lunedì 25 maggio 2015

LA STORIA DELLA MOSCA



  Ascoltate gente, ascoltate!
  Fermatevi un attimo e guardatemi, fissi, gli occhi puntati su di me.
Ecco, così… bravi.
  Sedetevi lì, sul divano sgualcito.
Ci siete?
  Bene.
Perché oggi, Lettori & Lettrici, vi racconterò come la mosca comparve e rimase lì.
  Nel frattempo, nella Stanza dei Bottoni dove ogni decisione viene presa; là, nei misteriosi cunicoli del cervello:
GRANDE PUFFO: A quanto pare il signorino narrerà le sue gesta.
KARL MARX: E non le mie! Nonostante io sia senza dubbio alcuno il suo più fido consigliere, il più saggio fra tutti voi, colui che ha portato, in questa testa, la rivoluzione.
MICHAIL BAKUNIN: Non credo amico mio, non credo. In fondo tu rappresenti il volere dei genitori… è con me che Elia ha scoperto la rivolta.
ORSETTO DEL CUORE: Beh, che cosa vuol dire… io sono la sua tenerezza, senza di me…
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: …Ed io la sua infanzia.
KUNDALINI (svaccata sul divano): Di me ha già parlato…
IL NEURONE: Dovrebbe, se solo potesse, narrare le eroiche imprese dei miei fratelli morti in battaglia. Prima che giungeste voialtri, infimi distruttori di cervelli.
YOGI BHAJAN: Credo che ognuno abbia l’opportunità di amare la propria anima e ogni anima ha il diritto di splendere e ogni splendore deve portare luce e lucentezza, bellezza e abbondanza per tutti, generazione dopo generazione.
LA VOCE DI DIO: Io però quando questo parla davvero non ci capisco un cazzo…
IL CRICETO: Facciamo cominciare la storia dai, ché ultimamente il nostro diletto ha scritto troppe cose serie… apri la bocca Elia.
  Apro la bocca.
  La richiudo.
E racconto:
LA STORIA DELLA MOSCA
[Ovvero di come una mosca è entrata nel mio cervello e non è più voluta uscire]
GRANDE PUFFO: E Cronenberg, al signorino, gli fa ‘na pippa.
  Era una calda giornata di sole e il nostro Elia vagava spedito lungo le vie della metropoli…
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: No! In terza persona no! Ma chi c’è al joypad?
MASTRO LINDO: Che poi secondo me è tutto un fatto di igiene no? ‘Sto posto è un letamaio, tutto in disordine, pieno di polvere e di bottiglie non buttate… guardate là! Cresce muffa ovunque! È un cervello Cristo, mica una discarica!
LA VOCE DI DIO: Non bestemmiare profano!
MASTRO LINDO: Scusa socio, però voi ‘na spazzata mai eh…
BATMAN: Io  mi ero candidato. Cioè, avevo detto che ci stavo. A pulire dico. Ma poi una cosa tira l’altra…
MASTRO LINDO: Dovremmo fare dei turni, una volta a settimana ciascuno.
KARL MARX: Io mi tiro fuori da ‘sta storia della pulizia. Sono un rivoluzionario, mica no. L’ordine è una mania piccolo borghese. D’altra parte, Mastro Lindo, non sei forse tu il prodotto della società del consumo?
IL CRICETO: Ma insomma, lasciamo continuare Elia…
  …Il sole è alto, gli uccellini cinguettano ed io pedalo, sgattaiolando tra le automobili, alla ricerca della curva perfetta. Quasi non mi importa del ritardo, tanto si sa, sono sempre in ritardo. Così vago felice assaporando il momento, il vento tra i capelli e la bicicletta che sfreccia.
  Rallento al semaforo.
Faccio passare la vecchietta.
  Plop
Uh?
  Zzz
Hmmm.
  Zzzzzz
Una mosca. ‘Sto caldo porta pure le mosche. Ah! Madre Natura che tutto puoi! Le tue fantastiche creature danzano felici nell’aria! Le dolci api fanno il miele, mentre la regina vola lungo i cunicoli dell’alveare; le zanzare pungono succhiando il sangue; le vespe corrono, operaie, alla ricerca del fiore perfetto; i pappagalli librano nell’aria mentre il pettirosso intona la sua melodia! Tripudio di ali che sventolano! Gioia nel nostro cuor!
