Lui non la nota.
Fa finta di niente.
Tende a sorvolare.
Ma lei è lì.
Io, miseri umani, non la conosco. Non
posso conoscerla.
È una cosa che, come dire, non mi riguarda.
Ma voi, beh… colpisce ognuno di voi.
Tutti, nessuno escluso.
Anche tu che stai leggendo.
Sì, ci ho preso gusto.
Prendere il posto di Elia Mangiaboschi. Scrivere come Cristo comanda,
ammaliarvi con le mie parole.
Chi sono?
Dovreste saperlo.
Cosa voglio?
Conquistare il mondo.
Ovvio.
Io non ho età.
Sono l’amico di Elia.
Io sono Dio.
Molti mi chiamano Ganesh. Altri,
compreso il Mangiaboschi, testa d’elefante.
Tra tutti i compagni nella Stanza dei Bottoni sono io, sicuramente, il
più importante.
Cammino accanto a lui.
Comunico con lui.
Agisco assieme a lui.
Ed ora sì, scrivo al posto suo.
Dialettica.
Parlo, senza dubbio alcuno, di temi delicati, importanti, che il diletto
non sarebbe mai stato in grado di affrontare.
La settimana scorsa ad esempio il racconto verteva sui tipi da spiaggia,
sciagurati esseri umani; oggi invece narreremo le gesta dell’amica oscura che
colpisce tutti, ma proprio tutti, i mortali.
Voi.
Tu.
Inutili
esseri creati per sbaglio e condannati a morte certa.
UNA MOSCA: Beh, non per darti torto
Ganesh, però anche noi colpisce.
IL CRICETO: Già, noi che ci abitiamo.
GRANDE PUFFO: Cioè sì, insomma. Nella
Stanza dei Bottoni, nella capoccia di Elia.
Io non ascolto.
Io posso tutto.
Mettetevi comodi dunque, rilassatevi, oggi vi parlerò di:
COME
ELIA MANGIABOSCHI SCOPRI’ LA VECCHIAIA
CARL GUSTAV JUNG: Ovvero declino fisico
e cognitivo.
PIERO ANGELA: Invecchiamento delle
cellule.
IL NEURONE: Scomparsa dei miei fratelli
(avvenuta molto tempo fa ad essere onesto).
OSHO RAJNEESH: Per raggiungere la luce e
così rigenerarci…
GRANDE PUFFO: Aho, e ‘mo questo da dove
spunta?
YOGI BHAJAN: L’ho invitato io,
tranquilli!
GRANDE PUFFO: Tranquillo è morto
inculato. E scusa il francesismo.
SIGMUND FREUD: Il problema, miei cari, è
che il nostro amato, il buon Mangiaboschi, non accetta l’arrivo della vecchiaia.
Come molti soffre di quella che può essere definita “Sindrome di Peter Pan”.
PETER PAN: Embè? Che c’avete contro la
Sindrome di Peter Pan? Ve lo immaginate Elia adulto?
BATMAN: Ribrezzo!
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: No! Moriremo
tutti! Elia non si fermerà più davanti alle vetrine dei giocattoli! Non farà
gli scherzi al coinquilino Simone! Non si metterà più le dita nel naso! Non
scoreggerà in metropolitana! E neanche al lavoro! È la fine!
BATMAN: E il gioco dei mimi? E
nascondino? E strega di mezzanotte?
IL CRICETO: I film con i supereroi?
Vogliamo parlare dei film con i supereroi? Quelli che gli intellettuali di
mezzo mondo, e sicuro di tutta Roma, chiamano americanate?
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Non ci siamo
andati a vedere neanche i Fantastici 4!
BATMAN: E’ una cacata.
SUPERTELLINO DEGLI SNORKY: Tu sei di
parte.
KARL MARX: Ma soprattutto… la
PlayStation! Con il coinquilino già si pensava di unire i due stipendi e
comprarci l’ultimo modello! Rinunciando al cibo, inutile spreco consumistico
del Capitale!
YOGI BHAJAN: Fermi tutti! Anche la
Kundalini, adagiata sul divano, si muove…
OSHO RAJNEESH: In una società migliore,
formata da persone più comprensive, nessuno vorrà cambiarti. Tutti ti
aiuteranno ad essere te stesso perché essere te stesso è la cosa più preziosa
del mondo.
