lunedì 4 aprile 2016

IL TURBANTE



  Oh oh.
Apro la porta di casa e lo vedo, immobile nella posizione del loto, totalmente vestito di bianco e con il turbante in testa. E quando, Amici & Amiche, Simone ha il turbante in testa sicuro non sta tanto bene.
GRANDE PUFFO: No no no cazzo. Siamo stanchi oggi. Ci hanno lobotomizzato al lavoro, eccome. Tutto il tempo a puffare scartoffie e timbrare ricevute. Con la camicia e le ascelle sudate. C’avevamo una macchia assurda che era l’imbarazzo nostro.
  Faccio piano, mica ho voglia di fare yoga io.
Il coinquilino però mi sente. «Sat nam», saluta.
  «Sat nam», rispondo.
È la fine. Quando entra in fissa con ‘ste cose new age è la fine. Che poi io lo so che non sta bene, cioè, al lavoro dico. Non lo pagano da mesi e il poverino (rappresentante massimo di una generazione di falliti) si sfoga con le pratiche orientali qui. Deve aprire i chakra, mica no.
MASTRO LINDO: Sì ma noi siamo sfiniti, abbiamo bisogno di riposo.
GRANDE PUFFO: Birra, sigaretta e filmetto. Lo yoga nostro.
  Il coinquilino apre gli occhi e mi osserva attentamente, il piglio di chi la sa lunga. «Bentornato».
  Maledizione. «Grazie».
Un silenzio innaturale cala nel salotto. E’ il tono di Simone, calmo e rilassato, a fermare il tempo.
JOHN LOCKE (quello di Lost): Moriremo tutti!
  Il cervello comincia a frullare. Incredibili domande vengono poste nella Stanza dei Bottoni, dove tutte le decisioni sono prese:
SIGMUND FREUD: Che sia stato licenziato un’altra volta?
MASTRO LINDO: Che abbia deciso finalmente di pulire?
BATMAN: Ha capito chi comanda in casa?
FEDERICO MOCCIA: Ha forse sfrattato il dolce pinguino che dimora nel bagno? Simbolo di amore e tenerezza?
  Dal cesso il pinguino emette un lungo suono. No, mi sa che c’è ancora.
  «Lo senti?»
  «Eh. Lo sento lo sento. C’ha fame l’animale da compagnia.»
Decido di affrontare l’argomento, partendo dalla domanda più importante: «Perché non stai giocando alla Play?»
Simone rimane immobile, prende un bel respiro e mi fa: «Non capisci?»
  Oddio mio no! Sarò costretto a sorbirmi la solita tiritera sull’ordine! Sulla spesa! Sugli hamburger di spinaci! Sul mio vecchio frigorifero giallo! Sui mali del mondo e della società! Su Daesh! Sull’occidente! Sul Belgio e sulle falle della sicurezza!
IL CRICETO: Le falle della sicurezza no!
  Devo salvarmi.
IL NEURONE: Presto, inventiamo una scusa qualunque!
  «Dovrei… uh, dovrei cucinare sì. Ho fame.»
  «Amico mio, la conoscenza scorre in me».
Improvvisamente mi rendo conto della musichetta tenue e ripetitiva che avvolge la stanza.
Om
Saha navavatu
Saha nau bhunaktu
Saha viryam karavavahai
Tejasvi navadhitamastu
Ma vidvishavahai
Om Shantih Shantih Shantihi
  «Una… lavatrice. Ho tutte le mutande storte. Cioè, sporche. È sera, paghiamo di meno. Ti… ti prego. Come farò senza boxer? Mi costringerai ad andare al lavoro nudo!»
  «Dai…»
  «È quasi martedì. Devo scrivere la storiella, c’hai presente no? Il Racconto del Martedì… il blog mio. Ché quando ci sei tu come protagonista ti piace pure. Eh?»
  «Ti do uno spunto».
