In un futuro non troppo lontano la criminalità sarà solo un ricordo. Le
nostre case saranno sicure e le strade bene illuminate. Le persone andranno in
giro tranquille, armate fino ai denti, a difendere il proprio territorio; i
cecchini fai-da-te si apposteranno dietro alle finestre e aspetteranno,
pazienti, il ladro di turno.
In
un futuro non troppo lontano tutti, ma proprio tutti, avranno una pistola in
tasca, una bomba a mano nascosta sotto al letto e trentatré miniciccioli
piazzati con finta noncuranza dietro al poster della Vergine Maria. I bravi
cittadini andranno in chiesa tutte le domeniche, ogni santa domenica, ad
ascoltare le parole del parroco. Il parroco, un buon uomo senza dubbio,
racconterà la storia di Sodoma e Gomorra e i credenti si scandalizzeranno non
poco a pensare a gay, lesbiche e gente strana in generale. È anche per questo
che terranno chiusi a casa i figli, mentre loro, nel buio della notte, si
concederanno alle lusinghe di chi si prostituisce. Solo alcuni però, altri, i
più diligenti, formeranno turni di guardia, pronti ad intervenire in aiuto
della polizia, e queste piccole organizzazioni verranno chiamate Ronde. Le
Ronde marceranno di notte, alla ricerca del barbone di turno. Gli uomini delle
Ronde avranno mitra sotto gli impermeabili e, in caso di bisogno, non
esiteranno ad usarli, ultimo rimedio contro il male assoluto. Ordine & Disciplina,
sarà il motto più in voga. Le città, Amici & Amiche, saranno pulite, lucide
e messe a nuovo: volenterosi cittadini passeranno intere giornate a strappare
adesivi dai muri, accanto a cumuli di rifiuti maleodoranti che invece non
verranno tolti; le mura dei palazzi torneranno finalmente ad essere grigie
perché tutti i murales verranno cancellati per restituire il giusto decoro alle
metropoli. Li vedremo, Fratelli & Sorelle, questi zelanti personaggi,
armati di spazzole, alcol e acqua, raschiare le pareti. Ebbene sì, non potremo
far altro che gioire.
In un futuro non troppo lontano non ci saranno immigrati o almeno
saranno molti di meno. L’Italia sarà costantemente presidiata alle frontiere
dai militari, un grande muro verrà eretto su tutta la penisola, a delineare
bene i confini. Il Muro della Legalità verrà chiamato. I tutori della sicurezza
aspetteranno, fucili spianati, il clandestino fuggiasco. «Altolà chi va là?»,
urleranno prendendo la mira. Nel Mediterraneo il blocco navale sarà imponente e
bellissimo. Grandi navi pronte a far fuoco sui barconi. Uno, due, tre colpi di
cannone. Prenderemo anche i pescherecci, ma non ci importerà; colpiremo le
barche piene di immigrati (con gli immigrati dentro), ma non ci importerà. Non
ci importerà di niente, o almeno di molto poco. Li vedremo affondare, le
immagini proiettate sullo schermo della tv al sicuro nelle nostre case, e
rideremo quando centinaia di cadaveri galleggeranno, mangiati dai pesci, sul
mare blu. «Sarà una buona pesca», diranno alcuni. Non faremo passare nessuno:
richiedenti asilo, rifugiati, li lasceremo perire in Libia o li rispediremo in
Siria e nei paesi martoriati dalle guerre. Preferiremo non sapere, non averceli
tra i piedi. «Che vadano a morire a casa loro!», diranno gli smanettoni di
Facebook. Nessuno si indignerà, perché l’indignazione sarà vietata. Andremo in
Libia (con la segreta speranza che finalmente torni ad essere una nostra
colonia) e bombarderemo tutto. Prima le coste, poi l’entroterra, diventerà
finalmente la Nostra Guerra, l’Italia a capo di un contingente europeo; saremo
i leader del nuovo conflitto umanitario. Come conseguenza l’integralismo si
diffonderà, unica soluzione ad una rabbia troppo repressa. Ma noi ci sentiremo
al sicuro, protetti dalle barriere e dai muri. I pochi migranti che riusciranno
ad arrivare lo faranno a loro rischio e pericolo, con un permesso di soggiorno
ormai scaduto ed il terrore di finire in un CIE. I Centri di Identificazione e
di Espulsione saranno luoghi di tortura e di soprusi, le donne verranno
violentate e i bambini portati via, gli uomini saranno costretti a dormire in
mille nella stessa stanza e spesso il piatto di cibo verrà condiviso con i topi
e gli scarafaggi; le condizioni igieniche, ahimè, saranno pressappoco nulle.
Andrà bene così. «Ci costano già trentacinque euro al giorno!», dirà qualcuno
giustamente indignato. Nessuno saprà cosa succede dentro ai CIE, perché nessuno
ne uscirà ma soprattutto perché, in fin dei conti, non avrà importanza. Certo,
ci dispereremo per il terremoto in Nepal e daremo un euro, noi bravi italiani,
tramite SMS, grazie alla trasmissione di cucina. «Li aiutiamo», diremo, «ma a
casa loro». I nepalesi che dovessero disgraziatamente arrivare in Italia
verranno chiusi, assieme agli altri, nei CIE. Altrimenti, come no, sarebbe
razzismo. Gli italiani non saranno razzisti, avranno anche gli amici di colore.
