lunedì 4 maggio 2015

IL CACCIATORE DI ASPARAGI



  «Come negare esimi colleghi che è l’asparago la pianta che più di tutte ci aggrada? Come non assaporare il gusto a dir poco delicato che si fa largo nel nostro Io? Chiunque di noi, buongustaio senza dubbio alcuno, adora la pianta dalle forti proprietà diuretiche. Coltivato addirittura dagli egizi, da secoli serve da nutrimento per l’essere umano. L’evoluzione dell’uomo, la lotta per la vita, è legata in maniera indissolubile a codesto arbusto. Io lo amo e, ad essere totalmente onesto, non posso farne a meno», dice Charles Darwin.
  Ecco dunque perché oggi mi appresto a narrarvi le incredibili gesta di Elia Mangiaboschi (il sottoscritto) prode investigatore privato, pirata dei sette mari, sabotatore rivoluzionario, sedicente ladro gentiluomo, adoratore di storie della buonanotte, amico degli ultimi, Pinocchio novello ma, soprattutto, Cacciatore di Asparagi.
Signori & Signore!
Fratelli & Sorelle!
Compagni & Compagne!
Ecco a voi…
LA SELEZIONE DELLA SPECIE
[Ovvero quando l’asparago si ribellò al suo padrone, Elia Mangiaboschi sfidò il prode contadino e Anita scelse, tra le righe, chi aveva i giusti geni]
  In un bel giorno di primavera
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Con gli uccellini che cinguettano…
SIGMUND FREUD: …E il giusto vento tra le fronde…
IL CRICETO: Quando cioè il naso degli allergici si riempie di mocciolo…
  Il buon Elia, fischiettando, vagava felice per le vie della metropoli. Ah! Che dolce sapore la primavera! Che gusto di fiori appena sbocciati, che sole splendente, che cielo blu, oltremare quasi!
  Trotterellava, il drugo.
Aveva appena ricevuto un messaggio dalla dolce Anita. Anita l’aveva conosciuta un po’ di tempo prima, quando si era reinventato indagatore, seguendo le giuste tracce di Sherlock Holmes, e aveva scoperto una mattonella strana con una scritta ancora più strana nascosta dal frigorifero della cucina di casa sua. La mattonella l’aveva portato in Umbria, in un’insolita casa famiglia gestita dalla ragazza. Quando l’aveva vista per la prima volta (e anche l’ultima) il buon Elia -che sta parlando di sé in terza persona per il grande imbarazzo provocato dalla vicenda amorosa- se ne era perdutamente innamorato, avvertendo addirittura un paio di scampanellii da filmetto smielato di serie B. Aveva così in poco tempo rivalutato tutte le serie amorose degli ultimi anni, compresa Twilight. Se solo avesse avuto quindici anni in meno avrebbe inciso le cortecce degli alberi con un dolce “E + A”, si sarebbe quasi ammazzato per mettere un lucchetto in un ponte qualunque di Roma e sul diario di scuola avrebbe scritto “For ever” in ogni pagina. Elia però era adulto ormai, aveva un lavoro precario e di seguire le vie del cuore non aveva tempo. Il suo cuore era, a detta dei più, duro come la pietra. Fino a che non era giunto il Messaggio: “Vieni a raccogliere gli asparagi?”.
  “Quindi l’asparago esiste”, si era domandato Elia in un primo momento, “non nasce tra i banconi del Todis”.
Nella sua testa intanto il sempre più folto gruppo di squinternati si era riunito:
KARL MARX: E così compagni abbiamo capito una volta per tutte che l’asparago è una pianta.
CHARLES DARWIN: Aspharagos, è greco bifolchi.
UNA MOSCA: E’ lunga è lunga!
BATMAN: Datemi una “A”, datemi una “S”, datemi una “P”, datemi una “A”, datemi una “R”, datemi una “A”, datemi una “G”, datemi una “O”.
TUTTI INSIEME: As-pa-ra-go!
