«Come negare esimi colleghi che è l’asparago la pianta che più di tutte
ci aggrada? Come non assaporare il gusto a dir poco delicato che si fa largo
nel nostro Io? Chiunque di noi, buongustaio senza dubbio alcuno, adora la
pianta dalle forti proprietà diuretiche. Coltivato addirittura dagli egizi, da
secoli serve da nutrimento per l’essere umano. L’evoluzione dell’uomo, la lotta
per la vita, è legata in maniera indissolubile a codesto arbusto. Io lo amo e,
ad essere totalmente onesto, non posso farne a meno», dice Charles Darwin.
Ecco dunque perché oggi mi appresto a narrarvi le incredibili gesta di
Elia Mangiaboschi (il sottoscritto) prode investigatore privato, pirata dei
sette mari, sabotatore rivoluzionario, sedicente ladro gentiluomo, adoratore di
storie della buonanotte, amico degli ultimi, Pinocchio novello ma, soprattutto,
Cacciatore di Asparagi.
Signori & Signore!
Fratelli & Sorelle!
Compagni & Compagne!
Ecco a voi…
LA
SELEZIONE DELLA SPECIE
[Ovvero quando l’asparago si ribellò al suo
padrone, Elia Mangiaboschi sfidò il prode contadino e Anita scelse, tra le
righe, chi aveva i giusti geni]
In un bel giorno di primavera
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Con gli
uccellini che cinguettano…
SIGMUND FREUD: …E il giusto vento tra le
fronde…
IL CRICETO: Quando cioè il naso degli
allergici si riempie di mocciolo…
Il buon Elia, fischiettando, vagava felice per le vie della metropoli. Ah! Che dolce sapore la primavera! Che
gusto di fiori appena sbocciati, che sole splendente, che cielo blu, oltremare
quasi!
Trotterellava, il drugo.
Aveva appena ricevuto un messaggio dalla
dolce Anita. Anita l’aveva conosciuta un po’ di tempo prima, quando si era
reinventato indagatore, seguendo le giuste tracce di Sherlock Holmes, e aveva
scoperto una mattonella strana con una scritta ancora più strana nascosta dal
frigorifero della cucina di casa sua. La mattonella l’aveva portato in Umbria,
in un’insolita casa famiglia gestita dalla ragazza. Quando l’aveva vista per la
prima volta (e anche l’ultima) il buon Elia -che sta parlando di sé in terza
persona per il grande imbarazzo provocato dalla vicenda amorosa- se ne era
perdutamente innamorato, avvertendo addirittura un paio di scampanellii da
filmetto smielato di serie B. Aveva così in poco tempo rivalutato tutte le
serie amorose degli ultimi anni, compresa Twilight. Se solo avesse avuto
quindici anni in meno avrebbe inciso le cortecce degli alberi con un dolce “E +
A”, si sarebbe quasi ammazzato per mettere un lucchetto in un ponte qualunque
di Roma e sul diario di scuola avrebbe scritto “For ever” in ogni pagina. Elia
però era adulto ormai, aveva un lavoro precario e di seguire le vie del cuore
non aveva tempo. Il suo cuore era, a detta dei più, duro come la pietra. Fino a
che non era giunto il Messaggio: “Vieni a
raccogliere gli asparagi?”.
“Quindi l’asparago esiste”, si era domandato Elia in un primo momento,
“non nasce tra i banconi del Todis”.
Nella sua testa intanto il sempre più
folto gruppo di squinternati si era riunito:
KARL MARX: E così compagni abbiamo
capito una volta per tutte che l’asparago è una pianta.
CHARLES DARWIN: Aspharagos, è greco
bifolchi.
UNA MOSCA: E’ lunga è lunga!
BATMAN: Datemi una “A”, datemi una “S”,
datemi una “P”, datemi una “A”, datemi una “R”, datemi una “A”, datemi una “G”,
datemi una “O”.
TUTTI INSIEME: As-pa-ra-go!
