. Vuole sterilizzare il suo gatto?»
Maledizione, cosa devo rispondere? Ganesh, aiutami tu!
  «Le due opzioni, che per semplicità chiamerò A e B potrebbero, in entrambi i casi, risultare errate. Se infatti tu rispondessi ‘Sì’ la tua affermazione potrebbe sembrare inumana, poco convenzionale, anticattolica addirittura, priveresti al tuo futuro gatto la possibilità della santa procreazione  e così facendo, in un futuro remoto, l’intera razza felina potrebbe estinguersi. Ma se tu rispondessi di no potresti essere criticato, perché dieci gattini neonati, a casa, i tuoi genitori non saprebbero dove tenerli. In fin dei conti quindi non so, mio caro, come aiutarti».
  «Sì!», dico di getto.
  «Bene, fai bene. bisogna sempre sterilizzare gli animali».
Fiuuu.
  «Lo penso anche io, Signora del Controllo…»
La donna ronza per la casa, prende misure, conta i passi, balla sulle punte. «E la lettiera? Dove verrebbe posizionata?»
  «Ecco vede, qui…»
  «Perfetto».
  «Vuole un caffè? Un dolcetto? Un pezzo di cioccolato? Un croccantino? Deve essere stanca. Vorrei aiutarla, farla sentire meglio… che ne dice?»
  «No grazie… ma questo…! Cos’è?»
  «Il terrazzo. È bello…»
  «Lei è un pazzo Mangiaboschi! Un folle! Non c’è la rete di protezione! Il cucciolo morirà sicuramente!»
  «No! Chiuderemo le finestre! Ci barricheremo in casa! La prego! Userò il silicone sigillante!»
  «E queste spine? Lo sa che i gattini mettono le zampine nelle prese di corrente? LO SA?!?»
  «Toglieremo la luce dall’appartamento! Ma che dico! Da tutto il palazzo! Ma che dico! Dal quartiere intero! Magliana sprofonderà nell’oscurità e il gatto finalmente regnerà nella notte!»
  «Mi spiace Mangiaboschi ma sono costretta a rifiutare la sua proposta. La casa non è adatta».
  «La supplico Signora del Controllo! Sono disposto a pagarla! In natura anche!»
  «Addio Mangiaboschi. Il gatto prima di tutto».