  Zzzzzzzzzzzzz
Oh dolce amica!
Mi segui?
Dove sei?
Piccolo esserino fantastico…
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Già immagino i tuoi mille occhi che mi osservano, che mi amano, perché io sì, non mangerei mai un tuo simile… conosci il profondo rispetto che nutro verso ogni forma di vita, il patto che ho fatto anni fa…
IL PATTO
  «D’ora in poi Mangiaboschi non mangerai più carne!», mi fa Lev Tolstoi.
  «Lo giuro!», rispondo.
  «Il pesce sarà solo un ricordo!»
  «Lo giuro!»
  «La pasta alle vongole un profumo lontano!»
  «Lo giuro!»
  «Carbonara! Scaloppine! Sugo al ragù! Zampe di rana! Fiorentina!»
  «…»
  «Rispondi Mangiaboschi! Non lasciarti tentare dai piccoli piaceri della carne!»
  «Mai più!»
  «A suggellare IL PATTO abbiamo qui con noi Pamela Anderson!»
  «Ohhh
«I polli, i maiali e gli altri animali sono interessanti, ciascuno con la propria personalità», dice Pamela Anderson. «Vuoi tu Elia Mangiaboschi rinunciare una volta per tutte agli inutili piaceri terreni?»
  «Sì, lo voglio».
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Mi segui quindi, piccola mosca?
Dove sei, non riesco a vederti…
  Lego la bici al solito palo e alzo lo sguardo, osservando l’immenso edificio di Meccanic. A, l’azienda per cui lavoro.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Dolce mosca, ora lasciami stare, devo andare al lavoro…
  Prendo l’ascensore e arrivo al Piano G, ad attendermi l’Uomo-Che-Parla-Con-La-Stampante. «Elia, sei in ritardo…»
  «Oggi sono di ottimo umore mio buon amico, niente potrà scalfire il mio stato d’animo, tanto meno le tue ingiuste insinuazioni, cosa sono mai trentadue minuti di ritardo davanti alla bellezza della vita stessa?»
  «…»
  «Lasciami lavorare ora, sai quanto tengo alle ricevute…»
Mi siedo.
Accendo il computer.
  «Ti guardo le spalle io, non preoccuparti. Vai su Facebook, se arriva qualcuno ti avverto…»
  «Grazie Ganesh… ho bisogno di sapere cosa ha detto oggi Gianni Morandi…»
  «Non dimenticare le foto dei gattini Elia…»
  «E dei cagnolini…»
  «E degli elefantini…»
  «E dei topolini…»
  «E dei serpentini…»
  «E dei cucciolotti in generale…»
Che bella cosa i social network: tra una notizia di catastrofe imminente, un paio di tette mostrate e due post rivoluzionari i micini che miagolano sono sempre…
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
  «Aho Ganesh, ma ‘sta mosca la senti pure tu? Mi deconcentra…»
  «Stolto, ti ronzerà attorno…»
  «Ma io la sento proprio forte…»
  «Ecco la figlia del Principale!»
La Capo-Piano (la figlia del Principale) mi guarda un attimo, gli occhi fini, da avvoltoio.
  «Cosa fai Elia?»
  «Compilo ricevute signora…»
  «E poi?»
  «Timbro scartoffie signora…»
  «Mangiaboschi…»
  «Il lavoro, il lavoro prima di tutto! Faccio parte di una grande famiglia! La famiglia di Meccanic. A! Che fornisce gentilmente anche i buoni pasto al sottoscritto…!»
  «Bravo ragazzo… ora ascolta… devi assolutamente…»
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
  «Come scusi? Non ho capito…»
  «D
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
  importanza…»
  Dov’è ‘sta cazzo di mosca?
  Non sento niente!
KARL MARX: Abbiamo un problema, ripeto, abbiamo un problema!
SIGMUND FREUD: Non sentiamo!
MASTRO LINDO: Sarà il cerume!
GRANDE PUFFO: Eh?
MASTRO LINDO: Il cerume!
GRANDE PUFFO: Uh? Quale cenone?