Hmmm. Uno spunto. Ottimo. Idee zero, potrei rubare. Sconfitto mi siedo. «Però una sigaretta me la concedi sì?»
  «No Elia. Non posso. Oggi, finalmente, ho scoperto l’importanza del sacro turbante indiano.»
  «Manco una sigaretta?»
  «Non ci arrivi!?! Finalmente ho capito come si annoda!»
  «Che?»
  «Il turbante cazzo. Ops
  «?»
  «M’hai fatto dire una parolaccia.»
  «Scusa, non volevo.»
  «Elia, sarò magnanimo. Voglio trasmettere la mia conoscenza a te. Proprio a te, mio fido coinquilino.»
  Oh no.
BREVI CENNI STORICI SUL TURBANTE
YOGI BHAJAN: Sedetevi dunque. Andiamo con ordine. Più volte vi ho spiegato che lo yoga altro non è che una tecnologia antichissima. Idem per il turbante. Dal tempo del primo maestro sikh, Guru Nanak, mettere il turbante è parte essenziale del percorso spirituale. Percorso spirituale che successivamente sarebbe diventato il Sikh Dharma. Guru Nanak portava il turbante e i suoi studenti facevano lo stesso. Per migliaia di anni la testa avvolta ha avuto un solo scopo: assistere un uomo e mantenere la sua coscienza più elevata.
CARL GUSTAV JUNG: Sì vabbè, ma a che serve?
YOGI BHAJAN: La parte superiore della capoccia, quella dove i bambini hanno il punto debole, è chiamata Decimo Cancello…
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Ohhh…
YOGI BHAJAN: Il chakra della corona. Gli yogi di tutto il mondo sanno che i capelli sulla sommità della testa proteggono il Decimo Cancello.
UNA MOSCA: Ecco perché hai voluto far crescere i capelli all’adorato, ‘sto paraculo mica c’aveva detto niente.
IL CRICETO: Ci proteggono dal sole, al posto del cappello…
YOGI BHAJAN: I capelli si comportano come antenne, canalizzando l’energia e la forza vitale del sole nel corpo e nel cervello. Fate caso al nodo di Elia, ha i capelli avvolti sul centro solare della testa, per mantenere una vibrazione spirituale tutto il giorno.
  Già mi sento meglio. C’ho la vibrazione spirituale e manco lo sapevo. «Aho», faccio a Simone, «ti devi far crescere i capelli, altrimenti non sarai mai un vero rishi, se non c’hai il joora dico.»
  «Che?»
Ecco, io mica lo so perché dico ‘ste cose. Davvero. Tutte queste informazioni, l’intero sapere scorre in me. Ho un’enciclopedia in testa e non me ne rendo conto. Improvvisamente un grande fuoco arde, investendo il mio Io. Mi concentro, tipo Scarlett Johansson in Lucy.
KARL MARX: Cristo come si fa calda la Stanza dei Bottoni ogni volta che il diletto si concentra.
MICHAIL BAKUNIN: E ci credo, chiama a raccolta tutti noi.
IL NEURONE: E a me, orfano tra diversi. La mia specie sterminata da voi, inutili esseri retaggio di una mente infantile.
GRANDE PUFFO: Ecco va, guardate un po’ là. Nel reparto “Memoria Sconosciuta”, le robe ancestrali, le cose mistiche che piacciono a Elia, ché a sedici anni si leggeva tutte quelle stronzate sul peyote e le storie degli psiconauti. Prova un po’ tu Superstellino, casomai trovi qualcosa. Il Neurone mica lo vedo tanto sveglio. Il reparto bello impolverato devi cercare. Vuoto vuoto. Sì, lo scatolone in fondo. Puffalo. Bravo. E passami ‘na biretta.
  «Il rishi», spiego a Simone, «è uno che ha la capacità di controllare il flusso di energia e di prana nel corpo. Il nodo incanala l’energia nella meditazione. Se ti tagli i capelli non c’è il nodo. Non conti un cazzo. Sei uno sfigato, anche nello yoga.»