GRANDE PUFFO: E quindi? ‘Cazzo ha detto
questo?
KARL MARX: Che dobbiamo combattere
amici, affinché la Vecchiaia non giunga nella Stanza dei Bottoni. Compagno
Peter Pan, siamo con te.
Capirete bene che, se il cervello del Mangiaboschi è comandato da simili
entità, è molto difficile che il suddetto riesca a rendersi conto che, anche
per lui, il tempo passa.
Okay, come dite voi giovani.
Consideriamo
velocemente l’abbigliamento di Elia. Per farlo ho chiamato il noto stilista
Giorgio Armani, che tutti conoscerete.
«Buongiorno», dice Giorgio Armani, «osservando il vestiario di Elia non
si può non notare un attaccamento, eccessivo e forse maniacale, ad una moda
ormai passata da tempo. Il Mangiaboschi è infatti ancorato al passato, fermo a
quando, poco più che ragazzino, indossava pantaloni che facevano inorridire i
genitori e magliette rattrappite alla meno peggio. Lo stile, classico di un
giovane di sedici anni, non è cambiato. A dirla tutta il modello ha ancora
felpe che risalgono alla sua adolescenza (che indossa con orgoglio). Ma andiamo
ad esaminare nel particolare lo stile, che potremmo catalogare come
vintage/trasandato/inconsapevole, di Elia:
LE SCARPE:
Il
Mangiaboschi ha un solo paio di scarpe, modello quattro stagioni, che puzzano.
Sono scarpe da skateboard adatte più ad un dodicenne che ad un trentenne. Elia
però non se ne separa mai, come non si separa mai dai calzini a righe colorati.
D’estate indossa le infradito comparate dai cinesi a due euro, marroni e
bianche, stile balneare.
I PANTALONI:
Elia indossa solo blu jeans larghi ma non troppo, sicuramente poco
adatti alla sua età. I pantaloni sono spesso bucati, e non per moda, ma per
necessità.
LE MAGLIETTE:
Le t-shirt del Mangiaboschi sono tutte nere (tranne una gialla) e hanno
tutte incredibili disegni. Elia non ha camice (tranne quella che usa ogni
giorno per andare a lavorare, coperta da un misterioso alone proprio sotto le
ascelle).
LE FELPE:
[Vedi la sezione “Magliette”].
Negli anni i ragazzi si stufano, crescono, cambiano. Il Mangiaboschi no.
Lui è fermo all’adolescenza. A settant’anni lo troveremo ancora vestito come un
giovane. Ma con il bastone. Credo quindi sia il caso di effettuare un
cambiamento totale del suo guardaroba, onde evitare probabili nudità. Grazie, è
tutto», conclude Giorgio Armani.
Andiamo
avanti.
BATMAN: C’abbiamo avuto Giorgio Armani
con noi, vi rendete conto! Giorgio Armani!
MASTRO LINDO: Sì, e la casa è tutta
sporca, sai che figura?
GRANDE PUFFO: Manco ‘na biretta gli
abbiamo offerto.
OSHO RAJNEESH: La saggezza non ha nulla
a che fare con la conoscenza, proprio per nulla; ha qualcosa a che fare con
l’innocenza. È necessaria una certa purezza del cuore, è necessario un certo
spazio dell’essere perché la saggezza possa crescere.
PETER PAN: Oh. Diglielo un po’ va…
I nostri amici nella Stanza dei Bottoni non si rendono conto però che la
Vecchiaia, come un mostro feroce, ha messo gli occhi su Elia.
L’ignaro, poverino, fa finta di niente.
Osserviamolo prego:
Elia si sveglia, totalmente nudo.
Ha mal di testa, un mal di testa forte e
prepotente che gli trapana il cranio. A diciassette anni, quando faceva
baldoria la sera prima, il dolore non era mica così forte. Ma tant’è.
Si alza piano e si avventura al bagno, strusciando i piedi come un
bradipo ubriaco.
Eccolo.
Guardatelo.
Si osserva allo specchio il petto nudo.
«‘Cazzo sono questi?», geme inorridito.
Angiomi.
Decine e decime di angiomi rossi gli
spuntano sul corpo.
