martedì 22 settembre 2015

DODICI POSTI DOVE LEGGERE I RACCONTI DI ELIA MANGIABOSCHI



  Salve,
mi presento: mi chiamo Freud Sigmund, sono nato a Přìbor, Repubblica Ceca, nel lontano 1856. Alcuni di voi mi ricorderanno per i miei scritti, tra cui: “L’interpretazione dei sogni”, “Totem e tabù”, “Studi sull’isteria”, “Quant’è buono il Tavernello”, “Il disagio della civiltà”, “L’avvenire di un’illusione”, “Introduzione alla psicalanlisi” e “Sulla cocaina”, a mio avviso una delle migliori cose che ho scritto. Altri, forse i più colti, mi ricorderanno in quanto appartenente alla setta segreta della Stanza dei Bottoni. La Stanza dei Bottoni è, a mio avviso, un capolavoro dell’inconscio. È nella Stanza infatti che, assieme ad alcuni colleghi, vengono prese decisioni importantissime che influenzano la vita di Elia Mangiaboschi. Potremmo, a torto o a ragione, definirci agenti del Super-Io. Nella Stanza dei Bottoni decidiamo ogni cosa e ognuno di noi rappresenta parti dell’adorato.
  Il suddetto, in preda ad una crisi esistenziale senza precedenti ha preferito, per un tempo oscuro, affidare a noi la realizzazione di quelli che vengono chiamati i racconti del martedì. Fino ad ora, per due volte di seguito, il compito è stato portato avanti da Ganesh, il migliore di noi, ma oggi ad affrontare l’ingrato compito sarò io, l’inventore della psicanalisi, modestamente.
GRANDE PUFFO: E’ sì, adesso fa lo scocciato.
GIOVANNI PASCOLI: Però poi quando abbiamo tirato a sorte.
IL CRICETO: La monetina.
GIOVANNI PASCOLI: Eh, la  monetina, testa o croce.
CARL GUSTAV JUNG: Lo sai che salto ha fatto… sempre stato fortunato, il tossico là.
MASTRO LINDO: Lasciatelo parlare. Oggi è lunedì, ricordate cosa mi avevate promesso la settimana scorsa?
BATMAN: Infatti. Una promessa è una promessa.
OSHO RAJNEESH: E’ tempo che tu smetta di cercare fuori di te tutto quello che a tuo avviso potrebbe renderti felice. Guarda in te, torna a casa.
MASTRO LINDO: Diglielo un po’. Bisogna pulire. ‘Sto posto è un cesso. Fortuna che abbiamo i migliori prodotti in commercio (i miei). Mastro Lindo Aromi di Pino, Mastro Lindo Fresco Limone, Mastro Lindo Spray, Mastro Lindo Ultra e Mastro Lindo Gomma Magica.
BATMAN: Wow!
GRANDE PUFFO: Io c’ho un impegno. Con Marx. Vero Karl?
KARL MARX: Vero. La rivoluzione puzza. Il vero rivoluzionario non pulisce. Mai. Pulire la casa è un privilegio piccolo borghese che non possiamo permetterci.
MASTRO LINDO: Ma l’avevate promesso!
UNA MOSCA: Io mi sono opposta fin da subito.
KUNDALINI: …
  Vorrei continuare, se possibile.
La testa di Elia, scusate, è un turbinio, un caos.
  Perdonateci dunque, ancora una volta.
Torniamo a noi.
  Più volte ci siamo chiesti come, dove e perché le storie di Elia vengano seguite con tanta passione. Come mai, persone oneste e mature come voi, si divertano a leggere tali assurdità, infantili e spesso inutili. La risposta, Amici & Amiche, è ignota e non sarò certo io, umile padre della psicanalisi, a fornirla… (forse un attaccamento eccessivo all’infanzia? Un bisogno irrazionale di rimanere giovani?) mi limiterò più semplicemente ad analizzare quelli che potremmo definire come:
I DODICI LUOGHI DOVE VENGONO LETTI I RACCONTI DEL MARTEDI’
SUPERSTELLINO DEGLI SNORKY: Ohhh.
PIERO ANGELA: Questo sì che è un argomento intelligente.
GRANDE PUFFO: E’ che ha studiato lui. Mica come me che sono nato dentro un funghetto.
  Ci siamo domandati dove viene letto il Mangiaboschi. Ecco quindi una breve lista, non avendo niente di meglio da scrivere, dei dodici luoghi dove vengono assaporati i racconti del martedì.