MASTRO LINDO: L’apparecchio acustico! Lo dico io che devi metterti l’apparecchio acustico! Hai visto la pubblicità sì? Quella con tutti i nonnetti… mica c’è da vergognarsi…
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Non per dare ragione a Grande Puffo (che voi tutti sapete quanto disprezzo) ma qui non sente più nessuno di noi…
BATMAN: Presto, alla batcaverna!
  La figlia del Principale mi guarda. Faccio lo stesso, cercando di simulare un’espressione sveglia, vigile, classica del bravo ragazzo che ha capito tutto.
  «Ci siamo intesi? È importante per l’azienda. Ed è importante che sia tu a farlo…»
Annuisco.
  «Ehi Ganesh, che ha detto?»
  «Che è importante…»
  «Ma cosa?»
  «Non lo so! E se ti avesse finalmente rivelato il codice per prevenire la catastrofe nucleare ormai imminente? O se, in un momento di follia, avesse scoperto il vaccino per l’AIDS e fossi tu l’unico a cui l’ha rivelato? O se un esercito di zombie marciasse su Roma, la camicia verde bene in vista, e fossi tu l’unico a poterli sconfiggere? O, cosa ancora più importante, ti avesse proposto una promozione? Non fare niente tutto il giorno e bere tante bibite gassate? Non lo saprai mai Elia! Morirai nel dubbio, sotto ad un ponte, colto da atroci dolori, mangiato dagli scarafaggi!»
  «Eh? Non sento niente Ganesh… c’ho ‘sta monza che ronza».
  «Monza?»
  «Mosca… non riesco a…»
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Mi guardo intorno, dov’è?
Spalanco gli occhi.
Vene.
Annaspo.
  Gina smette di limarsi le unghie.
Mi alzo. «La sentite?», domando.
  «Cosa?», mi chiede Manolo.
Mi tappo le orecchie, premendo bene le mani.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
SIGNOR SPOCK: Lo stiamo perdendo! Lo stiamo perdendo!
IL CRICETO: Abbiamo attivato le misure di sicurezza?
MICHAIL BAKUNIN: E’ tutto inutile!
GRANDE PUFFO: Eh?
SIGMUND FREUD: E’ entrata! Corpo estraneo corpo estraneo!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Proviamo con il mocciolo!
  Dal naso una colata di muco scende impietosa fino alle labbra riversandosi sulla camicia.
  «Contegno Mangiaboschi», dice il signor Marco.
Ma io no non posso farci niente, il moccio gocciola crudele. Cerco di pulirmi con le mani.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
KARL MARX: Tentiamo ancora! Lacrime!
  Comincio a piangere e gli occhi diventano rossi.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
SIGMUND FREUD: Bava alla bocca presto!
  Sbavo. I colleghi mi osservano stupiti. «Forse si sente male», dice l’Uomo-Che-parla-Con-La-Stampante.
  «O forse non ha voglia di lavorare», risponde il signor Marco.
  «Dite che è tutta una scusa?», chiede Manolo.
  «Aveva quella cosa così importante da fare, doveva sa
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
  uto…», bisbiglia Gina.
Dove sei mosca maledetta?
  Sto impazzendo.
  La testa scoppia, le tempie pulsano. Mille martelli pneumatici mi fracassano il cranio, mentre il suono si fa sempre più insistente, acuto, prepotente.
  Tremo.
È come se…
…come se fosse in me. Dentro di me.
PIERO ANGELA: Analizziamo la bizzarra vicenda che sta capitando al buon Elia, nostro adorato.
GRANDE PUFFO: Eh?