  «Elia. Il passo successivo, dopo il rishi, è quello di mettere il turbante.»
GRANDE PUFFO: Cazzo ci sta a sfida’.
YOGI BHAJAN: Le sfide non arrivano alle persone piccole, le grandi sfide arrivano alle persone grandi.
GRANDE PUFFO: C’ha ragione il santone qua. Kundalini, tu che dici?
IL NEURONE: L’avete distrutta! Svaccata sul divano, circondata da alcolici! Blasfemi!
MASTRO LINDO: Effettivamente il serpentone non sembra passarsela tanto bene. Ieri ha pure vomitato.
BATMAN: E mai nessuno che pulisca.
SIGMUND FREUD: Chi sporca pulisce, l’abbiamo sempre detto.
IL NEURONE: Ma non vi rendete conto? Con la Kundalini ubriaca le energie di Elia sono ridotte al minimo!
  Sbadiglio. Tutta ‘sta concentrazione mi ha fatto venire sonno.
SERGENTE HARTMAN: In piedi palle di lardo! Una sfida è una sfida! Se il coinquilino vuole la guerra guerra avrà! Yogi, tu sembri esperto in queste stronzate da hippie! Mettiti ai comandi!
  «Simone, mi stai sfidando? Guarda che io il turbante lo so indossare. Ce ne ho uno in camera mia lungo quattro metri, bianco, stoffa indiana. Mica cazzi.»
  E infatti, perché ho un turbante nell’armadio? Quand’è che l’ho comprato?
  Bah. I misteri della vita.
  «Il bianco è il colore dello yoga kundalini».
  «E del super saiyan.»
MAESTRO YODA: Rabbia, paura, violenza: sono loro il Lato Oscuro! Veloci ti raggiungono quando combatti! Se anche una sola volta la strada buia tu prendi, per sempre essa dominerà il tuo destino!
  Un fulmine squarcia l’aria, gli occhi di Simone si stringono in due piccole fessure sottili. Ricambio.
  «Sat nam», dico.
  «Sat nam», ripete.
  «Chi vince fa i piatti per un mese.»
Che poi i piatti non li laviamo già da trenta giorni, c’abbiamo una pila più alta della Torre Eiffel.
  Il pinguino si mette tra noi e ci fissa. Alza la pinna, la riabbassa.
Corro in camera e prendo il sacro turbante bianco. Poi di nuovo in salotto.
  Sono pronto.
Ora, dovete sapere che indossare il turbante è una delle cose più difficili che esistano, quasi come pelare l’arancia senza mai rompere la buccia; su internet ci fanno i corsi, su come avvolgere la fascia dico, non sulle arance, ché non è che basta che l’arrotoli intorno alla capoccia, macché. C’è il procedimento corretto; per dire, le donne lo mettono in maniera diversa da noi maschietti, mica no. Però io c’ho Yogi Bhajan dentro la capoccia mia. Oh, ha portato lo yoga Kundalini in occidente. Eh.  
YOGI BHAJAN: Chiudi gli occhi.
  Chiudo gli occhi.
YOGI BHAJAN: Concentrazione sul terzo occhio.
  Fatto.
YOGI BHAJAN: La pressione del tessuto, una volta che il telo è stato avvolto, mantiene le ventisei ossa della testa in ordine e attiva i punti di pressione sulla fronte che tengono una persona calma e rilassata. Il turbante dovrà coprire anche le tempie per proteggere l’individuo dalla negatività mentale o psichica delle altre persone. La pressione del turbante cambia anche il modello di flusso di sangue al cervello. Indossarlo renderà tutto più chiaro.
  Daje. Ce la posso fare.
Simone arriccia il naso. «Il pinguino decreterà chi fa il nodo più bello».
Il pinguino annuisce.
  Che poi, riflettendo, che ne so io di come si avvolge ‘sto telo.
