lunedì 18 maggio 2015

IN UN FUTURO NON TROPPO LONTANO



  In un futuro non troppo lontano la criminalità sarà solo un ricordo. Le nostre case saranno sicure e le strade bene illuminate. Le persone andranno in giro tranquille, armate fino ai denti, a difendere il proprio territorio; i cecchini fai-da-te si apposteranno dietro alle finestre e aspetteranno, pazienti, il ladro di turno.
  In un futuro non troppo lontano tutti, ma proprio tutti, avranno una pistola in tasca, una bomba a mano nascosta sotto al letto e trentatré miniciccioli piazzati con finta noncuranza dietro al poster della Vergine Maria. I bravi cittadini andranno in chiesa tutte le domeniche, ogni santa domenica, ad ascoltare le parole del parroco. Il parroco, un buon uomo senza dubbio, racconterà la storia di Sodoma e Gomorra e i credenti si scandalizzeranno non poco a pensare a gay, lesbiche e gente strana in generale. È anche per questo che terranno chiusi a casa i figli, mentre loro, nel buio della notte, si concederanno alle lusinghe di chi si prostituisce. Solo alcuni però, altri, i più diligenti, formeranno turni di guardia, pronti ad intervenire in aiuto della polizia, e queste piccole organizzazioni verranno chiamate Ronde. Le Ronde marceranno di notte, alla ricerca del barbone di turno. Gli uomini delle Ronde avranno mitra sotto gli impermeabili e, in caso di bisogno, non esiteranno ad usarli, ultimo rimedio contro il male assoluto. Ordine & Disciplina, sarà il motto più in voga. Le città, Amici & Amiche, saranno pulite, lucide e messe a nuovo: volenterosi cittadini passeranno intere giornate a strappare adesivi dai muri, accanto a cumuli di rifiuti maleodoranti che invece non verranno tolti; le mura dei palazzi torneranno finalmente ad essere grigie perché tutti i murales verranno cancellati per restituire il giusto decoro alle metropoli. Li vedremo, Fratelli & Sorelle, questi zelanti personaggi, armati di spazzole, alcol e acqua, raschiare le pareti. Ebbene sì, non potremo far altro che gioire.
  In un futuro non troppo lontano non ci saranno immigrati o almeno saranno molti di meno. L’Italia sarà costantemente presidiata alle frontiere dai militari, un grande muro verrà eretto su tutta la penisola, a delineare bene i confini. Il Muro della Legalità verrà chiamato. I tutori della sicurezza aspetteranno, fucili spianati, il clandestino fuggiasco. «Altolà chi va là?», urleranno prendendo la mira. Nel Mediterraneo il blocco navale sarà imponente e bellissimo. Grandi navi pronte a far fuoco sui barconi. Uno, due, tre colpi di cannone. Prenderemo anche i pescherecci, ma non ci importerà; colpiremo le barche piene di immigrati (con gli immigrati dentro), ma non ci importerà. Non ci importerà di niente, o almeno di molto poco. Li vedremo affondare, le immagini proiettate sullo schermo della tv al sicuro nelle nostre case, e rideremo quando centinaia di cadaveri galleggeranno, mangiati dai pesci, sul mare blu. «Sarà una buona pesca», diranno alcuni. Non faremo passare nessuno: richiedenti asilo, rifugiati, li lasceremo perire in Libia o li rispediremo in Siria e nei paesi martoriati dalle guerre. Preferiremo non sapere, non averceli tra i piedi. «Che vadano a morire a casa loro!», diranno gli smanettoni di Facebook. Nessuno si indignerà, perché l’indignazione sarà vietata. Andremo in Libia (con la segreta speranza che finalmente torni ad essere una nostra colonia) e bombarderemo tutto. Prima le coste, poi l’entroterra, diventerà finalmente la Nostra Guerra, l’Italia a capo di un contingente europeo; saremo i leader del nuovo conflitto umanitario. Come conseguenza l’integralismo si diffonderà, unica soluzione ad una rabbia troppo repressa. Ma noi ci sentiremo al sicuro, protetti dalle barriere e dai muri. I pochi migranti che riusciranno ad arrivare lo faranno a loro rischio e pericolo, con un permesso di soggiorno ormai scaduto ed il terrore di finire in un CIE. I Centri di Identificazione e di Espulsione saranno luoghi di tortura e di soprusi, le donne verranno violentate e i bambini portati via, gli uomini saranno costretti a dormire in mille nella stessa stanza e spesso il piatto di cibo verrà condiviso con i topi e gli scarafaggi; le condizioni igieniche, ahimè, saranno pressappoco nulle. Andrà bene così. «Ci costano già trentacinque euro al giorno!», dirà qualcuno giustamente indignato. Nessuno saprà cosa succede dentro ai CIE, perché nessuno ne uscirà ma soprattutto perché, in fin dei conti, non avrà importanza. Certo, ci dispereremo per il terremoto in Nepal e daremo un euro, noi bravi italiani, tramite SMS, grazie alla trasmissione di cucina. «Li aiutiamo», diremo, «ma a casa loro». I nepalesi che dovessero disgraziatamente arrivare in Italia verranno chiusi, assieme agli altri, nei CIE. Altrimenti, come no, sarebbe razzismo. Gli italiani non saranno razzisti, avranno anche gli amici di colore. Lo diranno sempre: «Oh, io ne conosco tanti…», quindi si infurieranno quando qualcuno proverà a controbattere. Anche perché, in tutta onestà, a controbattere non ci sarà tanta gente: da tempo saranno vietati i cortei, i sit in e ogni