PIERO ANGELA: Nonostante le mura della Stanza dei Bottoni reggano (per ora) sarà meglio spiegare, attraverso un’analisi dettagliata degli eventi, quel che sta succedendo. Ordunque. Il diletto è in bicicletta quando una mosca decide di far capolino nel suo orecchio. Non sopra, non sotto, dentro. Dapprima attorno al padiglione auricolare, poi lungo la cartilagine e la cute. Come tutti saprete l’orecchio umano consta di tre parti distinte, ciascuna avente diverso ruolo nel meccanismo dell’udito. Attraverso il meato acustico esterno il suono si fa già più limpido e distinto. La suddetta, con fare scaltro, si addentra quindi lungo il condotto uditivo esterno, forse attratta da un caldo riparo dove poter riporre le uova. Il suo movimento (e il suo ronzio) crea una vibrazione che fa oscillare il martello, l’incudine e la staffa -i famosi ossicini-, la base della staffa ondeggia, inclinandosi sulla finestra ovale. Ora la mosca è dentro e svolazza lungo il meato acustico esterno, una specie di piccolo tunnel pieno di peli. Il suono si fa sempre più insistente. Le vibrazioni della base della staffa si trasmettono attraverso la finestra ovale alla perilinfa della scala vestibolare della chiocciola. L’insetto adesso è ben felice e continua ad avventurarsi all’interno del corpo del Mangiaboschi, non disdegnando la dose di cerume tanto agognata. Ora ha raggiunto la membrana del timpano che oscilla oscilla oscilla. Le  vibrazioni stimolano l’organo dell’udito, il fantastico organo di Corti, e originano gli impulsi nervosi al cervello attraverso il nervo cocleare. Infine, come sono certo molti di voi sapranno, nell’orecchio interno si trovano gli organi di udito ma anche di equilibrio, ecco perché Elia, in questo preciso istante, cade.
  Cado.
  Crollo.
  Capitombolo.
I colleghi tutti adesso mi accerchiano. «Cos’hai?», mi chiede la figlia del Principale. «Non puoi sentirti male al lavoro. Siamo assicurati è vero, ma sai che scocciatura sarebbe…»
  «Zzzzzzzzzzzzzzzzzzz», dico.
Oh oh, ho perso l’uso della parola.
  «È come nel film Elia, ti stai trasformando in una mosca gigante! Finirai arrampicato sulle pareti, le mani a ventosa e dodicimila occhi che osservano il tutto! Fico. Il mondo intero ti adorerà! Sarai un dio! Il dio mosca!», mi fa Ganesh.
  «…»
  «O forse, più semplicemente, arriveranno gli americani a prenderti. L’FBI. Mulder & Scully in persona. Ti porteranno al sicuro nell’Area 51 dove ti useranno come cavia per creare mille super soldati da mandare in guerra a combattere contro i talebani. Sarai il primo di una nuova specie che piano piano conquisterà il mondo ribellandosi al padrone. Un nuovo proletariato mangiamerda. Scriveranno libri su di te e ti uccideranno, per il bene della scienza».
  Lo sento, il potere della mosca crescere in me.
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
  «No no, non in te, è che è proprio dentro di te. Cioè, ti è entrata una mosca nell’orecchio…», dice Ganesh.
KARL MARX: Ecco spiegato l’arcano! È un nemico! Conquisterà la Stanza dei Bottoni! Dobbiamo barricarci dentro!
GRANDE PUFFO: Eh?
IL CRICETO: Salviamo donne e bambini! Mettiamo al riparo le provviste!
  «Manolo», ordina la figlia del Principale, «portalo al pronto soccorso. Non voglio vederlo stramazzare qui dentro. Abbiamo una riunione importante tra un’ora. Gina, tu prenderai il posto di Elia per fare
  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
un peccato.»
  «Ma perché proprio io?», protesta Manolo, «Mi sporca tutta la macchina di… di…»
  Un conato di vomito.
Barcollo.
  Manolo mi afferra, visibilmente disgustato, aiutato dall’Uomo-Che-Parla-Con-La-Stampante.
  «Resisti Elia, pregherò per te…», mi dice l’Uomo-Che-Parla-Con-La-Stampante. «Ricorda, Meccanic. A è una grande famiglia. Noi crediamo in te, crediamo in te.», continua socchiudendo gli occhi, il viso contratto in una smorfia di dispiacere.
  Poi i troll mi afferrano, buttandomi dentro la macchina di Manolo.

  Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Il medico mi guarda, infilando uno strano imbuto dentro l’orecchio.
  «Effettivamente», spiega, «sembra proprio che sia entrato un insetto. Cosa strana e rara. Però può capitare. Ci sarà un casino lì dentro…»
  «Eh?»
  «LI’ DENTRO! NELLA TESTA!», urla.
  «Sì sì, gli amici miei cioè. Non capiscono niente.»
  «Ora ti spruzziamo un po’ d’acqua, così l’ammazziamo…»
  «Dottore, c’ho tutto ‘sto ronzio in testa. Come fosse nel cervello, è un suono forte e acuto. Sto dando di matto. Tra poco vomito».