YOGI BHAJAN: Lo sa lo sa. Solo che non se ne rende conto. Sarò io a guidare le azioni dell’amato, basterà seguire la mia voce, potente e rassicurante. Dovrà avvolgere la testa con sei, sette strati di stoffa.
  Inspiro e comincio.
  Poso il turbante a terra ed elimino tutte le pieghe.
MATRO LINDO: Ecco, qui ci penso io. Lavoro di squadra ragazzi, tutti insieme possiamo farcela. Senza perdere la pazienza.
GRANDE PUFFO: Se vabbè. Io già mi sto a rompe’. Superstellino, passa il vino. Kundalini, fai spazio sul divano, non è che è solo tuo eh. Fammi godere lo spettacolo. L’ennesima figura dimmerda. Finiremo a puffare i piatti per un mese, sicuro.
  Calma. Devo stare calmo. Calmo e concentrato.
Simone mi osserva un attimo di troppo, sorride. Già se lo sta avvolgendo attorno alla capoccia, ‘sto stronzo. E gli pago pure da mangiare. Ché faccio la spesa al Todis, mica no.
YOGI BHAJAN: Piega il turbante a metà, quattro volte in verticale, mantenendo il tessuto teso.
  A piegare le cose sono sempre stato scarso. Anche con il lenzuolo del letto. Per me è un casino, infatti non lo rifaccio mai.
SIGMUND FREUD: Per una storia di acari no? Così facciamo prendere aria; non siamo pigri, siamo furbi.
  Guarda il coinquilino com’è bravo. Maledetto freakkettone del cazzo. Pure il pinguino che ha squattato il cesso tifa per lui. Sempre detto io che c’è una cotta tra i due, non era meglio un cane come animale domestico?
SERGENTE HARTMAN: Concentrazione! Annullate qualunque pensiero! Il Mangiaboschi deve vincere! È una guerra ragazzi!
YOGI BHAJAN: Adesso mordi.
  «Che?»
  «Hai detto qualcosa?», mi chiede Simone.
  «No no.»
Mordo. Come mordo?
MASTRO LINDO: È sporco. Tutto il telo bianco è impolverato. Se lo morde si ammala, mangia la polvere, poi la vomita, come i gatti. E tra l’altro arriva tutta qui. Si deposita nella Stanza dei Bottoni e mi tocca pulire. Tranne Batman nessuno fa le faccende di casa. Poi dite che Elia è disordinato. Io mi rifiuto. Capito?
  Non morderò mai ‘sto straccio sporco.
YOGI BHAJAN: Mordi.
SERGENTE HARTMAN: Mastro Lindo! Non osare contraddire il maestro! Non tollererò un’altra insubordinazione!
  Mordo l’estremità di turbante, come un cane feroce, tenendo ben stratta la stoffa tra i denti.
  Sbavo.
  Gli occhi si riempiono di sangue mentre osservo il mio amico. Maledetto.
  Il pinguino intanto mi guarda e fa no no con la testa. Che ne vuoi sapere tu, fottuto animale, che manco hai le ginocchia?
  Prendo l’altra estremità del telo e la passo sopra la testa, quasi al centro; poi la faccio scendere poco sopra l’occhio sinistro e la riporto su, per fargli fare un altro giro.
SIGMUND FREUD: Occhio alla bava.
  Sbavo.
  La saliva cola sul turbante e il viso si gonfia.
Non devo distrarmi non devo distrarmi non devo distrarmi.
  Ma mi incastro.
  Mi avvolgo e mi incastro.
Cerco di rimediare.
  Il danno è fatto.
Il lungo turbante mi avvolge, come fosse vivo. Le gambe, le braccia, il torace.
  Mi sto mummificando.
Oh Dio mio!
  Totalmente fasciato intravedo Simone, agile e perfetto, stringere il cranio con la benda.
  La rabbia mi circonda.