MASTRO LINDO: Fa pisciare, se Elia ne mangia tanto si depura, ne ha bisogno il ragazzo, con tutto quello che gli fate ingurgitare…
GRANDE PUFFO: Noi? Giusto qualche cicchetto ogni tanto…
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: L’amaro, lo dico sempre io…
GRANDE PUFFO: Ma pure l’amaro è ‘na pianta?
KARL MARX: L’asparago ha il dolce sapore della rivoluzione.
SIGMUND FREUD: L’oppio dei popoli.
GENGIS KHAN: Interi imperi distrutti dalla forza dell’asparago.
IOSIF STALIN: Quindi conquistando l’asparago…
LA VOCE DI DIO: …Conquisteremo il mondo.
CARL GUSTAV JUNG: Presto! Facciamo rispondere Elia al messaggio della ragazza!
IL NEURONE: E l’amore? Dov’è l’amore? Il dolce battito del cuore, l’incredibile dolcezza dell’estasi? Oh mondo crudele! Sarò costretto a vivere nel dubbio…
UNA MOSCA: ‘Sti cazzi dell’amore. Su, rispondiamo. Si parte! Andiamo ad asparagi…!
  E così Elia rispose, tremante, all’SMS della bella Anita.

  Lo sapevo, non ho dormito niente.
C’ho tutto ‘sto formicolio ansiogeno che mi maciulla cranio, tempie e cuore.
  Eh. Ho i problemi io, tipo:
come si veste il vero botanico?
  «Colori verdi Elia, fa contadino!», mi suggerisce Ganesh.
Ha ragione. Anita sicuro sta in fissa con gli zappaterra, con l’uomo muscoloso sempre abbronzato, un po’ sudato, le mani grandi e callose, il viso tirato dal vento. Vive in campagna…
  «E tu massimo che conosci sono le margherite, se ti dice culo. E poi hai un fisico Elia che sembri uno stecchino ambulante».
  «Rimedio testa d’elefante, rimedio…»
SIGMUND FREUD: L’avevo detto io, dovevamo fargli fare un po’ di sport!
IL CRICETO: Tipo mandarlo in palestra.
KARL MARX: O arrampicata, ché casomai gli piaceva…
MASTRO LINDO: Sollevamento pesi! Guarda qua che bicipiti…
UNA MOSCA: La tartaruga, le spalle grandi…
LA VOCE DI DIO: Ha il fisico di un sedicenne il ragazzo.
GRANDE PUFFO: Però alla Play ci gioca…
YOGI BHAJAN: E ha provato anche lo yoga, siate onesti…
CHARLES DARWIN (indicando il serpente svaccato sul divano): Sì, e guarda che fine avete fatto fare alla povera Kundalini.
CARL GUSTAV JUNG: Tocca mandare qualcuno ad aiutarlo, da solo non ce la può fare… e Ganesh là, non mi sembra tanto preparato…
  «Tranquillo Mangiaboschi, ti darò una mano io», fa Gregor Mendel, noto monaco naturalista studiato da tutti ai tempi del liceo.
  «Grazie Gregor, con te al mio fianco mi sento più al sicuro».
Inforco pantaloni verde militare con tasconi, calzini grigio Quechua, scarpe da trekking, felpa con cappuccio nera (ma con un bel disegno verde al centro) e cappellaccio da pescatore.
  «Sei perfetto», sorride Gregor Mendel.
Sì, ora sono pronto. Campagna, a noi.

  Anita mi sorride, potrei perdermici in quel sorriso, nelle fossette che le si formano lievi sulle guance, nelle piccole increspature a bordo labbra. Poi, dopo che mi ha sorriso, mi chiede: «Sei pronto?»
Io annuisco. È da quando sono arrivato qui che annuisco. Annuisco tutto il tempo, già felice di averla accanto.
  «Ecco, volevo presentarti una persona, è un mio amico… verrà a cogliere gli asparagi con noi. Artemio, Elia… Elia, Artemio».