MASTRO LINDO: Fa pisciare, se Elia ne
mangia tanto si depura, ne ha bisogno il ragazzo, con tutto quello che gli fate
ingurgitare…
GRANDE PUFFO: Noi? Giusto qualche
cicchetto ogni tanto…
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: L’amaro, lo dico
sempre io…
GRANDE PUFFO: Ma pure l’amaro è ‘na
pianta?
KARL MARX: L’asparago ha il dolce sapore
della rivoluzione.
SIGMUND FREUD: L’oppio dei popoli.
GENGIS KHAN: Interi imperi distrutti
dalla forza dell’asparago.
IOSIF STALIN: Quindi conquistando l’asparago…
LA VOCE DI DIO: …Conquisteremo il mondo.
CARL GUSTAV JUNG: Presto! Facciamo
rispondere Elia al messaggio della ragazza!
IL NEURONE: E l’amore? Dov’è l’amore? Il
dolce battito del cuore, l’incredibile dolcezza dell’estasi? Oh mondo crudele!
Sarò costretto a vivere nel dubbio…
UNA MOSCA: ‘Sti cazzi dell’amore. Su,
rispondiamo. Si parte! Andiamo ad asparagi…!
E così Elia rispose, tremante, all’SMS della bella Anita.
Lo sapevo, non ho dormito niente.
C’ho tutto ‘sto formicolio ansiogeno che
mi maciulla cranio, tempie e cuore.
Eh. Ho i problemi io, tipo:
come si veste il vero botanico?
«Colori verdi Elia, fa contadino!», mi suggerisce Ganesh.
Ha ragione. Anita sicuro sta in fissa
con gli zappaterra, con l’uomo muscoloso sempre abbronzato, un po’ sudato, le
mani grandi e callose, il viso tirato dal vento. Vive in campagna…
«E tu massimo che conosci sono le margherite, se ti dice culo. E poi hai
un fisico Elia che sembri uno stecchino ambulante».
«Rimedio testa d’elefante, rimedio…»
SIGMUND FREUD: L’avevo detto io,
dovevamo fargli fare un po’ di sport!
IL CRICETO: Tipo mandarlo in palestra.
KARL MARX: O arrampicata, ché casomai
gli piaceva…
MASTRO LINDO: Sollevamento pesi! Guarda
qua che bicipiti…
UNA MOSCA: La tartaruga, le spalle
grandi…
LA VOCE DI DIO: Ha il fisico di un
sedicenne il ragazzo.
GRANDE PUFFO: Però alla Play ci gioca…
YOGI BHAJAN: E ha provato anche lo yoga,
siate onesti…
CHARLES DARWIN (indicando il serpente
svaccato sul divano): Sì, e guarda che fine avete fatto fare alla povera Kundalini.
CARL GUSTAV JUNG: Tocca mandare qualcuno
ad aiutarlo, da solo non ce la può fare… e Ganesh là, non mi sembra tanto
preparato…
«Tranquillo Mangiaboschi, ti darò una mano io», fa Gregor Mendel, noto
monaco naturalista studiato da tutti ai tempi del liceo.
«Grazie Gregor, con te al mio fianco mi sento più al sicuro».
Inforco pantaloni verde militare con
tasconi, calzini grigio Quechua, scarpe da trekking, felpa con cappuccio nera
(ma con un bel disegno verde al centro) e cappellaccio da pescatore.
«Sei perfetto», sorride Gregor Mendel.
Sì, ora sono pronto. Campagna, a noi.
Anita mi sorride, potrei perdermici in quel sorriso, nelle fossette che
le si formano lievi sulle guance, nelle piccole increspature a bordo labbra.
Poi, dopo che mi ha sorriso, mi chiede: «Sei pronto?»
Io annuisco. È da quando sono arrivato
qui che annuisco. Annuisco tutto il tempo, già felice di averla accanto.
«Ecco, volevo presentarti una persona, è un mio amico… verrà a cogliere
gli asparagi con noi. Artemio, Elia… Elia, Artemio».