  Cazzo di yoga del cazzo.
Più su, nella Stanza dei Bottoni, le pareti prendono a tremare.
UNA MOSCA: Presto! Non dobbiamo perdere la pazienza! Non possiamo farci battere dal coinquilino. Per noi la competizione è tutto!
CARL GUSTAV JUNG: E’ il sergente Hartman! È colpa sua!
IL CRICETO: Guardate le mura! Stanno diventando rosse…
OSHO RAJNEESH: Bisogna rilassarsi. Pensate ai fiori, al cielo azzurro, alla pace nel mondo. La meditazione  è proprio l’arte della consapevolezza senza sforzo. La capacità di rimanere calmi e distaccati qualunque cosa succeda intorno.
GRANDE PUFFO (sorseggiando una birra): Ecco, ci mancava solo lui. Io direi di accannare tutta ‘sta stronzata del turbante. Il diletto mica fa yoga. Facciamolo puffare davanti al computer, a guardarsi le repliche di Dawson’s Creek.
DAWSON LEERY: Posso signor Grande Puffo? So che Elia adora la serie televisiva dove compaio da protagonista. So che per anni ha creduto che le più grandi verità (a ragione) provenissero proprio da lì, dalle puntate trasmesse ogni settimana. Insegnamenti sull’amore, sul sesso nascosto, grandi frasi per piccoli concetti. Ha tifato per me ogni volta, sempre, nonostante il parere avverso dei suoi amici. Ricordo ancora quando, giovane universitario, passava le serate in compagnia di alcuni loschi figuri (drogati e ubriaconi) a discutere sulla mia vita, se facessi bene o meno a rivelarmi ad una ragazza. Non se n’è persa una, di avventura mia dico. Una volta addirittura si rifiutò di uscire con una ragazza per stare con me. Ma, e c’è un ma, Elia sa com’è andata a finire con il mio eterno amore: Joey. I rotocalchi di tutto il mondo ne parlarono, quando ancora l’Isis non esisteva e l’occidente viveva al sicuro nelle sue ville a due piani… l’amavo, l’ho sempre amata. Ma lei ha scelto Pacey, lurido bastardo figliodiputtana, che era pure il mio migliore amico. L’ha scelto perché io non ho avuto coraggio. E dopo si è messa con Tom Cruise ed è entrata a far parte di Scientology. Tutto per colpa mia. Il mio consiglio quindi è quello di non mollare. Mai.
SIGMUND FREUD: Ha ragione Dawson. Le sue sono vere e proprie lezioni di vita.
MAESTRO YODA: La Forza scorre in lui.
ERRICO MALATESTA: E se oggi rinunciasse ad avvolgere il turbante? Cosa succederebbe? Mai arretrare di fronte alla battaglia. Combattere fino alla morte. Oggi la fascia, domani il mondo. La sconfitta non è disegnata nel DNA di Elia Mangiaboschi.
DAWSON LEERY: Per Joey amici. Per. Joey.
  Un urlo si leva dentro di me, unendo l’Io all’infinito.
WILLIAM WALLACE (quello di Braveheart): Possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai… la libertà!
  Mi libero, sentendo la forza nelle dita. Combatterò per voi. Finalmente il coinquilino e il pinguino capiranno chi comanda a casa. Dovranno erigermi a nuovo re, un re magnanimo certo, ma pur sempre un re. Mai più piatti da lavare, panni da pulire, cibo per pinguini da comprare. Sarò io, seduto nella posizione del loto, a scegliere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Perché in me scorre la Forza e la democrazia è una cazzata.
YOGI BHAJAN: Non doveva finire proprio così, ma va bene lo stesso.
  Avvolgo il cranio. Mordo il mordo. Passo la stoffa sopra l’orecchio, poi attorno alla fronte. La allargo con dita sapienti, per coprire ogni parte scoperta. Affondo i denti sul bordo opposto del turbante e giro e giro e giro. I movimenti sono fluidi, comandati da una voce interna
YOGI BHAJAN: La mia.
