Questa storia è dedicata a Te.
A Te che non riesci a prendere sonno, che
la notte ti giri e rigiri sul letto.
Questa
storia è dedicata ai sonnambuli, ai laboriosi, agli insonni, a chi le ha
provate tutte, ma proprio tutte, per riuscire a dormire.
Questa, Tenebrosi del dopo mezzanotte, è
la Storia della Buonanotte.
La stanza è buia.
C’è
silenzio.
Manca poco e mi addormento. Lo sento, il
sonno che arriva; lo sento correre veloce, partire dalle gambe, espandersi
guardingo sul torace e giungere prepotente al cervello. Mi piace.
Ecco, gli occhi si chiudono.
Sta arrivando…
Sta arrivando…
Tok tok
Sta…
arrivando…
Tok tok
Sta…
Tok tok
Da sopra. La vecchia. La vecchia con i
tacchi delle quattro del mattino.
Tok tok
Non ascoltarla. Criceto, dormi.
Ecco,
ha smesso.
Lo scarico del cesso gorgheggia.
Si mette al letto.
Bene. Non è niente. Ultimamente dormi
bene, non prendi più le pasticchette naturali, quelle con estratti di semi di
griffonia simplicifolia, radice di valeriana e vitamina B6. Eh.
“La griffonia favorisce il normale tono dell’umore
e insieme alla valeriana supporta il rilassamento e il benessere mentale. La vitamina
B6 contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso e alla normale
funzione fisiologica”.
No no no, non pensare.
L’armadietto
dei medicinali, potrei alzarmi e prenderne una. Ci vorrebbe un attimo.
Il foglietto illustrativo è inutile.
Dormi.
Non
muoverti dal letto, se lo fai è la fine. Dovresti controllare di nuovo tutto e
sai, sai, il tempo che impiegheresti
a farlo.
Trenta
minuti esatti, minuto più minuto meno.
Assapora il sonno. Hai sonno, hai
dormito poco sabato sera e domenica non hai recuperato niente.
Domani
devo alzarmi presto. Ci sono le ricevute da stampare, serve attenzione, lo
sguardo vigile del Principale puntato addosso.
Dovrò
sorridere.
Occhi
aperti.
Avrò spento il computer?
Zzzzz
No.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
La zanzara no.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Si avvicina.
Sotto
le coperte.
Non.
Potrà. Pungermi.
I tappi.
Allungo la mano verso il comodino.
Cade tutto.
Non importa, i tappi li ho presi, quelli
gialli e bianchi.
Orecchio sinistro.
Orecchio destro.
Avrò
spento il gas?
Devo dormire.
Secondi? Ore? Minuti?
Inspira, espira.
Rallenta il cuore.
Tu tum
Tu tum
Tu tum
Batte.
Calore. Uscire, via dalle coperte.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Okay.
Tremo.
Ingabbiato nella cassa toracica il cuore
batte senza tregua.
Non
pensare. È l’unica soluzione. Non c’è altro da fare. Annullare i pensieri, il
sonno arriverà.
Avrò
controllato le prese?
Cancella tutto. Ci sei? Gioca con il
vuoto. Bravo, ora crea l’uomo. Fallo camminare, se riesci ad entrare in
dormiveglia mezzo lavoro l’hai fatto.
Una fase, Signori, perfetta… quando il sogno si mischia alla realtà.
L’uomo cammina, non è un uomo, è un
bradipo. Un bradipo ubriaco che corre nella foresta. Ecco, la mente va. Crea.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Maledetta!
Sarà spento il termosifone?
Stupido, stiamo a fine maggio, sono mesi
che è spento.
Sì
ma… e se non fosse così? Se invece fosse acceso? E se sopra il termosifone ci
fosse uno straccio? E se il calore bruciasse lo straccio? E se lo straccio
bruciato provocasse un incendio? E se io mentre tutto brucia stessi dormendo e
non mi accorgessi di niente? E se, ormai sveglio, vedessi le fiamme? E morissi
arso vivo solo perché non ho controllato che il termosifone fosse spento?
Mi alzo. Via i tappi. Due controlli e torno al letto, giuro.
Criceto, zitto.
Cammino
piano.
Salotto.
Il
termosifone è okay, la valvola segna Zero. Controlla bene. Non ci sono stracci.
Bravo.
Dai
un’ultima occhiata.
Le prese. Maledizione le prese.
Elia,
hai già guardato.
Mi abbasso.
È staccata sì.
Torna
al letto.
Il computer deve essere spento. Negli
anni ottanta lo chiamavamo calcolatore.
PERCHE’?!??!?!
Perché deve essere spento? In tutto il
mondo migliaia di persone lasciano il portatile acceso di notte!