Alzo lo sguardo. Cazzo. Artemio ha una
salopette che gli calza a pennello, una spiga di grano tra le labbra, la barba
un poco sfatta e un cappello di paglia. È muscoloso, Artemio, ha i bicipiti e
la tartaruga ed è pure abbronzato. Già lo odio lo stronzo.
«Ciao», dice stringendomi la mano.
Ricambio. Ci guardiamo negli occhi per
un secondo di troppo. Occhi da faina la
merda.
«Non vincerai mai Elia!», mi fa Ganesh, «Lui si che è un contadino! Conosce tutto ed è
bellissimo! Torna a Roma, evita la profonda delusione! La civiltà già ti
reclama!»
Come quando ero bambino e si giocava a calcio ed io me ne restavo in
panchina ché tutti venivano prima di me, anche le femmine.
«Non mollare Mangiaboschi, ci sono qui io ad aiutarti», mi fa Gregor
Mendel.
«Ma lui ha la spiga di grano! Io non ho niente!»
«Infila una margherita sull’orecchio. Così facendo non solo sembrerai un
contadino ma anche un hippie. Hai presente gli hippie? Sono quei giovani che
praticano l’amore libero… sarà la tua salvezza, ascolta a me, ho esperienza con
le donne».
«Ma tu non sei un monaco?»
«Ricorda, la storia la scrivono i vincitori. Ora vai Elia, che la gara
cominci».
«Fin dalla notte dei tempi il ruolo dominante viene deciso tramite la
lotta. La lotta ha un vincitore (Alpha) e un perdente (Sfigato). È la selezione
naturale, la legge non scritta. In questo caso, egregi lettori, lo squilibrio
tra l’homo sapiens Elia e l’homo sapiens Artemio è a dir poco evidente. I più
consiglierebbero al nostro prediletto una dignitosa fuga e una probabile cena,
un giorno lontano, in un ristorante della metropoli assieme alla sua diletta
ma, nella testa del Mangiaboschi, i simpatici esseri che la popolano hanno ben
altro a cui pensare, tra cui: come procacciare il superalcolico, come far fare
figure barbine ad Elia e come riuscire con discreto successo ad umiliarlo.
Assisteremo quindi alla lotta per il trono del miglior Ricercatore di Asparagi
e alla conseguente conquista della bella Anita, indubbiamente femmina alpha.
Che la gara abbia inizio», dice Charles Darwin.
Okay, ci sono. Sono un fottutissimo ricercatore di asparagi, c’ho il
fiuto io, come i cani, come le volpi, come le lumache!
Abbasso lo sguardo osservando guardingo
la natura.
«Hmmm».
Continuo ad osservare.
«Hmmm».
Non smetto di osservare.
«Scendi ancora di più, così fanno i contadini di tutto il mondo», mi
consiglia Karl Marx.
Tocco la terra con il naso, una formica mi osserva perplessa. Sussurro:
«Amica formica, dov’è l’asparago?»
La formica si muove piano, ad indicare
un punto imprecisato della campagna.
San Francesco mi fa ‘na pippa.
«Blasfemo!», urla San Francesco, «Il sesso non è contemplato! So io cosa
vuoi fare con la povera Anita! Anima candida e indubbiamente immacolata!»
Niente, asparagi non li vedo.
«Hmmm».
«Aho Ganesh, che vuoi? Sono ore che stai facendo ‘hmmm’, che è? Che c’è?»
«Parla elefante, o taci per sempre!», mi fa eco Gregor Mendel.
«Riflettevo Elia, ma mica lo sappiamo noi com’è fatto un asparago».
«E dove cresce», dice il Criceto.
«Dov’è meglio cercarlo».
«C’avete ragione, non ci avevo pensato.»
«Come faremo adesso? Perduti per sempre! Ci ritroveremo ancora qui, tra
vent’anni, la barba bianca incolta, pieni di pustole su tutto il corpo, con le
zecche appiccicate ovunque, ridotti ormai a delle bestie, a cercare ‘sto cazzo
di asparago!», piange Ganesh.