  Dopo aver fallito miseramente con i gattili e le case dei gatti mi rivolgo a chi di gatti ne sa più di tutti:
LA GATTARA
  È una notte buia, pedalo senza fermarmi. L’appuntamento è stato fissato per mezzanotte in una stradina nera, incatramata. Lego la bici con il doppio lucchetto e cammino piano, quasi timoroso. Un gufo echeggia in lontananza. Tra i cunicoli, nascosti agli occhi dei più, i tossici banchettano con abbondanti dosi di eroina. Mi guardo intorno, il cuore pulsa sempre più forte. Dal vicolo più buio una vocina stridula sembra chiamarmi. Non l’ascolto, solo il martellare del cuore ad accompagnare i miei passi. L’aria è fetida, rossa quasi. I muri incrostati di sangue sembrano inghiottirmi, come la pancia gonfia del mostro senza testa.
  Sudo.
Di nuovo sento una voce pronunciare il mio nome. È bassa e cavernosa. «Eliaaa», biascica, «Eliaaa».
  Che sia lei?
Non oso fermarmi, il timore di essere seguito.
Centinaia di occhi gialli mi fissano. Il miagolio sempre più forte.
  «Eliaaa».
Il vento si alza forte, trascinando il mio nome oltre le pareti, nel buio della notte.
  Una mano mi afferra. È magra, scheletrica e le dita ricordano lunghe canne di bambù. Le unghie sono rotte, spezzate, nere.
  Mi volto, il cuore in gola.
  «Sei tu Elia?»
La vecchia vestita di stracci mi guarda nascosta.
È magra e indossa una coperta rossa, bucata, puzzolente.
  Trema.
I capelli spezzati le cadono copiosi sulle spalle curve. Tiene in braccio un gatto nero. E mi guarda.
  Ha un solo occhio, l’altro è andato perduto chissà dove e al suo posto un grande cratere nero troneggia impavido.
  «Sono io», rispondo.
  «Io sono La Gattara…».
Un fulmine squarcia il cielo, mille miagolii s’innalzano alti.
  «Piacere… Elia…»
  «So chi sei, me lo hanno detto loro», mi dice la vecchia con voce fine e roca.
  I gatti mi guardano.
  «Seguimi».
La seguo, o meglio, seguo la carovana di mici che le corrono dietro.
  «Il gatto da sempre è considerato un animale mistico», comincia, «in possesso di facoltà che sfuggono al controllo umano. Il gatto può raggiungere luoghi lontanissimi, solo grazie al pensiero. Viaggi psichici Elia. Ne hai mai sentito parlare?»
  «Tipo Castaneda?», provo a dire, per darmi un tono.
  «Bravissimo, ma senza l’uso di sostanze psicotrope. Il felino è una figura emblematica, misteriosa, divina, soprannaturale. Venerata dagli antichi egizi. Racchiude il lato istintivo della Natura, criptico e segreto. Manifestazione terrena di Bastet, la dea della salute e divinità protettrice della fertilità, della maternità e delle abbondanti gioie terrene. È un animale empatico Elia, capta le energie negative dell’ambiente e le canalizza su di sé. Conosce i segreti del benessere e dell’armonia. Ha un udito incredibile, un olfatto sopraffino, una vista perfetta, che funziona anche al buio. Il gatto vede una realtà molto più ampia di quella che scrutiamo noi umani. Per questa ragione in passato c’era chi lo considerava un dio e chi invece lo riteneva diabolico, come nel Medioevo».
  La vecchia si ferma. «Ecco, siamo arrivati», mi dice indicando una porta. «Entra».
  La casa è un piccolo scantinato umido. I muri sono neri e ammuffiti. La luce è tenue, spettrale. Sulle pareti sono attaccate foto di gatti di tutte le razze. Una grande pentola incrostata è posata sulla macchina del gas. Fuma.
  «Questi sono i miei figli».
I gatti sono ovunque, dappertutto, saranno almeno sessanta e si arrampicano sul divano sgualcito, sul letto sudicio e sulla libreria esoterica. La vecchia si avvicina. «Ne vuoi uno?», mi dice.
  «Sì».
  «Scappa!», urla Ganesh.
Ma io sono ipnotizzato.
  «Vorrei toccarli tutti», dico ormai perso.
  «I cuccioli arriveranno Elia. Devi solo aver pazienza.»
  «Pazienza».
  «Dì un po’, che scatolette usi?»
  «Eh?»
  «Le scatolette, quali usi?»
  «Non… non lo so.»
  «Cosa?»
  «Non so che scatolette userò. Il gatto non ce l’ho ancora».
  «Credi forse che sia un oggetto?»
  «Macché, è… una divinità ecco. Come Don Juan. È tipo l’animale guida insomma. Io credo nel… nel micio. Bello micio, vieni qui su…»
Ma i gatti tirano fuori le unghie.
  «Non ti vogliono!», grida la vecchia. «Vai via!»
  «La prego no, è un regalo per la mamma…»
  «Un regalo? I gatti non si regalano! Sono loro a scegliere te! Bastet, attacca!»
I felini mi saltano addosso, corro via, chiudendomi la porta alle spalle.
  Nella notte, galoppando più veloce della luce, la risata della Gattara echeggia nel buio.

  Okay.
  Sono nella merda.
Il compleanno di mia mamma è domani ed io sono senza regalo.
  Cammino disperato sulla strada.
  «Alla fine», mi dice Ganesh, «vai al centro commerciale, quello con le cupole, compri una tuta e il gioco è fatto».
  Mi accendo una sigaretta, lo sguardo basso, afflitto.
Ho fallito.
Madre, potrai mai perdonarmi?
  Poi lo sento…
  È un miagolio leggero, impaurito.
Da dove viene?
  Cammino basso, strusciando le ginocchia.
  «Micio micio», sussurro.
E in fondo, nel secchio dell’immondizia della raccolta indifferenziata, trovo quel che cerco. Ci guardiamo per un secondo, sembra sorridermi. Lo prendo tra i rifiuti, è sporco da far schifo e pieno di pulci. Mi lecca. Ha la lingua ruvida. Il cuore, giuro, si scioglie. Con le zampine anteriori mi stringe il braccio (una pulce salta su di me). Miagola.
 Mi guardo intorno.
  «Li abbandonano ‘sti stronzi», mi dice uno spazzino dell’AMA. «Li buttano nei secchi».
  Ci sorridiamo a vicenda.
  Ci baciamo.
Finalmente ti ho trovato. KarlMarx, il gatto della mamma.

3 commenti:

  1. Molto molto bello, completo di lezione magistrale esperta. :-) Si fa leggere malgrado tutto: la fretta, il passarci per caso. Elia Mangiaboshi prevedo per tanti lettori il radioso futuro di leggerti :-)
    (Mollie Miles alias Violet folgorata alias (altri trecento nomi) ma sopratutto Master & commander di Òphiere)

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  2. la tua vena comica qui funziona bravo, certo il gatto don juan trickster mi mancava ehehe

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