«Sì ma uno al giorno!», urla.
«Lo so», gli faccio. «Sai, con l’età…»
«Ma che età! Questi ce li ha pure mio padre, è ‘na cosa di famiglia,
com’è che si dice?»
«Genetica…»
«Ereditaria».
«Vabbè, grazie. Una cosa così».
Elia
è coperto da piccoli puntini rossi che formano bei disegnini concentrici.
SIGNOR WIKIPEDIA: L’angioma è un tumore
benigno formato da cellule derivate dall’endotelio o dall’epitelio del sistema
circolatorio linfatico o da cellule dei tessuti che circondano tali strutture.
L’ANGIOMA: Ciao, io sono Angioma!
PIERO ANGELA: Salve amico Angioma,
benvenuto.
L’ANGIOMA: Unendo i vari Io potrete
leggere il futuro del vostro adorato, la mia sarà una costellazione di puntini
rossi!
OSHO RAJNEESH: Vivi momento per momento,
muori al passato, non proiettare alcun futuro… godi il silenzio, la gioia, la
bellezza di questo momento.
«‘Nsomma Ganesh, dici che non c’è da preoccuparsi?»
«Ma no Elia, l’angioma è tuo amico, ce l’ha pure tuo padre!»
«Quindi non sarà che sto…»
«Non dire quella parola umano! Non dirla!»
Infatti, Amici & Amiche, al solo pensiero
qualcosa, nella Stanza dei Bottoni, si è mosso:
KARL MARX: Combattiamo!
PETER PAN: Guardate le crepe sui muri!
BATMAN: Presto! Non deve guardarsi allo
specchio, muoviamo il joypad verso l’alto… così…
Elia si veste, fa colazione con le merendine Mulino Bianco (i flauti) ed
esce.
In bicicletta, per la prima volta, avverte un dolore lancinante alla
milza.
SIGMUND FREUD: Qualcuno ha voglia di
pomodori secchi?
KARL MARX: Mi sa tutti.
GRANDE PUFFO: Chi doveva comprarli?
SUPERTELLINO DEGLI SNORKY: Oh, ma perché
sempre io?
Il dolore non cessa. Elia si ferma, si tocca e alza gli occhi al cielo.
“Sarà ‘sta voglia di pomodorini secchi improvvisa che c’ho. Quelli buoni del
Todis… credo la milza sia collegata ai pomodori”, pensa.
Aspetta che il dolore cessi e si rimette in marcia.
Eccola, la sede di Meccanic. A,
l’azienda per cui lavora.
Oggi non ha voglia di fare le scale, diversamente dal solito. La bicicletta
l’ha stancato. Il bisogno di pomorodini secchi sempre più forte.
Aspetta.
Le porte dell’ascensore si aprono.
Entra.
È solo.
Non un suono.
È come se…
avvertisse una presenza. Una sensazione
strana, oscura.
Si volta.
Sinistra.
Desta.
Lo specchio è lì che lo fissa. Elia si guarda ammaliato, osservando
vanitoso il suo viso. Gli occhi, la bocca, le rughe…
«Le rughe?», dice. «Che rughe?»
Attorno agli occhi.
Non se n’era mai accorto prima.
“Sarà un effetto ottico”, pensa sorridendo.
Esce dall’ascensore.
Si
siede alla sua postazione, il mal di testa sempre più forte.
Vorrebbe un Moment.
Ancora la sensazione di essere
osservato.
A metà mattina va in bagno e scopre:
I
SEGNI INCONFUTABILI DELLA VECCHIAIA
«Tu nei sai niente Ganesh?»
«Di che?»
Elia osserva i capelli.
Ora, dovete sapere che il nostro amato ha sempre avuto una folta chioma
lucente, nera nera, più nera del petrolio. Al liceo, davanti al povero Cavucco,
già vittima di calvizie, Elia si divertiva a passarsi una mano sulla testa, più
rigogliosa di un cespuglio a primavera. Era così, un tantinello cattivo.
Fino a oggi.
Oggi il suo sguardo cambia (nuove rughe)
e il Mangiaboschi si studia, contemplando un’immagine che non gli appartiene.
«Che sono quelli?», chiede.