«E tutto per colpa di una donna», dice Mastro Lindo.
«Trovato il primo!», urla Artemio improvvisamente.
Alzo lo sguardo, Artemio sorride con in
mano una pianta lunga e verde, sorride e guarda Anita; lei ricambia mostrando i
denti. «Anche io!», dice.
«Non darti per vinto Elia! Ora sappiamo che l’asparago è verde, lungo e
si trova a terra», annuisce Gregor Mendel.
Il pensiero torna immancabilmente ai
tempi del liceo:
«E questo è il famoso quadro di Manet, L’asperge, dove, osservando bene,
l’artista accosta con suprema armonia le tonalità malva e grigie
dell’asparago…»
«Alza la testa alza la testa!», urlo al me stesso adolescente.
Ma niente, il coglioncello rimane basso,
a lanciare i cartoccetti contro Cavecchi, il secchione del primo banco.
«Elia».
«…»
«Elia!»
«Uh? Ehi Anita, scusa, ero
sovrappensiero», dico alzando la testa dalla terra, «dimmi».
«Ma tu lo sai com’è fatto un asparago?»
«Secondo me non ne ha mai visto uno», ride Artemio.
Io lo uccido e seppellisco il corpo in
un campo di asparagi dopo averlo tagliato in mille pezzi, poi vediamo chi è il
maschio aplha stronzopezzodimmerdaamicodelleguardie.
«Certo che l’ho visto e l’ho pure mangiato, to’!»
Anita mi guarda, mi sorride per un
attimo e mi mostra quello che ha raccolto. «Vedi? Il gambo è lungo…»
Io non ascolto, c’ho tutte le colonne sonore della Disney in testa.
KARL MARX: Che begli occhi che ha…
MICHAIL BAKUNIN: Che sguardo dolce…
LEV TROTSKY: Che voce soave…
«Lo trovi sotto gli ulivi soprattutto. Ma fai attenzione, lo devi
cogliere quando ancora non si è aperto tutto ma neanche quando il gambo è
troppo piccolo. Quelli minuti lasciali crescere… okay?»
Cristo che cosa difficile. «Okay».
«Ne ho preso un altro!», urla Artemio trotterellando e rovinando il
momento di profondo amore e incredibile tenerezza, con noi due chini sulla
terra baciata dal sole, in questo giorno di…
«Ebbasta!», gridano Grande Puffo e Sigmund Freud.
«Scusate».
«Ora sai come l’asparago è fatto, compi la missione, il motivo per cui
sei stato messo al mondo, la sacra ricerca della pianta. Sei pronto ordunque?»
«Sono pronto maestro Miyagi».
Che la Sacra Forza del Proletariato
Unito prenda il sopravvento, che il potere del Super Saiyan confluisca in me.
Corro verso l’ulivo.
«Ma sei sicuro che quello sia un ulivo?», mi domanda Ganesh.
«È un ulivo è un ulivo. Guarda là, guarda Artemio».
Artemio scatta avanti osservandomi con
occhi di fuoco, la spiga ancora in bocca maciullata da denti famelici, bianchi
e perfetti.
Aumento il passo, non facendomi notare
da Anita. Sembriamo due maratoneti, con tutto il corpo che sculetta così. Più
veloce! Il cuore prende a pulsare, le gambe scattano, l’albero è lì, a pochi
metri di distanza. Artemio fa un balzo in avanti, mostrando le grandi mani
callose, sulla tasca della salopette ben tre asparagi già raccolti. È mio!
Scatto in avanti e mi lancio letteralmente sull’ulivo. Artemio mi studia un
attimo, poi fa no no con la testa e si ferma.
Ora cerco disperato tra le erbacce e gli arbusti, mettendo le mani
ovunque, tagliandomi e sfregiandomi.
«Elia», mi chiama Anita, «fai attenzioni alle serpi, alcune sono
velenose».
Le serpi?!?
Oh
oh.
