Amici & Amiche, Signori & Signore, anche se un po’ in ritardo
ecco i miei buoni propositi per il 2016.
«Che tra la LRAT», dice Ganesh, «e la sinusite abbiamo avuto il nostro
gran bel da fare».
«Ecco, c’hai ragione testa d’elefante».
«Daje».
I
69 BUONI PROPOSITI PER IL 2016 DI ELIA MANGIABOSCHI
GRANDE PUFFO: Due settimana per puffare
‘sta stronzata.
SIGMUND FREUD: Di più. Dalla fine del
2015.
MASTRO LINDO: Ha i pensieri il ragazzo.
CARL GUSTAV JUNG: Facciamolo iniziare.
Non distraiamolo sempre, lo sappiamo tutti che è paranoico, o no? Forza, con
garbo e attenzione. Manovrare l’adorato non è cosa semplice. Ecco, mi ci metto
io, tranquilli.
Mi concentro, convergendo l’energia verso un punto indefinito dello
spazio, e poi ricomincio:
I
69 BUONI PROPOSITI PER IL 2016 DI ELIA MANGIABOSCHI
- Mangiare meno merendine.
- Scrivere un romanzo (uno buono) e trovare una casa editrice (anzi, se la
casa editrice trova me ancora meglio).
- Travestirsi da ninja e scoprire cosa appizza il Principale nel suo
ufficio (oscure leggende si narrano in proposito, i più scaltri dicono nasconda
poderose macchine di tortura, altri il siero della vita eterna; si sa solo che
chi ha ricevuto la chiamata non è più tornato).
- Pagare le bollette in tempo.
- Arrivare puntuale agli appuntamenti, ergo, non essere sempre in ritardo.
- Sconfiggere una volta per tutte il precariato ed erigermi a paladino di
tutti gli oppressi, novello Lenin del nuovo millennio; il sogno di papà e
mamma.
- Diventare un supereroe sabotatore anarchico che ruba ai ricchi per dare
ai poveri.
- Svaligiare una banca.
- Occupare una casa ai Parioli.
- Bloccare il tempo.
- Aggiustare i freni della bici e comprare i pedali nuovi, in alluminio,
ché il piede mio scivola ormai talmente sono consumati i miei.
- Farmi la PlayStation 4, ne abbiamo bisogno, il coinquilino ed io; in
caso rubarla, organizzando il grande colpo del secolo.
- Avere più tempo per: leggere, scrivere, uscire, camminare, viaggiare,
ballare, rotolare.
- Diventare uno jedi, la strada è lunga, ma ce la posso fare.
- Essere felice.
- Non indossare mai più una cravatta. La odio. E non so fare manco il
nodo. A morte gli Uomini Grigi.
- Lavorare per vivere e non vivere per lavorare.
- Non sporcarmi la camicia di sugo, e manco d’olio, le macchie d’olio non
vanno via.
- Di conseguenza, usare la parannanza quando cucino.
- Bere di meno, c’ho ‘na certa ormai, una boccia di rosso al giorno mi
lascia sempre un poco di down la mattina dopo.
- Finirla con le droghe.
- Ma assaggiare quelle che ancora non ho assaggiato.
- Usare i buoni pasto per andare a cena fuori e non per fare la spesa.
- Smettere di compare trentasei hamburger agli spinaci a tre euro e
ottanta; credo non facciano proprio bene, l’amica mia dice che c’è la segatura
dentro (però io penso, se c’è la segatura e so’ così buoni, daje de segatura!).
- Assaggiare la bistecca di lupino.
- Fare (di nuovo) la spesa proletaria in uno di quei supermercati
aristofreak dove i grissini costano dieci euro cadauno.
- Boicottare il bio.
- Boicottare la cucina macrobiotica.
- Boicottare quelli con la puzza sotto al naso che fanno tanto i compagni
e poi vanno a cena fuori e, in una sera, spendono quanto lo stipendio mio di un
mese (per mangiare roba bio e macrobiotica).
- Visitare il lago di Titicaca.
-
Comprare una macchinetta subacquea.
- Fare le foto con la macchinetta subacquea (anche dentro la vasca da
bagno).
- Scongelare il reparto freezer del mio vecchio frigorifero giallo.
- Sputare in faccia ad un leghista, uno qualunque.
- Smettere di parlare con la famiglia di vermi che ogni tanto, di notte,
viene a farmi visita.
- Riuscire a dormire sette ore di fila, di conseguenza non soffrire più
d’insonnia.
- Ridurre i controlli serali, tipo il gas, la luce, le finestre, la porta,
le chiavi, le prese, i termosifoni, le manopole del forno, la tazza del cesso,
le pantofole allineate.
- Battere Simone a Mortal Kombat.
- Scrivere un bel racconto.
- Fare la pipì seduto sulla tazza quando vado a casa di amiche.
- Riempire la città di manifesti con scritto: “Chi è Elia Mangiaboschi?”.
- Fare un corto.
- Fare il giro del mondo e mangiare i ragni caramellati pure se sono
vegetariano.
- Leggere Dostoevskij.
- Imparare a scrivere con la destra.
- Disegnare un graffito a Majana (o chiamare qualcuno a farlo).
- Camminare per Roma ed osservare le opere di street art, dal Quadraro al
Trullo.
- Passare una giornata intera nel ventre della metropolitana ad osservare
le persone che vanno e vengono.
- Comprare (a rate) una stampante nuova
all’Uomo-Che-Parla-Con-La-Stampante e vedere che effetto fa.
- Lavare i piatti accumulati.
- Praticare sport (uno qualsiasi).
- Svegliare la Kundalini, alla faccia di Grande Puffo.
- Smettere di bere la Pepsi.
- Diventare più alto.
- Imparare il cinese.
- Intonare un mantra, uno qualunque, per almeno undici minuti senza
pensare al lavoro, ai racconti, all’affitto, al disordine che regna in camera
mia e all’immortalità dell’anima.
- Concentrarmi sul terzo occhio.
- Guardare Breaking bad.
- Avere la risposta pronta.
- Mettere in ordine l’appartamento mio, c’ho delle palle di polvere grandi
quanto il pugno mio che navigano in camera, in bagno, in salotto e in cucina.
- Dare un senso alla libreria, dividendo i libri per genere e per autore.
- Costruire un robot.
- Trovare casa al pinguino che ha occupato il cesso.
- Capire come funzionano le onde gravitazionali.
- A chi dice: «Mandiamoli a casa loro» fargli vedere come sono ridotte, le
case loro, e se lo dicono ancora fargli fare un viaggetto che so, in Siria. E poi
lasciarceli.
- Andare a farsi una doccia.
- Lunga vita alla LRAT!
- Vivere il presente, senza pensare al domani.
- Divertirmi, sempre e comunque.
Non infilare la cravatta nel brodo sabotare la macchina del tempo mangiare verdure cotte per non sentirle urlare...
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