Io non rispondo, non posso rispondere
perché, come già vi ho spiegato, la vecchiaia non mi appartiene.
Mi piace osservarvi, ammirare come improvvisamente vi rendete conto
della vostra fragilità. Siete esseri deboli, facili da rompere, difettosi. In
men che non si dica diventate vecchi. Per me, che esisto da sempre, le vostre
esistenze sono lunghe quanto un battito di ciglia.
Ecco, così.
Adoro vedere il terrore nei vostri
occhi.
Fino a trent’anni vi credete imbattibili, la vita è eterna, ogni cosa vi
è dovuta. Voi, semplicemente, credete nell’immortalità della carne. Dopo, di
colpo, invecchiate. Le dita si fanno grinzose, gli zigomi si abbassano, il
corpo fa fatica a seguire la testa. E il tempo d’improvviso vola. Le giornate
diventano velocissime, un giorno dietro l’altro, un giorno dietro l’altro. Fino
a che non resta la polvere.
GIOVANNI PASCOLI: Infondi negatività
amico mio.
GRANDE PUFFO: Dice bene il poeta qua.
Porti sfiga cazzo.
Non ci si arrende mai. Alcuni vogliono il corpo giovane, altri bramano
la fantasia. Ma il vostro destino segnato.
GRANDE PUFFO: Decantagli un po’ la
poesia dai…
GIOVANNI PASCOLI: Non l’età grave
impedisce di udire la vocina del bimbo interiore, anzi invita forse e aiuta,
mancando l’altro chiasso intorno, ad ascoltarla nella penombra dell’anima. E se
gli occhi con cui mira fuori di noi, non vedono più, ebbene il vecchio vede
allora soltanto con quelli occhioni che son dentro di lui, e non ha avanti sé
altro che la visione che ebbe da fanciullo e che hanno per solito tutti i
fanciulli.
GRANDE PUFFO: ‘Nsomma, è un po’ rinco. Quando
invecchia no?
SIGMUND FREUD: Non credo che il signor
Pascoli intendesse proprio questo.
GRANDE PUFFO: Però, voglio dire. Cioè,
la prosa…
Ne stacca uno. «Ahi», frigna.
Il capello è spesso, bianco, quasi
trasparente.
Ne cerca altri.
Ce ne sono.
Elia si guarda meglio. Ha una valanga di
capelli bianchi.
«Oh oh», sussurra.
Un suono.
Si volta.
Nessuno.
«Non è niente, vedrai che passa!», dico.
«Zitto testa d’elefante! C’è gente che si tinge per questo! Conosco uno,
amico mio, che si colora la barba di nero! Ti rendi conto? ‘Sta terza età che
avanza miete più vittime del vaiolo!»
«Ma a te non cresce».
«Che?»
«La barba».
«Perché sono giovane io!»
«E i capelli bianchi?»
«Stress, come Nathan Never».
«Ma a lui gli hanno ammazzato la moglie…»
Il problema, per Elia, è che l’essere
adulti lo terrorizza. Fin da piccolo, grazie anche ai racconti del papà,
l’uomo, il grande, è sempre stato un
esempio negativo, da non prendere in considerazione e, anzi, da evitare.
L’adulto è, per Elia
SUPERTELLINO DEGLI SNORKY: Posso dirlo
io, posso dirlo io?
KARL MARX: Ma perché sempre tu?
C’abbiamo pure William Blake che è venuto a trovarci…
WILLIAM BLAKE: Certo, nei miei scritti
affronto spesso il tema della perdita dell’innocenza. Conosco metodi
infallibili per ritrovarla. Una volta, mia moglie ed io, per diletto,
totalmente nudi, recitammo Paradiso perduto di Milton in giardino, per il solo
gusto di farlo. Che grande donna! Pace all’anima sua… Scusate, i ricordi… se
possibile, farei una breve summa del prototipo di adulto immaginato da Elia.
Detto anche: Uomo Grigio.