Ganesh si ritrae indietro terrorizzato. «Scappiamo! Questa ci vuole
vedere morti! Sai che se ci morde un serpente ci rimaniamo secchi? Lo sai che
moriamo sì?!? E poi chi glielo dice a tua madre eh? EH? Fuggiamo finché siamo
in tempo! ‘Sti cazzi degli asparagi!»
«Dimostra di essere uomo Elia. È giunto il momento, segui il cuore.
Affronta le tue paure e cresci, in te confluisce il potere di hokuto. Sprigiona
la forza e combatti il serpente, dando anche un occhio alle ortiche», mi dice
Ken il guerriero.
Guardo Anita, piegata di poco sull’ulivo, tra l’erba alta. Anche lei
alza lo sguardo e mi osserva. «Trovato?», mi chiede con voce armoniosa.
Ahhh. «Quasi!», rispondo.
CHARLES DARWIN: Modulo cervello ricerca
veloce?
UNA MOSCA: Attivo!
GRANDE PUFFO: Deviatore di emozioni
postpostadolescenziali?
UNA MOSCA: Attivo!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Braccio
biomeccanico contro il dolore?
UNA MOSCA: Attivo!
CARL GUSTAV JUNG: Bocca e naso sigillati
antiallergia?
UNA MOSCA: Attivi!
SIGMUND FREUD: Supervista?
UNA MOSCA: Attiva!
IL CRICETO: Okay ragazzi, siamo pronti!
Facciamo fare un bel giro ad Elia!
Improvvisamente una forza oscura prende il sopravvento, come se mille
superuomini fossero corsi in mio soccorso. Già vedo Superman Batman e l’Uomo
Ragno intenti a darmi la giusta energia per diventare il Contadino Perfetto.
Negli scantinati delle industrie Osborn l’agricoltore mutante prende il
sopravvento, mordendo con i suoi denti famelici il buon Mangiaboschi.
Io.
Sono.
IL
CONTADINO.
Lo sguardo si allunga, le percezione si
sposta più in là, mentre guardo l’acerrimo nemico che strappa un altro
asparago.
«Selezione della specie ragazzo», annuisce Charles Darwin.
Ora so. Dalle risaie del Vietnam, dalle
campagne della Cambogia e dai vigneti della Toscana il potere intero del primo
coltivatore fluisce nelle mie vene.
Verde è il mio colore.
Sono una furia, più Artemio scava più
corro, ormai non esiste più niente, mi fermo solo quando Anita mi chiama,
facendomi vedere felice le piante che ha colto.
«Non riuscirai mai a sconfiggerlo! Guarda quante ne ha prese Artemio!
Osserva come è bello! È lui il Maschio. Tu sei nulla!», dice Ganesh.
Ma io non l’ascolto.
Un coso lo troverò pure.
Sotto ogni ulivo smisto e taglio.
Poi, finalmente, è lì.
Stupendo,
alto e verde.
Lo guardo con reverente ammirazione. «Ohhh bell’asparago. Tu sarai il primo di
molti…», lo ringrazio prima di strapparlo. Mi volto verso Anita, «Guarda!
Eccolo!», dico sbandierando la mia pianta come un trofeo, incredibilmente
felice. Lei mi sorride e si avvicina, «Sei bello», sussurra.
Questo, Amici & Amiche, è un momento meraviglioso, meglio
addirittura di quando alle elementari Elisa Manfredi mi scrisse, su un
bigliettino stropicciato: “Sei carino ma non farti illusioni”.
Nel frattempo Artemio continua a raccogliere asparagi, è arrivato a
circa ventidue piante.
Guardo la mia. Però, che gusto a prendere cose che poi ti mangerai. Mica
come quando fai la spesa, nella zona ortaggi, al supermercato. Anche lì
raccogli è vero, però così è diverso, sì sì.
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Elia sta
scoprendo la bellezza della campagna… e anche l’acqua calda.
KARL MARX: Il duro lavoro nei campi, la
dignità del contadino…
BATMAN: E questo amici…
SIGMUND FREUD: …E’ un male.