Alzo lo sguardo. Cazzo. Artemio ha una salopette che gli calza a pennello, una spiga di grano tra le labbra, la barba un poco sfatta e un cappello di paglia. È muscoloso, Artemio, ha i bicipiti e la tartaruga ed è pure abbronzato. Già lo odio lo stronzo.
  «Ciao», dice stringendomi la mano.
Ricambio. Ci guardiamo negli occhi per un secondo di  troppo. Occhi da faina la merda.
  «Non vincerai mai Elia!», mi fa Ganesh, «Lui si  che è un contadino! Conosce tutto ed è bellissimo! Torna a Roma, evita la profonda delusione! La civiltà già ti reclama!»
  Come quando ero bambino e si giocava a calcio ed io me ne restavo in panchina ché tutti venivano prima di me, anche le femmine.
  «Non mollare Mangiaboschi, ci sono qui io ad aiutarti», mi fa Gregor Mendel.
  «Ma lui ha la spiga di grano! Io non ho niente!»
  «Infila una margherita sull’orecchio. Così facendo non solo sembrerai un contadino ma anche un hippie. Hai presente gli hippie? Sono quei giovani che praticano l’amore libero… sarà la tua salvezza, ascolta a me, ho esperienza con le donne».
  «Ma tu non sei un monaco?»
  «Ricorda, la storia la scrivono i vincitori. Ora vai Elia, che la gara cominci».
  «Fin dalla notte dei tempi il ruolo dominante viene deciso tramite la lotta. La lotta ha un vincitore (Alpha) e un perdente (Sfigato). È la selezione naturale, la legge non scritta. In questo caso, egregi lettori, lo squilibrio tra l’homo sapiens Elia e l’homo sapiens Artemio è a dir poco evidente. I più consiglierebbero al nostro prediletto una dignitosa fuga e una probabile cena, un giorno lontano, in un ristorante della metropoli assieme alla sua diletta ma, nella testa del Mangiaboschi, i simpatici esseri che la popolano hanno ben altro a cui pensare, tra cui: come procacciare il superalcolico, come far fare figure barbine ad Elia e come riuscire con discreto successo ad umiliarlo. Assisteremo quindi alla lotta per il trono del miglior Ricercatore di Asparagi e alla conseguente conquista della bella Anita, indubbiamente femmina alpha. Che la gara abbia inizio», dice Charles Darwin.
  Okay, ci sono. Sono un fottutissimo ricercatore di asparagi, c’ho il fiuto io, come i cani, come le volpi, come le lumache!
Abbasso lo sguardo osservando guardingo la natura.
  «Hmmm».
Continuo ad osservare.
  «Hmmm».
Non smetto di osservare.
  «Scendi ancora di più, così fanno i contadini di tutto il mondo», mi consiglia Karl Marx.
  Tocco la terra con il naso, una formica mi osserva perplessa. Sussurro: «Amica formica, dov’è l’asparago?»
La formica si muove piano, ad indicare un punto imprecisato della campagna.
  San Francesco mi fa ‘na pippa.
  «Blasfemo!», urla San Francesco, «Il sesso non è contemplato! So io cosa vuoi fare con la povera Anita! Anima candida e indubbiamente immacolata!»
  Niente, asparagi non li vedo.
  «Hmmm».
  «Aho Ganesh, che vuoi? Sono ore che stai facendo ‘hmmm’, che è? Che c’è?»
  «Parla elefante, o taci per sempre!», mi fa eco Gregor Mendel.
  «Riflettevo Elia, ma mica lo sappiamo noi com’è fatto un asparago».
  «E dove cresce», dice il Criceto.
  «Dov’è meglio cercarlo».
  «C’avete ragione, non ci avevo pensato.»
  «Come faremo adesso? Perduti per sempre! Ci ritroveremo ancora qui, tra vent’anni, la barba bianca incolta, pieni di pustole su tutto il corpo, con le zecche appiccicate ovunque, ridotti ormai a delle bestie, a cercare ‘sto cazzo di asparago!», piange Ganesh.