L’UOMO GRIGIO
[enunciato dal Maestro William Blake]
Ed ecco dunque giunger silenzioso il Vecchio. L’abito scuro, grigio;
portava addosso, come un mantello di nebbia in una landa deserta, un fardello
che pareva un ruscello. Il suo cuore, ormai nero, era duro più della pietra e
gli occhi che un tempo ormai sconosciuto avevano riso si erano chiusi, fessure
troppo spente per poter gioire. La morte circondava i suoi pensieri…
Okay, continuo io. Il problema di Elia è che l’Uomo Grigio è sempre
stato il suo terrore: per lui gli adulti sono tutti sbagliati. Non si divertono, non giocano, non ridono, passano
le ore a tavola a mangiare, sbraitano tutto il tempo, pensano poco, sono
arroganti, si vestono male (giacche & cravatte), hanno gli occhi tristi, la
lingua triste, la fronte triste. Sono ridotti ad uno stato larvale. Fanno lavori noiosi, hanno una casa noiosa e una
famiglia noiosa. Pensano, secondo Elia, di aver scelto. Hanno scelto l’auto
nera parecchio grossa con i vetri oscurati, il cane di razza e la partita la
domenica. Sono convinti di decidere, di scegliere. Si deliziano. Però sentono
che c’è qualcosa che non va, come se la propria vita fosse già lì, bella
scritta sull’albo della burocrazia cosmica.
Gli Uomini Grigi si crogiolano nell’attesa dei quindici giorni di ferie,
per andare a spendere duemila euro in una spiaggia strapiena di esseri umani ad
ingurgitare Fanta e patatine e gelati al cioccolato. Bramano la ricchezza e
risparmiano risparmiano risparmiano. Non diventeranno mai ricchi, non hanno
invettiva, iniziativa, fantasia. Loro, semplicemente, vegetano. Attendono con
ansia la carta prepagata, il calcio in streaming, i programmi sul cellulare. Si
svegliano allo stesso orario ogni mattina, tutte le mattine, e indossano divise
sempre uguali, gli stessi colori per tutta la vita, anche lì giù, sotto terra,
nella tomba.
«Viva il tubo catodico!», urlano in coro.
Sono il novantanove per cento della
vostra società.
Ecco, più o meno, quel che pensa Elia.
«Io l’avrei detto meglio», mi fa William Blake.
Comprenderete quindi perché il
Mangiaboschi è così terrorizzato.
A casa c’è Simone, il suo coinqulino.
«Salve Elia», saluta.
«…»
«Che c’è, t’hanno licenziato?»
«…»
«Vedrai, passerà. Al giorno d’oggi licenziare sembra diventato lo sport
nazionale. Prendi me, un anno senza lavoro e poi, di colpo, eccomi qua.»
«Non è il lavoro».
«E che è? Donne non ne hai, l’affitto l’abbiamo pagato, la Play funziona
a meraviglia, c’abbiamo il frigo pieno di cibi già pronti. Che vuoi di più
dalla vita?»
«Io…»
«‘Ste generazioni d’oggi, non s’accontentano mai. Vieni, fatti una
partitina. Vedrai che ti passa. Oh, prendi anche la birra dai».
«Non ne ho voglia, veramente…»
«Tirati su».
«In che senso?»
«Hai la gobba, hai tipo la scogliosi, credo. Una roba così con l’età poi
peggiora, tra cinque anni baci il pavimento. Io lo dico per te, mica no, c’è
‘sto tipo, amico di mio padre, che è così gobbo che se ci parli devi metterti
seduto a terra. Ormai hai una certa Elia, dovresti far qualcosa per la schiena.
Ho certe cosette dello yoga che fanno al caso tuo, vuoi?»
YOGI BHAJAN: Con lo yoga, amici, non
avremo più problemi… la pratica mantiene giovani.
PETER PAN: L’ultima volta che Elia ha
fatto yoga avete visto com’è finita?
PIERO ANGELA: Il ragazzo non ha tutti i
torti, abbiamo risvegliato quel mostro. La Kundalini… eccola là, distesa sul
divano. Un’alcolizzata l’avete ridotta.
GRANDE PUFFO: E’ che tu rosichi. Ché se
c’era Giacobbo sai quante trasmissioni c’aveva fatto?
KARL MARX: Rifiutiamo lo yoga compagni.
«No grazie. Sono troppo giù di corda. Poi mi perdo…»
«Beh, lo scopo dello yoga è un po’ quello. Allora fammi pensare, vuoi
uscire? In giro tutta la notte a bere superalcolici a un euro? A fare gli
scherzi ai passanti? A citofonare a mezzo mondo alle quattro del mattino?