GRANDE PUFFO: Diventeremo anche noi
degli zappaterra! Tutti sporchi da far schifo! Pieni zeppi di punture di
zanzare! Sapremo riconoscere ogni singolo frutto! E finiremo a letto alle sei,
quando cala il sole, soli come la morte! Per tutti i puffi, facciamo qualcosa!
IL CRICETO: Momentaneamente amici non
abbiamo più il controllo di Elia, ormai è Federico Moccia a guidare le sue
azioni. Ahimè, siamo perduti.
Cala la sera, le stelle riempiono il cielo a formare un’incredibile
costellazione di cuori, la luna illumina i nostri volti e il mio cuore si
sente, finalmente, tre metri sopra al cielo.
«Non ho mai visto così tante stelle!», cinguetto ad Anita.
«Bugiardo! Ne hai viste molte di più! Ricordi i cieli del Nepal? E
quelli thailandesi? E quella volta vicino a Torino? Oh, c’erano più stelle
anche lì!», mi rimprovera Ganesh.
Ci fermiamo tutti e tre, con il nostro fagotto di piante. Guardo quello
di Artemio con odio, poi quello della ragazza e infine il mio: tre asparagi in
tutto.
Ma cazzo, li ho colti io, è roba mia. Mi asciugo il sudore dalla fronte,
sono un vero contadino. Li guardo con reverenza.
«C’è più gusto a mangiare le cose tue…», mi dice Anita.
«È vero…»
«Guarda me!», quasi urla Artemio. «Vedi quanti ne ho presi?»
Ma Anita quasi non lo ascolta, si ferma
un attimo e mi fissa. Per un secondo soltanto siamo solo noi immobili nel manto
di stelle, per un miliardesimo di secondo il tempo sfuma, diventando infinito.
Poi ci destiamo entrambi, come colti dal suono del gallo.
«Bravo…», risponde guardandomi ancora.
Mi volto verso Artemio.
«Dovresti provare pena…», mi dice il Criceto.
«Dovrei, se fossi un brav’uomo.»
«Ma tu non lo sei palla di lardo!», urla il sergente Hartman di Full
Metal Jacket. «Gioisci per le disgrazie dell’avversario! Godi! A te
non-te-ne-frega-un-cazzo! È una merda Artemio! Una. Merda!»
Guardo Artemio. T’ho vinto stronzo.
«Chi è il maschio alpha adesso? Chi è?!?», continua il sergente Hartman.
Cuciniamo tutti e tre, pasta con gli asparagi e, quando ci mettiamo a
tavola e assaggio il primo boccone rimango allibito. Sono buonissimi, hanno
tutto un altro sapore. Lo dico: «Sono buonissimi, hanno tutto un altro sapore».
«Perché sono tuoi, sono nostri», mi sorride Anita stringendomi la mano
per un momento, solo a sfiorarla.
Pelle d’oca.
Poi, dopo cena, li saluto entrambi,
Artemio mi guarda male e bofonchia un rapido ciao, Anita mi dà un lungo bacio
sulla guancia. Mi allontano piano, ascoltando in silenzio le grida dei ragazzi
della casa famiglia di Anita. Entro in macchina, osservando la luna piena che
tutto illumina, Moccia accanto a me che sorride paffuto. Accendo il motore e
ingrano la prima. Il rombo è forte, nel silenzio della campagna. Faccio retromarcia
facendo attenzione agli alberi nascosti dal buio.
«Aspetta!», sento chiamarmi.
Mi fermo e abbasso il finestrino. Anita
mi sorride, ha un vasetto in mano, le unghie sporche di terra. «Tieni, è per
te. È sugo… con gli asparagi che abbiamo fatto…»
Le nostre mani si incontrano e rimangono
incastrate per un secondo in più. «Grazie», mormoro.
«Elia», mi dice.
«Eh…»
«Pensami quando li mangi…»
Poi metto in moto, allontanandomi nel
buio della notte, in testa la canzone di Lucio Battisti, ascoltata tante volte
e mai capita, quella che fa:
Torno a casa
E penso a te…
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