  «E tutto per colpa di una donna», dice Mastro Lindo.
  «Trovato il primo!», urla Artemio improvvisamente.
Alzo lo sguardo, Artemio sorride con in mano una pianta lunga e verde, sorride e guarda Anita; lei ricambia mostrando i denti. «Anche io!», dice.
  «Non darti per vinto Elia! Ora sappiamo che l’asparago è verde, lungo e si trova a terra», annuisce Gregor Mendel.
Il pensiero torna immancabilmente ai tempi del liceo:
  «E questo è il famoso quadro di Manet, L’asperge, dove, osservando bene, l’artista accosta con suprema armonia le tonalità malva e grigie dell’asparago…»
  «Alza la testa alza la testa!», urlo al me stesso adolescente.
Ma niente, il coglioncello rimane basso, a lanciare i cartoccetti contro Cavecchi, il secchione del primo banco.
  «Elia».
  «…»
  «Elia!»
  «Uh? Ehi Anita, scusa, ero sovrappensiero», dico alzando la testa dalla terra, «dimmi».
  «Ma tu lo sai com’è fatto un asparago?»
  «Secondo me non ne ha mai visto uno», ride Artemio.
Io lo uccido e seppellisco il corpo in un campo di asparagi dopo averlo tagliato in mille pezzi, poi vediamo chi è il maschio aplha stronzopezzodimmerdaamicodelleguardie.
  «Certo che l’ho visto e l’ho pure mangiato, to’!»
Anita mi guarda, mi sorride per un attimo e mi mostra quello che ha raccolto. «Vedi? Il gambo è lungo…»
  Io non ascolto, c’ho tutte le colonne sonore della Disney in testa.
KARL MARX: Che begli occhi che ha…
MICHAIL BAKUNIN: Che sguardo dolce…
LEV TROTSKY: Che voce soave…
  «Lo trovi sotto gli ulivi soprattutto. Ma fai attenzione, lo devi cogliere quando ancora non si è aperto tutto ma neanche quando il gambo è troppo piccolo. Quelli minuti lasciali crescere… okay?»
Cristo che cosa difficile. «Okay».
  «Ne ho preso un altro!», urla Artemio trotterellando e rovinando il momento di profondo amore e incredibile tenerezza, con noi due chini sulla terra baciata dal sole, in questo giorno di…
  «Ebbasta!», gridano Grande Puffo e Sigmund Freud.
  «Scusate».
  «Ora sai come l’asparago è fatto, compi la missione, il motivo per cui sei stato messo al mondo, la sacra ricerca della pianta. Sei pronto ordunque?»
  «Sono pronto maestro Miyagi».
Che la Sacra Forza del Proletariato Unito prenda il sopravvento, che il potere del Super Saiyan confluisca in me.
  Corro verso l’ulivo.
  «Ma sei sicuro che quello sia un ulivo?», mi domanda Ganesh.
  «È un ulivo è un ulivo. Guarda là, guarda Artemio».
Artemio scatta avanti osservandomi con occhi di fuoco, la spiga ancora in bocca maciullata da denti famelici, bianchi e perfetti.
Aumento il passo, non facendomi notare da Anita. Sembriamo due maratoneti, con tutto il corpo che sculetta così. Più veloce! Il cuore prende a pulsare, le gambe scattano, l’albero è lì, a pochi metri di distanza. Artemio fa un balzo in avanti, mostrando le grandi mani callose, sulla tasca della salopette ben tre asparagi già raccolti. È mio! Scatto in avanti e mi lancio letteralmente sull’ulivo. Artemio mi studia un attimo, poi fa no no con la testa e si ferma.
  Ora cerco disperato tra le erbacce e gli arbusti, mettendo le mani ovunque, tagliandomi e sfregiandomi.
  «Elia», mi chiama Anita, «fai attenzioni alle serpi, alcune sono velenose».
  Le serpi?!?
Oh oh.