  «Ancora?!», mi fa Manolo, «Hai ridotto la mia auto ad un cesso. Scusi dottore.»
  «Procediamo».
Il medico prende uno di quei siringoni giganti e lo riempie d’acqua. Si avvicina, il camice macchiato di sugo.
  Guardo in basso, osservando le mattonelle sporche. Una vecchia grida in lontananza una storia di cacche e pipì. Le infermiere corrono. Le ali della mosca sbattono.
  Un litro di acqua scorre nell’orecchio.
Silenzio.
Il ronzio è cessato.
  «Dottore…»
  «Come va?»
  «Non c’è più…»
  «Un ultimo sforzo, togliamo la mosca…»
Il dottore armeggia nel mio orecchio, stringe gli occhi, mostra i denti, si sistema i guanti.
  «Hmmm», dice.
  «Che succede?»
  «È strano… non lo trovo».
  «Cosa?»
  «Il corpicino della mosca… è come se fosse scomparso…»
ORSETTO DEL CUORE: Il suono è finito.
KARL MARX: Siamo salvi. È andata… la mosca è morta.
MASTRO LINDO: Ora mettiamo a posto però, qui c’è un casino, si è allagato tutto.
YOGI BHAJAN: Aspettate… non sentite?
BATMAN (guardando la porta che si apre): Sì… cos’è?
SIGMUND FREUD: Non sarà forse…
IL NEURONE: …arrivata fin qui dal mondo esterno…
MICHAIL BAKUNIN: Compagni, è una di noi… ultima tra gli ultimi…
PIERO ANGELA: Non possiamo abbandonarla.
MATRO LINDO: Ma è zozza, fa schifo… e poi è grande.
GRANDE PUFFO: Nella Stanza dei Bottoni c’è sempre spazio…
  Tutti si fermano un attimo, mentre la porta si spalanca e la mosca entra, trionfale, nella grande sala spoglia. Ronza.
UNA MOSCA: Io sono la Mosca. E ho fame.

lunedì 18 maggio 2015

IN UN FUTURO NON TROPPO LONTANO



  In un futuro non troppo lontano la criminalità sarà solo un ricordo. Le nostre case saranno sicure e le strade bene illuminate. Le persone andranno in giro tranquille, armate fino ai denti, a difendere il proprio territorio; i cecchini fai-da-te si apposteranno dietro alle finestre e aspetteranno, pazienti, il ladro di turno.
  In un futuro non troppo lontano tutti, ma proprio tutti, avranno una pistola in tasca, una bomba a mano nascosta sotto al letto e trentatré miniciccioli piazzati con finta noncuranza dietro al poster della Vergine Maria. I bravi cittadini andranno in chiesa tutte le domeniche, ogni santa domenica, ad ascoltare le parole del parroco. Il parroco, un buon uomo senza dubbio, racconterà la storia di Sodoma e Gomorra e i credenti si scandalizzeranno non poco a pensare a gay, lesbiche e gente strana in generale. È anche per questo che terranno chiusi a casa i figli, mentre loro, nel buio della notte, si concederanno alle lusinghe di chi si prostituisce. Solo alcuni però, altri, i più diligenti, formeranno turni di guardia, pronti ad intervenire in aiuto della polizia, e queste piccole organizzazioni verranno chiamate Ronde. Le Ronde marceranno di notte, alla ricerca del barbone di turno. Gli uomini delle Ronde avranno mitra sotto gli impermeabili e, in caso di bisogno, non esiteranno ad usarli, ultimo rimedio contro il male assoluto. Ordine & Disciplina, sarà il motto più in voga. Le città, Amici & Amiche, saranno pulite, lucide e messe a nuovo: volenterosi cittadini passeranno intere giornate a strappare adesivi dai muri, accanto a cumuli di rifiuti maleodoranti che invece non verranno tolti; le mura dei palazzi torneranno finalmente ad essere grigie perché tutti i murales verranno cancellati per restituire il giusto decoro alle metropoli. Li vedremo, Fratelli & Sorelle, questi zelanti personaggi, armati di spazzole, alcol e acqua, raschiare le pareti. Ebbene sì, non potremo far altro che gioire.