Facciamo la gara dei rutti? Io so dire tutto l’alfabeto, compresa la W, la, Y,
la J, la K, la X. Eh.»
«Non ho più l’età.»
«Hai trent’anni, mica novanta… e conosco dei
novantenni che fanno certi rutti...»
«No Simo, veramente grazie».
«Hai la crisi di mezza età, vero? Capita, ci sono passato anche io.
Finisce. Devi accettarla, basta giochetti, cose da scemi. Fai come me, vedrai
che cresci bene. Qualche esempio: il vino, il Tavernello stop, anche il
Freschello, solo roba seria da due euro al discount. Le sigarette, il vero uomo
fuma solo tabacco, tu già lo fai, ma fallo con ancora più convinzione. Anche
l’ammazzacaffè. Basta amari, sei grande ormai, dacci dentro con il whisky.
Mettiamo pure un camino qui in salotto… e una sedia a dondolo, fumiamo la pipa
e dialoghiamo da persone civili. Possiamo parlare di corse di cavalli, se vuoi.
Smetti di usare Facebook, è roba da ragazzini, prova con Twitter, lo usano gli
intellettuali e i pensatori, come te no? Che scrivi tutte quelle stronzate il
martedì. Il lavoro, basta angosciarsi. Ci rimane poco da vivere, meglio
gustarsi le cose così come sono, altrimenti diventi come uno di quelli là
fuori, quegli impiegati là».
«Ma io sono un impiegato».
«E allora? Elia, c’è impiegato e impiegato. Tu sei un sabotatore del
sistema. Stai tutto il giorno sui social network invece che compilare le
ricevute. Cioè, tipo anarchico del virtuale.»
«Dici?»
«Come no! Il problema, amico mio, è che hai troppa paura di crescere,
quando sei già grande. Cioè, sei cresciuto. I ragazzini ormai ti danno del Lei.
Per un quattordicenne sei un vecchio, tipo il nonno. Ti cedono il posto
sull’autobus. C’hai anche i capelli bianchi. ‘Scolta a me, che sono socio tuo.
Sei adulto, responsabile, vivi da solo da quindici anni, hai la patente e
diritto al voto. Sei anche laureato!»
«Quindi noi siamo… vecchi?»
«No, non vecchi. Adulti. Uomini fatti e formati. E va bene così. Perché
a noi mica ci cambiano.»
«Dici che dovrei… farla entrare?»
«Chi?»
«Quella che mi segue. La Vecchiaia, nella testa mia dico…»
«L’importante, coinquilino, è non perdere la fantasia che uno c’ha
dentro; il fanciullino, diceva il
poeta. La carne può anche invecchiare, è la capoccia che deve rimanere così
com’è.»
CARL GUSTAV JUNG: Mi sa che ci tocca.
KARL MARX: Mi sa.
GRANDE PUFFO: Che dite, apriamo?
IL CRICETO: Sono ore che bussa.
SIGMUND FREUD: Però ci ha fatto prendere
un bello spavento. Sono giorni che spiava il Mangiaboschi.
GRANDE PUFFO: Superstellino, apri un po’
la porta.
SUPERTELLINO DEGLI SNORKY: Sempre io,
vado vado…
LA VECCHIAIA: Ce ne avete messo di
tempo. Salve a tutti.
SIGMUND FREUD: Signora Vecchiaia, non la
immaginavo così…
LA VECCHIAIA: Così come?
SIGMUND FREUD: Beh, sembra la vecchina
di una fattoria nepalese.
LA VECCHIAIA: Giovanotto, non
offendiamo.
GRANDE PUFFO: Giusto, non offendere la
signora.
LA VECCHIAIA: Ma una cannetta non la fa
nessuno? Una partitina a tresette?
dato che nessuno è Dio e tutti si conoscono senza conoscersi pretendendo di essere conosciuti...ognuno con i suoi limiti e la sua imperfezione...viaggia..in incontri dentro e fuori di sé. Sempre un piacere leggere il divenire...
RispondiEliminaLa Terza Età non colpisce...è per tutti...il divenire. Ciao Elia
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