  Ganesh si ritrae indietro terrorizzato. «Scappiamo! Questa ci vuole vedere morti! Sai che se ci morde un serpente ci rimaniamo secchi? Lo sai che moriamo sì?!? E poi chi glielo dice a tua madre eh? EH? Fuggiamo finché siamo in tempo! ‘Sti cazzi degli asparagi!»
  «Dimostra di essere uomo Elia. È giunto il momento, segui il cuore. Affronta le tue paure e cresci, in te confluisce il potere di hokuto. Sprigiona la forza e combatti il serpente, dando anche un occhio alle ortiche», mi dice Ken il guerriero.
  Guardo Anita, piegata di poco sull’ulivo, tra l’erba alta. Anche lei alza lo sguardo e mi osserva. «Trovato?», mi chiede con voce armoniosa.
  Ahhh. «Quasi!», rispondo.
CHARLES DARWIN: Modulo cervello ricerca veloce?
UNA MOSCA: Attivo!
GRANDE PUFFO: Deviatore di emozioni postpostadolescenziali?
UNA MOSCA: Attivo!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Braccio biomeccanico contro il dolore?
UNA MOSCA: Attivo!
CARL GUSTAV JUNG: Bocca e naso sigillati antiallergia?
UNA MOSCA: Attivi!
SIGMUND FREUD: Supervista?
UNA MOSCA: Attiva!
IL CRICETO: Okay ragazzi, siamo pronti! Facciamo fare un bel giro ad Elia!
  Improvvisamente una forza oscura prende il sopravvento, come se mille superuomini fossero corsi in mio soccorso. Già vedo Superman Batman e l’Uomo Ragno intenti a darmi la giusta energia per diventare il Contadino Perfetto.
  Negli scantinati delle industrie Osborn l’agricoltore mutante prende il sopravvento, mordendo con i suoi denti famelici il buon Mangiaboschi.
Io.
Sono.
IL CONTADINO.
Lo sguardo si allunga, le percezione si sposta più in là, mentre guardo l’acerrimo nemico che strappa un altro asparago.
  «Selezione della specie ragazzo», annuisce Charles Darwin.
Ora so. Dalle risaie del Vietnam, dalle campagne della Cambogia e dai vigneti della Toscana il potere intero del primo coltivatore fluisce nelle mie vene.
  Verde è il mio colore.
Sono una furia, più Artemio scava più corro, ormai non esiste più niente, mi fermo solo quando Anita mi chiama, facendomi vedere felice le piante che ha colto.
  «Non riuscirai mai a sconfiggerlo! Guarda quante ne ha prese Artemio! Osserva come è bello! È lui il Maschio. Tu sei nulla!», dice Ganesh.
  Ma io non l’ascolto.
  Un coso lo troverò pure.
Sotto ogni ulivo smisto e taglio.
  Poi, finalmente, è lì.
  Stupendo, alto e verde.
Lo guardo con reverente ammirazione. «Ohhh bell’asparago. Tu sarai il primo di molti…», lo ringrazio prima di strapparlo. Mi volto verso Anita, «Guarda! Eccolo!», dico sbandierando la mia pianta come un trofeo, incredibilmente felice. Lei mi sorride e si avvicina, «Sei bello», sussurra.
  Questo, Amici & Amiche, è un momento meraviglioso, meglio addirittura di quando alle elementari Elisa Manfredi mi scrisse, su un bigliettino stropicciato: “Sei carino ma non farti illusioni”.
  Nel frattempo Artemio continua a raccogliere asparagi, è arrivato a circa ventidue piante.
  Guardo la mia. Però, che gusto a prendere cose che poi ti mangerai. Mica come quando fai la spesa, nella zona ortaggi, al supermercato. Anche lì raccogli è vero, però così è diverso, sì sì.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Elia sta scoprendo la bellezza della campagna… e anche l’acqua calda.
KARL MARX: Il duro lavoro nei campi, la dignità del contadino…
BATMAN: E questo amici…
SIGMUND FREUD: …E’ un male.