assembramento di piazza, a causa dei disagi sulla mobilità e sul traffico cittadino. Sarà assurdo infatti, per il Ministro dell’Interno, bloccare gli onesti italiani che vanno al lavoro, che sgobbano tutte le mattine, per far sfilare un gruppo di figli di papà, molto probabilmente radical chic e con il Rolex al polso. Altrettanto assurdi saranno considerati i centri sociali, che infatti verranno sgomberati tutti quanti. Luoghi dove si produce cultura, dove si fanno cineforum e concerti e dove, in fin dei conti, si crea conflitto, verranno sostituiti da magnifici centri commerciali e sale bingo. Alcuni ne saranno felici, molti rideranno. Gli unici centri sociali che rimarranno aperti saranno quelli di destra e un paio di sale per anziani (e neanche tutte). Sarà preferibile il cittadino modello, ventiquattrore su ventiquattro attaccato al cellulare o incollato davanti alla tv. La televisione, e il mondo della musica soprattutto, perderà però un grande esemplare di entità popolare: Gianni Morandi, impalato a testa in giù a causa delle sue idee a dir poco sovversive.
  Ci si accanirà contro l’Islam, etichettando l’intera religione come il Male Assoluto. Saranno chiuse tutte le moschee e per non farne aprire di nuove si porteranno a grufolare decine di maialini rosa. Verranno vietate le barbe lunghe, con buona pace degli hipster. In compenso la religione cattolica sarà affiancata da nuovi culti nordici, druidi e ampolle faranno il loro trionfale ingresso nel vasto pantheon italiano.
  Il pensiero, Compagni & Compagne, verrà demolito.
  Ma non solo quello. Ogni campo rom sarà raso al suolo, prima con le ruspe, poi con le bombe (qualcuno arriverà addirittura a proporre l’ordigno nucleare). I figli verranno tolti alle madri dagli assistenti sociali e inseriti in apposite strutture di rieducazione. Altri saranno uccisi, bruciati vivi assieme ai genitori. Verranno istituiti i Villaggi della Solidarietà, bellissimi residence per zingari, sorvegliati tutto il giorno e tutta la notte da guardie (private) armate fino ai denti. Saranno gli stessi zingari a dover pagare la loro prigionia. Non li vedremo più ad elemosinare per strada o a bighellonare sulla metropolitana, non abbasseremo più lo sguardo verso il bimbetto paravento, tastando bene il portafoglio. Ne creperanno tanti, ma servirà da lezione. Compariranno dei cartelli e dei post su Facebook su cui ci sarà scritto: “Amo quel momento in cui sento quel magico odore di zingari alla griglia”, oppure: “Cosa si lancia ad uno zingaro che sta annegando? La moglie e i figli”. Nella Capitale, lungo il Tevere, verranno distrutte tutte le baracche dei barboni e chi elemosina finirà in carcere. Ci saranno fantastici inseguimenti, degni del miglior James Bond, sulla ciclabile, tra le ronde e i clochard. L’esito sarà scontato e il vincitore sempre uno. I pochi che si salveranno saranno costretti a rintanarsi nelle fogne e i buoni cittadini ne saranno felici, scrivendo anche su questo commenti entusiasti sui social network. La polizia avrà libero mandato di picchiare, insultare e deridere le persone. Non solo i barboni, tutti. Faranno il buono e il cattivo tempo, sarà un’ottima cura alla depressione, per le forze dell’ordine dico; avranno -alleluia- la possibilità di picchiare senza che nessuno dica niente. Perché nessuno dirà niente. I manganelli verranno abbassati per ogni cosa, come si augurano in molti. Sarà l’Era del Manganello e le torture alla Diaz e a Bolzaneto diverranno prassi.     
  In un futuro non troppo lontano verrà reintrodotta la pena di morte, così tanto agognata da molti onesti contribuenti, usata come arma e come estrema punizione. Le penitenze, Amici & Amiche, saranno tante. La più incredibile sarà quella riservata ai pedofili: il pene rosicchiato dai ratti (ovviamente senza anestesia) o tagliato con una sega elettrica.
  In un futuro non troppo lontano i ricchi mangeranno ancora più bio, avranno automobili ancora più belle e vivranno in case ancora più lussuose; i poveri invece si scanneranno tra loro, ammazzandosi a vicenda e distruggendo tutto il distruggibile.
In fin dei conti sarà una bella cosa, un’esperienza elettrizzante, adrenalinica quasi. Sarà un bel paese il nostro, unico nel suo genere.
  Sarà l’Italia e noi ci sguazzeremo dentro.

Gli avvenimenti narrati in questo racconto non sono frutto di fantasia. Ogni riferimento a post su Facebook non è casuale. Tutto quel che ho scritto, ogni singola parola, si trova nel programma di alcuni partiti, nelle risposte dei fan dell’Uomo della Ruspa (comprese le frasi contro i rom e i sinti), nei discorsi di certi politici (e non solo quelli noti) e in un paio di siti internet che vorrebbero apparire moderati ma moderati non sono. Altre cose invece sono già successe o stanno succedendo.
  In un futuro non troppo lontano è una possibilità, cerchiamone un’altra.

2 commenti:

  1. Se per caso assisterete alla distruzione di Sodoma o Gomorra non voltatevi potreste rimanere fulminati e ancor peggio non nominati nel grande libro di Dio...
    Per tutto il resto l'idiozia sta già vincendo...

    RispondiElimina