  In un futuro non troppo lontano non ci saranno immigrati o almeno saranno molti di meno. L’Italia sarà costantemente presidiata alle frontiere dai militari, un grande muro verrà eretto su tutta la penisola, a delineare bene i confini. Il Muro della Legalità verrà chiamato. I tutori della sicurezza aspetteranno, fucili spianati, il clandestino fuggiasco. «Altolà chi va là?», urleranno prendendo la mira. Nel Mediterraneo il blocco navale sarà imponente e bellissimo. Grandi navi pronte a far fuoco sui barconi. Uno, due, tre colpi di cannone. Prenderemo anche i pescherecci, ma non ci importerà; colpiremo le barche piene di immigrati (con gli immigrati dentro), ma non ci importerà. Non ci importerà di niente, o almeno di molto poco. Li vedremo affondare, le immagini proiettate sullo schermo della tv al sicuro nelle nostre case, e rideremo quando centinaia di cadaveri galleggeranno, mangiati dai pesci, sul mare blu. «Sarà una buona pesca», diranno alcuni. Non faremo passare nessuno: richiedenti asilo, rifugiati, li lasceremo perire in Libia o li rispediremo in Siria e nei paesi martoriati dalle guerre. Preferiremo non sapere, non averceli tra i piedi. «Che vadano a morire a casa loro!», diranno gli smanettoni di Facebook. Nessuno si indignerà, perché l’indignazione sarà vietata. Andremo in Libia (con la segreta speranza che finalmente torni ad essere una nostra colonia) e bombarderemo tutto. Prima le coste, poi l’entroterra, diventerà finalmente la Nostra Guerra, l’Italia a capo di un contingente europeo; saremo i leader del nuovo conflitto umanitario. Come conseguenza l’integralismo si diffonderà, unica soluzione ad una rabbia troppo repressa. Ma noi ci sentiremo al sicuro, protetti dalle barriere e dai muri. I pochi migranti che riusciranno ad arrivare lo faranno a loro rischio e pericolo, con un permesso di soggiorno ormai scaduto ed il terrore di finire in un CIE. I Centri di Identificazione e di Espulsione saranno luoghi di tortura e di soprusi, le donne verranno violentate e i bambini portati via, gli uomini saranno costretti a dormire in mille nella stessa stanza e spesso il piatto di cibo verrà condiviso con i topi e gli scarafaggi; le condizioni igieniche, ahimè, saranno pressappoco nulle. Andrà bene così. «Ci costano già trentacinque euro al giorno!», dirà qualcuno giustamente indignato. Nessuno saprà cosa succede dentro ai CIE, perché nessuno ne uscirà ma soprattutto perché, in fin dei conti, non avrà importanza. Certo, ci dispereremo per il terremoto in Nepal e daremo un euro, noi bravi italiani, tramite SMS, grazie alla trasmissione di cucina. «Li aiutiamo», diremo, «ma a casa loro». I nepalesi che dovessero disgraziatamente arrivare in Italia verranno chiusi, assieme agli altri, nei CIE. Altrimenti, come no, sarebbe razzismo. Gli italiani non saranno razzisti, avranno anche gli amici di colore. Lo diranno sempre: «Oh, io ne conosco tanti…», quindi si infurieranno quando qualcuno proverà a controbattere. Anche perché, in tutta onestà, a controbattere non ci sarà tanta gente: da tempo saranno vietati i cortei, i sit in e ogni assembramento di piazza, a causa dei disagi sulla mobilità e sul traffico cittadino. Sarà assurdo infatti, per il Ministro dell’Interno, bloccare gli onesti italiani che vanno al lavoro, che sgobbano tutte le mattine, per far sfilare un gruppo di figli di papà, molto probabilmente radical chic e con il Rolex al polso. Altrettanto assurdi saranno considerati i centri sociali, che infatti verranno sgomberati tutti quanti. Luoghi dove si produce cultura, dove si fanno cineforum e concerti e dove, in fin dei conti, si crea conflitto, verranno sostituiti da magnifici centri commerciali e sale bingo. Alcuni ne saranno felici, molti rideranno. Gli unici centri sociali che rimarranno aperti saranno quelli di destra e un paio di sale per anziani (e neanche tutte). Sarà preferibile il cittadino modello, ventiquattrore su ventiquattro attaccato al cellulare o incollato davanti alla tv. La televisione, e il mondo della musica soprattutto, perderà però un grande esemplare di entità popolare: Gianni Morandi, impalato a testa in giù a causa delle sue idee a dir poco sovversive.