IN METROPOLITANA:
  È nella metropolitana che Elia ha avuto una delle sorprese più gradite di sempre: osservare da vicino un esemplare umano che leggeva un suo racconto. Scaltro come un gorilla obeso il Mangiaboschi si è avvicinato così tanto al monitor del cellulare del vicino da farsi scoprire. Ha sorriso quindi con nonchalance e si è spostato, mantenendo intatto così l’incredibile segreto che nasconde la sua identità (segreta).
BATMAN: Un po’ come me che nessuno sa chi sono io.
CARL GUSTAV JUNG: Tu sei Bruce Wayne, lo sanno tutti. Cioè, anche i bambini lo sanno. C’hanno fatto i fumetti su di te. E pure i film. E i videogiochi. E i pupazzi. E i giochi di ruolo. E le magliette. E lo zaino per la scuola. E le merendine.
  Leggere in metropolitana i racconti di Elia è un ottimo modo per passare il tempo, per non far caso alle continue lamentele dei passeggeri, alle borse della spesa posate sui piedi, ai ragazzini appena usciti da scuola, al tanfo che si leva nell’aria, ai ritardi del prodigioso mezzo pubblico e alle ascelle malandate dell’ignaro vicino.
  Leggere i racconti di Elia, in questi casi, fa bene al cuore e alla mente e rende il lettore più allegro, frizzante quasi.

NELLA SALA D’ATTESA DEL DOTTORE:
  L’intervento è vicino?
  L’estrazione del dente è ormai prossima?
  Manca poco all’asportazione totale del cuore?
Non c’è problema! Una buona lettura è quel che ci vuole! Tra bambini urlanti, vecchi decrepiti e suore della domenica, il bravo lettore ha sempre con sé una copia del buon Elia. Grazie al Mangiaboschi, ne sono sicuro, ogni pensiero negativo cesserà e il dolore svanirà come per magia. I racconti di Elia sono uno squisito rimedio all’insonnia, al mal di testa, alla paralisi totale del corpo, all’infarto. Leggere fa bene alla salute e aiuta alla vista, domandatelo al vecchio Leopardi Giacomo, magistralmente interpretato da Elio Germano nel bel film “Il giovane favoloso”.
GIACOMO LEOPARDI: La vita, signor Freud, fu dura con me. Ascolti questa, la scrissi ormai tanto tempo fa: “Sempre caro mi fu quest’ermo colle e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Vede, in molti pensano che la frase si riferisse ad una qualche impossibilità di scorgere il panorama dell’esistenza. Non è così. Eppure la mia fu sempre una prosa semplice, chiara. C’era questa siepe, okay? Che copriva un po’ tutto. Inoltre io ho problemi di vista, quindi non vedevo niente. Poco. Poco o niente. Cioè, insomma, sì. C’avevo voglia di un paio di occhiali, tutto qui.

IN FILA ALLE POSTE:
  La fila alle poste è, per molti, un incubo ricorrente. Vorrei, se posso, provare ad interpretarla qui sul monitor, con piccole immagini che ricordano il pene maschile poco prima di contorcersi nell’atto sessuale:
 IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
  Visto? 
  Ogni “I” è uno di voi. Alcuni sono seduti, altri in piedi. Su ogni sedia c’è un prototipo di persona diversa. Ognuno pensa, tutti fanno qualcosa. C’è chi legge il giornale, chi mangia merendine scadute, chi le unghie, chi le unghie dei piedi, chi i piedi, chi si incarta a studiare le scarpe della vicina. C’è il padre di famiglia fermo, la donna in carriera in ritardo al lavoro, il nonno in attesa della pensione. Certi osservano il mondo attenti, guardinghi. La paura di essere superati sempre in evidenza, feroci come lupi in una foresta. L’aggressività è non solo un’emozione o un comportamento, bensì è la manifestazione di una pulsione. La pulsione è l’espressione psichica di un bisogno che vive e si muove nell’inconscio condizionando le scelte e i comportamenti a causa della tensione generata dalla fonte somatica di questa eccitazione. Alle poste l’aggressività è collettiva, contagiosa, s’incancrenisce sulla pelle delle persone. È per questo che leggere il Mangiaboschi aiuta a risolvere il problema. Un buon Mangiaboschi rimane pur sempre un buon Mangiaboschi. Se tutti leggessero più Mangiaboschi e meno stupidate il mondo, a mio avviso (che sono sempre il padre della psicanalisi) sarebbe un posto migliore, senza guerre e con le bandiere della pace appese a tutti i balconi (assieme alle teste mozzate dei padroni e degli sgherri del Capitale, ma questo è un altro argomento).
KARL MARX: A morte il Capitale!
MICHAIL BAKUNIN: A morte i crumiri! Servi della borghesia!