Lo diranno sempre: «Oh, io ne conosco tanti…», quindi si infurieranno quando
qualcuno proverà a controbattere. Anche perché, in tutta onestà, a
controbattere non ci sarà tanta gente: da tempo saranno vietati i cortei, i sit
in e ogni assembramento di piazza, a causa dei disagi sulla mobilità e sul
traffico cittadino. Sarà assurdo infatti, per il Ministro dell’Interno,
bloccare gli onesti italiani che vanno al lavoro, che sgobbano tutte le
mattine, per far sfilare un gruppo di figli di papà, molto probabilmente
radical chic e con il Rolex al polso. Altrettanto assurdi saranno considerati i
centri sociali, che infatti verranno sgomberati tutti quanti. Luoghi dove si
produce cultura, dove si fanno cineforum e concerti e dove, in fin dei conti,
si crea conflitto, verranno sostituiti da magnifici centri commerciali e sale
bingo. Alcuni ne saranno felici, molti rideranno. Gli unici centri sociali che
rimarranno aperti saranno quelli di destra e un paio di sale per anziani (e
neanche tutte). Sarà preferibile il cittadino modello, ventiquattrore su
ventiquattro attaccato al cellulare o incollato davanti alla tv. La
televisione, e il mondo della musica soprattutto, perderà però un grande
esemplare di entità popolare: Gianni Morandi, impalato a testa in giù a causa
delle sue idee a dir poco sovversive.
Ci si accanirà contro l’Islam, etichettando l’intera religione come il
Male Assoluto. Saranno chiuse tutte le moschee e per non farne aprire di nuove
si porteranno a grufolare decine di maialini rosa. Verranno vietate le barbe
lunghe, con buona pace degli hipster. In compenso la religione cattolica sarà
affiancata da nuovi culti nordici, druidi e ampolle faranno il loro trionfale
ingresso nel vasto pantheon italiano.
Il pensiero, Compagni & Compagne, verrà demolito.
Ma non solo quello. Ogni campo rom sarà raso al suolo, prima con le
ruspe, poi con le bombe (qualcuno arriverà addirittura a proporre l’ordigno
nucleare). I figli verranno tolti alle madri dagli assistenti sociali e
inseriti in apposite strutture di rieducazione. Altri saranno uccisi, bruciati
vivi assieme ai genitori. Verranno istituiti i Villaggi della Solidarietà,
bellissimi residence per zingari, sorvegliati tutto il giorno e tutta la notte
da guardie (private) armate fino ai denti. Saranno gli stessi zingari a dover
pagare la loro prigionia. Non li vedremo più ad elemosinare per strada o a
bighellonare sulla metropolitana, non abbasseremo più lo sguardo verso il
bimbetto paravento, tastando bene il portafoglio. Ne creperanno tanti, ma
servirà da lezione. Compariranno dei cartelli e dei post su Facebook su cui ci
sarà scritto: “Amo quel momento in cui sento quel magico odore di zingari alla
griglia”, oppure: “Cosa si lancia ad uno zingaro che sta annegando? La moglie e
i figli”. Nella Capitale, lungo il Tevere, verranno distrutte tutte le baracche
dei barboni e chi elemosina finirà in carcere. Ci saranno fantastici
inseguimenti, degni del miglior James Bond, sulla ciclabile, tra le ronde e i
clochard. L’esito sarà scontato e il vincitore sempre uno. I pochi che si
salveranno saranno costretti a rintanarsi nelle fogne e i buoni cittadini ne
saranno felici, scrivendo anche su questo commenti entusiasti sui social
network. La polizia avrà libero mandato di picchiare, insultare e deridere le
persone. Non solo i barboni, tutti. Faranno il buono e il cattivo tempo, sarà
un’ottima cura alla depressione, per le forze dell’ordine dico; avranno -alleluia-
la possibilità di picchiare senza che nessuno dica niente. Perché nessuno dirà
niente. I manganelli verranno abbassati per ogni cosa, come si augurano in
molti. Sarà l’Era del Manganello e le torture alla Diaz e a Bolzaneto
diverranno prassi.
In un futuro non troppo lontano verrà reintrodotta la pena di morte,
così tanto agognata da molti onesti contribuenti, usata come arma e come
estrema punizione. Le penitenze, Amici & Amiche, saranno tante. La più
incredibile sarà quella riservata ai pedofili: il pene rosicchiato dai ratti
(ovviamente senza anestesia) o tagliato con una sega elettrica.
In un futuro non troppo lontano i ricchi mangeranno ancora più bio,
avranno automobili ancora più belle e vivranno in case ancora più lussuose; i
poveri invece si scanneranno tra loro, ammazzandosi a vicenda e distruggendo
tutto il distruggibile.
In fin dei conti sarà una bella cosa,
un’esperienza elettrizzante, adrenalinica quasi. Sarà un bel paese il nostro,
unico nel suo genere.
Sarà
l’Italia e noi ci sguazzeremo dentro.
Gli avvenimenti narrati in questo
racconto non sono frutto di fantasia. Ogni riferimento a post su Facebook non è
casuale. Tutto quel che ho scritto, ogni singola parola, si trova nel programma
di alcuni partiti, nelle risposte dei fan dell’Uomo della Ruspa (comprese le
frasi contro i rom e i sinti), nei discorsi di certi politici (e non solo
quelli noti) e in un paio di siti internet che vorrebbero apparire moderati ma
moderati non sono. Altre cose invece sono già successe o stanno succedendo.
In un futuro non troppo lontano è una
possibilità, cerchiamone un’altra.
Se per caso assisterete alla distruzione di Sodoma o Gomorra non voltatevi potreste rimanere fulminati e ancor peggio non nominati nel grande libro di Dio...
RispondiEliminaPer tutto il resto l'idiozia sta già vincendo...
Cambiamo questa apocalisse
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