  Ci si accanirà contro l’Islam, etichettando l’intera religione come il Male Assoluto. Saranno chiuse tutte le moschee e per non farne aprire di nuove si porteranno a grufolare decine di maialini rosa. Verranno vietate le barbe lunghe, con buona pace degli hipster. In compenso la religione cattolica sarà affiancata da nuovi culti nordici, druidi e ampolle faranno il loro trionfale ingresso nel vasto pantheon italiano.
  Il pensiero, Compagni & Compagne, verrà demolito.
  Ma non solo quello. Ogni campo rom sarà raso al suolo, prima con le ruspe, poi con le bombe (qualcuno arriverà addirittura a proporre l’ordigno nucleare). I figli verranno tolti alle madri dagli assistenti sociali e inseriti in apposite strutture di rieducazione. Altri saranno uccisi, bruciati vivi assieme ai genitori. Verranno istituiti i Villaggi della Solidarietà, bellissimi residence per zingari, sorvegliati tutto il giorno e tutta la notte da guardie (private) armate fino ai denti. Saranno gli stessi zingari a dover pagare la loro prigionia. Non li vedremo più ad elemosinare per strada o a bighellonare sulla metropolitana, non abbasseremo più lo sguardo verso il bimbetto paravento, tastando bene il portafoglio. Ne creperanno tanti, ma servirà da lezione. Compariranno dei cartelli e dei post su Facebook su cui ci sarà scritto: “Amo quel momento in cui sento quel magico odore di zingari alla griglia”, oppure: “Cosa si lancia ad uno zingaro che sta annegando? La moglie e i figli”. Nella Capitale, lungo il Tevere, verranno distrutte tutte le baracche dei barboni e chi elemosina finirà in carcere. Ci saranno fantastici inseguimenti, degni del miglior James Bond, sulla ciclabile, tra le ronde e i clochard. L’esito sarà scontato e il vincitore sempre uno. I pochi che si salveranno saranno costretti a rintanarsi nelle fogne e i buoni cittadini ne saranno felici, scrivendo anche su questo commenti entusiasti sui social network. La polizia avrà libero mandato di picchiare, insultare e deridere le persone. Non solo i barboni, tutti. Faranno il buono e il cattivo tempo, sarà un’ottima cura alla depressione, per le forze dell’ordine dico; avranno -alleluia- la possibilità di picchiare senza che nessuno dica niente. Perché nessuno dirà niente. I manganelli verranno abbassati per ogni cosa, come si augurano in molti. Sarà l’Era del Manganello e le torture alla Diaz e a Bolzaneto diverranno prassi.     
  In un futuro non troppo lontano verrà reintrodotta la pena di morte, così tanto agognata da molti onesti contribuenti, usata come arma e come estrema punizione. Le penitenze, Amici & Amiche, saranno tante. La più incredibile sarà quella riservata ai pedofili: il pene rosicchiato dai ratti (ovviamente senza anestesia) o tagliato con una sega elettrica.
  In un futuro non troppo lontano i ricchi mangeranno ancora più bio, avranno automobili ancora più belle e vivranno in case ancora più lussuose; i poveri invece si scanneranno tra loro, ammazzandosi a vicenda e distruggendo tutto il distruggibile.
In fin dei conti sarà una bella cosa, un’esperienza elettrizzante, adrenalinica quasi. Sarà un bel paese il nostro, unico nel suo genere.
  Sarà l’Italia e noi ci sguazzeremo dentro.

Gli avvenimenti narrati in questo racconto non sono frutto di fantasia. Ogni riferimento a post su Facebook non è casuale. Tutto quel che ho scritto, ogni singola parola, si trova nel programma di alcuni partiti, nelle risposte dei fan dell’Uomo della Ruspa (comprese le frasi contro i rom e i sinti), nei discorsi di certi politici (e non solo quelli noti) e in un paio di siti internet che vorrebbero apparire moderati ma moderati non sono. Altre cose invece sono già successe o stanno succedendo.
  In un futuro non troppo lontano è una possibilità, cerchiamone un’altra.