  …Comandati da una voce interna che mi suggerisce cosa fare.
Prendo l’altro bordo (quello mozzicato) e arrotolo ancora, fino a coprire tutta la testa.
  Meditando.
Poi, finalmente, apro gli occhi.
  Simone mi guarda a bocca aperta, il turbante bianco perfettamente avvolto attorno alla capoccia. Il pinguino si posa una pinna sul becco.
  Sorrido. Cazzo se v’ho fregato. Mi sento tutte le ossa compresse, un calore incredibile, livello di concentrazione massimo, lo yogi perfetto. E manco faccio yoga. Si vede che ce l’ho nel sangue, sarà stata la vita precedente. Sicuro sono stato un grand’uomo. Un rivoluzionario yogico. Già. Alla faccia del coinquilino.
  No, cioè, sto proprio in fase meditativa. Tutto stretto stretto. Energia pranica, mica no.
YOGI BHAJAN: Siamo fieri di lui. Guardate le pareti della Stanza dei Bottoni come si gonfiano e si sgonfiano. Vedete?
MAESTRO YODA: La Forza è.
YOGI BHAJAN: La meditazione amici. L’anima stretta.
GRANDE PUFFO: Mi puffa ammetterlo ma questa volta avete ragione.
  «Ma che hai combinato?», mi fa Simone.
Io non ascolto, mi godo la vittoria, il sapere, l’infinito, i piatti che laverà per molto molto tempo.
  Ahhh… sono così soddisfatto… non mi importa più niente della sfida, della competizione. Un tutt’uno col cosmo, con l’infinito.
  Il pinguino mi guarda. Dovrai accettare animaletto pericoloso, mica no. La pinna si alza…
  e indica Simone.
Spalanco gli occhi. «Ma come…?». Non è possibile. Ho fatto un nodo perfetto, c’ho tutta ‘sta concentrazione addosso. «Venduto», gli faccio. «Venduto del cazzo.»
  Il pinguino fa no no con la testa e mi mostra lo specchio. Mi avvicino e mi osservo.
YOGI BHAJAN: No.
OSHO RAJNEESH: No.
MAESTRO YODA: No.
DAWSON LEERY: ‘Mmazza che sola. Ed io che riponevo tanta fiducia su Elia. È per colpa di gente come lui che poi le brave ragazze finiscono co’ certi stronzi che Dio solo lo sa.
GRANDE PUFFO: Lo dicevo io… viè qua Dawson, puffati un cicchetto.
  Sulla testa ho tutto ‘sto telo aggrovigliato, alto almeno due metri, storto, avvolto in maniera incredibile, con tutte pieghe sbagliate, completamente stropicciato e bagnato su tutti i bordi. Non bagnato, zuppo.
  Sconfitto crollo a terra.
La Forza mi abbandona.
  Simone e il pinguino mi afferrano, trascinandomi in cucina. Alzo lo sguardo di fronte al mio destino, novella Cenerentola in un mondo ingiusto. Il silenzio cala nella Stanza dei Bottoni. Poi, piegato, prendo la spugnetta, pronto ad accettare la mia condanna: piatti, forchette, coltelli, cucchiai, tazze, tazzine, bicchieri, calici, scodelle, pentole, scolapasta, barattoli, bottiglie.
  «Ah», mi fa Simone, il turbante perfetto, «è finito il sapone. Vedi di andarlo a comprare. È lunga la pena da scontare.»
  Li guardo, ‘sti due bastardi, alzare la musica e sedersi, gli occhi chiusi, la concentrazione sul settimo chakra. Il pinguino intona il suo verso, il coinquilino ripete.
Ong
Namo
Guru Dev
Namo
[Io mi inchino di fronte all’infinita coscienza che è dentro di me.]


Il prossimo raccontino esce martedì 19 aprile.

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