E
se ci fosse un cortocircuito?
E
il fuoco tornasse?
La spina è staccata.
Via
dal salotto.
I documenti li hai controllati.
Le chiavi di casa?
Cazzo
sono le due.
Devo
dormire.
Ci sono tutte?
Le
chiavi
di
casa.
La
porta sarà chiusa?
Controlla, tanto ormai…
In
cucina.
Frigorifero.
Forno a microonde.
Il gas.
Il gas tocca ispezionarlo tre volte. E anche
le manopole. Ho un impianto vecchio io. Meglio dare un’occhiata sì, come no.
Uno
Due
Tre.
In
bagno. La tazza. Ci escono i topi.
L’acqua.
Se l’acqua uscisse rischierei di morire
annegato.
La
racchetta antizanzare. L’ho comprata dai cinesi. Potrebbe surriscaldarsi,
potrei morire. Bene. Bravo, accertati
che il tasto Off sia selezionato.
Le chiavi di casa…
Le ho già…
Io odio
i controlli.
Posacenere.
Sono
passate ore da quando ho fumato.
Sì
ma…
eselasigarettanonsifossespentaelecarteprendesserofuocoelatendabruciassepotreianchemorire
In
camera.
Chiudo
la porta.
Le luci.
Ho lasciato tutte le luci accese.
Sto
impazzendo.
Impazzisco ogni notte.
Corro.
Mi
fiondo nel letto.
Chiudo gli occhi.
Il corpo è pesante. Il piede è
pesante. La gamba è pesante. La pancia è pesante. La schiena è pesante. Le spalle
sono pesanti. Il collo è pesante. La testa è pesante.
Sprofonda.
Training
autogeno dimmerda.
Sono sveglissimo.
AIUTO!
Potrei leggere.
Zzzzzzzzzzzzzz
Guardare la televisione.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Masturbarmi.
Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Devo
dormire.
Domani mi uccideranno, i troll rideranno
di me, l’Uomo-Che-Parla-Con-La-Stampante mi scruterà assieme alla sua
stampante, la figlia del Principale mi strangolerà.
Sudo.
Le quattro del mattino.
Tra
poco ho un infarto. Mi formicola il braccio sinistro. Mi troveranno morto tra
dieci giorni in questo letto. Spero venga gente al mio funerale; vorrei un bel
funerale pieno di amici con tutti i parenti e tanta musica e molte pizzette e
lo spumante il buon vino l’amaro quello che piace a me. Vorrei i fiori, taaanti fiori. No, non i fiori, preferisco
i sassi, come fanno gli ebrei, ché i sassi durano per sempre. I fiori muoiono.
Sette
ore sono molte. Che perdita di tempo. Meglio tre.
Rilassati, quante volte ho passato due
quattro giorni senza dormire. Con tutte le feste che mi sono fatto, mica ho
paura io eh. Sono un uomo ormai. «Il mio ometto!», direbbe la mamma.
Chiudo
gli occhi.
Sotto alle coperte.
Il
cuore cede.
I tappi.
Eccoli.
Mettiti a nanna.
Dai.
Ti scongiuro.
Bravo.
Così.
Basta annullare ogni cosa, lasciarsi
trasportare dai pensieri e capire l’importanza di chiamarsi Elia Mangiaboschi.
Sì,
stai andando.
Le zanzare volano alte.
Pungiglioni di ovatta.
Ecco.
Arriva.
La bicicletta volteggia libera nell’aria
blu i pappagalli ad inseguirmi solo l’oscuro dentista e l’uomo che pochi piani
sopra al mio copre la sua finestra con il panno nero nascondendo segreti
inconfessabili e cuscini di mollette rosse gialle verdi.
Ora.
Dormo.
AAAhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
Suona
la sveglia.
Il
sole filtra timido.
Le sette.
Altri cinque minuti, ti prego.
Apro
gli occhi.
Sono
vivo.
E la vedo.
La vedo! La causa della mia insonnia! Il
mostro che per tutta la notte mi ha torturato! È lì, adagiata sul comodino,
gonfia di sangue. Il mio sangue. Dorme
la bastarda.
Io
ti uccido.
Alzo il libro. Voglio la chiazza di
rosso stampata sulla copertina, un monito per le altre. Un monito per tutte
voi.
Abbasso
di scatto il romanzo, le pagine sfregano nell’aria. Un colpo deciso, secco, da
Dominatore. Darwin ce l’ha insegnato. Sorrido maligno.
Ora
e sempre.
Buonanotte.
prova a prendere un gatto... darà lui la caccia alle zanzare di notte... tu dovrai solo preoccuparti di non pensare ai suoi balzi sulla tua schiena ;-)
RispondiElimina