GRANDE PUFFO: Diventeremo anche noi degli zappaterra! Tutti sporchi da far schifo! Pieni zeppi di punture di zanzare! Sapremo riconoscere ogni singolo frutto! E finiremo a letto alle sei, quando cala il sole, soli come la morte! Per tutti i puffi, facciamo qualcosa!
IL CRICETO: Momentaneamente amici non abbiamo più il controllo di Elia, ormai è Federico Moccia a guidare le sue azioni. Ahimè, siamo perduti.
  Cala la sera, le stelle riempiono il cielo a formare un’incredibile costellazione di cuori, la luna illumina i nostri volti e il mio cuore si sente, finalmente, tre metri sopra al cielo.
  «Non ho mai visto così tante stelle!», cinguetto ad Anita.
  «Bugiardo! Ne hai viste molte di più! Ricordi i cieli del Nepal? E quelli thailandesi? E quella volta vicino a Torino? Oh, c’erano più stelle anche lì!», mi rimprovera Ganesh.
  Ci fermiamo tutti e tre, con il nostro fagotto di piante. Guardo quello di Artemio con odio, poi quello della ragazza e infine il mio: tre asparagi in tutto.
  Ma cazzo, li ho colti io, è roba mia. Mi asciugo il sudore dalla fronte, sono un vero contadino. Li guardo con reverenza.
  «C’è più gusto a mangiare le cose tue…», mi dice Anita.
  «È vero…»
  «Guarda me!», quasi urla Artemio. «Vedi quanti ne ho presi?»
Ma Anita quasi non lo ascolta, si ferma un attimo e mi fissa. Per un secondo soltanto siamo solo noi immobili nel manto di stelle, per un miliardesimo di secondo il tempo sfuma, diventando infinito. Poi ci destiamo entrambi, come colti dal suono del gallo.
  «Bravo…», risponde guardandomi ancora.
Mi volto verso Artemio.
  «Dovresti provare pena…», mi dice il Criceto.
  «Dovrei, se fossi un brav’uomo.»
  «Ma tu non lo sei palla di lardo!», urla il sergente Hartman di Full Metal Jacket. «Gioisci per le disgrazie dell’avversario! Godi! A te non-te-ne-frega-un-cazzo! È una merda Artemio! Una. Merda!»
Guardo Artemio. T’ho vinto stronzo.
  «Chi è il maschio alpha adesso? Chi è?!?», continua il sergente Hartman.
  Cuciniamo tutti e tre, pasta con gli asparagi e, quando ci mettiamo a tavola e assaggio il primo boccone rimango allibito. Sono buonissimi, hanno tutto un altro sapore. Lo dico: «Sono buonissimi, hanno tutto un altro sapore».
  «Perché sono tuoi, sono nostri», mi sorride Anita stringendomi la mano per un momento, solo a sfiorarla.
  Pelle d’oca.
Poi, dopo cena, li saluto entrambi, Artemio mi guarda male e bofonchia un rapido ciao, Anita mi dà un lungo bacio sulla guancia. Mi allontano piano, ascoltando in silenzio le grida dei ragazzi della casa famiglia di Anita. Entro in macchina, osservando la luna piena che tutto illumina, Moccia accanto a me che sorride paffuto. Accendo il motore e ingrano la prima. Il rombo è forte, nel silenzio della campagna. Faccio retromarcia facendo attenzione agli alberi nascosti dal buio.
  «Aspetta!», sento chiamarmi.
Mi fermo e abbasso il finestrino. Anita mi sorride, ha un vasetto in mano, le unghie sporche di terra. «Tieni, è per te. È sugo… con gli asparagi che abbiamo fatto…»
Le nostre mani si incontrano e rimangono incastrate per un secondo in più. «Grazie», mormoro.
  «Elia», mi dice.
  «Eh…»
  «Pensami quando li mangi…»
Poi metto in moto, allontanandomi nel buio della notte, in testa la canzone di Lucio Battisti, ascoltata tante volte e mai capita, quella che fa:
Torno a casa
E penso a te…

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