NEL BAGNO DI CASA:
  È proprio in questo luogo che il Mangiaboschi pensa la maggioranza delle sue storie: ben ancorato sulla tazza, lo sguardo concentrato, lo sforzo segnato attorno agli occhi. Elia deve ancora superare quella che mi diverto a chiamare (tra amici) Fase anale.
  Ma veniamo a voi.
Chi non passa le ore al bagno?
Chi non legge mentre, come dire, caca?
  Il bagno è quella che da molti viene definita come La-Stanza-Più-Importante-Della-Casa. È giusto quindi darle l’adeguata rilevanza ad un tale capolavoro dell’ingegneria casalinga. Un’intera camera creata appositamente per i bisogni umani. Il bagno è, a mio avviso, il luogo stesso dove la psicanalisi si concentra (assieme alla camera da letto). Io, che sono Sigmund Freud (mica uno qualunque), vi dico: usate il bagno, rendetelo bello, riempitelo di piante e poster e disegni. Ma soprattutto, imparate ad apprezzare il Sacro Momento della Cacata. Il Mangiaboschi, grazie alle sue parole, vi accompagnerà nel sublime sforzo, semplificando il gesto e anzi aiutando lo stimolo.
CACCA: Ciao, sono Cacca.
MASTRO LINDO: Nooo! Cacca no! Stiamo pulendo!
  Leggere Elia al bagno aiuta l’organismo e stimola la diuresi.

SUL LUOGO DI LAVORO:
  Il lavoro vi opprime? Il principale vi stressa? I vostri colleghi hanno fatto baldoria la sera prima senza chiamarvi? Vi sentite inutili, esclusi e privi di forze? Il licenziamento è ormai prossimo? Il contratto è scaduto da tre mesi e ancora non è stato rinnovato? Vi pagano con il contagocce, una volta ogni tre anni, e manco tutto lo stipendio? Hanno smesso di darvi i buoni pasto? Il dirigente vi ricorda, in maniera del tutto irrazionale, vostro padre?
  Abbiamo la soluzione che fa per voi!
Davanti al computer, tra un conto e l’altro, quando nessuno può vedervi, nel silenzio del vostro ufficio (interrotto solamente dal suono monotono del fax), cliccate sul blog di Elia (o Diario, come lui preferisce venga chiamato), rimpicciolite un poco la schermata e leggete. La vita si riempirà di colori e ogni cosa vi apparirà più chiara. Splendente quasi. Se poi un giorno malauguratamente il vostro capo dovesse scoprirvi non abbiate paura, consigliate anzi un Mangiaboschi, la promozione è assicurata.

IN CAMERA DA LETTO:
  Di notte, dopo una lunga giornata di lavoro, teneramente adagiati sul letto, non potrete fare a meno di leggere il Racconto del Martedì, ottimo rimedio all’insonnia, ben più utile di una dose di morfina, di un corso di yoga o di un digiuno forzato.

IN SPIAGGIA:
  Sotto un sole cocente, il mare davanti, i gabbiani che librano nell’aria, il corpo che si scioglie, il Lettore Compulsivo non potrà non leggere l’ultima storia di Elia, sorridendo ad ogni battuta e rischiando gravemente di entrare a far parte della categoria degli Ustionati.  

DURANTE I NOIOSI PRANZI DI FAMIGLIA:
  Appoggiato sulle ginocchia al posto del fazzoletto, tra una portata e l’altra, durante il pranzo di matrimonio del cugino di sesto grado,  mentre la cravatta vi stringe e il cibo sembra non finire mai, attorniato da decine di ragazzini in tenuta antisommossa e animatori di settant’anni travestiti da clown inquietanti, avvolti da parentame vario che non smette un attimo di ciancicare argomenti di scarso interesse, leggere il Racconto del Martedì potrà distrarvi un poco, regalandovi momenti di piacevole intimità.

A SCUOLA:
  Elia, al liceo, leggeva sempre. Di nascosto, all’ultimo banco, coperto dallo zaino rosso, prendeva un romanzo qualunque e iniziava a sfogliare le pagine con sempre maggiore attenzione. Adorava il suono della classe, il brusio dei compagni e le urla delle professoresse. Non di rado scriveva alcune storielle adolescenziali.
  Elia, la scuola, l’adorava.
E adorava leggere. Fate come lui, giovani adolescenti, rifiutate le parole degli insegnanti e immergetevi in una lettura senza dubbio più costruttiva e intellettualmente elevata.

ALL’UNIVERSITA’:
  [Vedi sopra, sezione “A SCUOLA”]

MENTRE SI GUARDA INSIDE OUT, IL FILM DELLA PIXAR
  Credo che chiunque abbia visto il film e conosca le storie di Elia non potrà non aver avuto un piccolo déjà vu notando una certa somiglianza tra Elia e la protagonista del lungometraggio. È per questo che vi consiglio caldamente (e in fondo sono pur sempre il padre della psicanalisi) di leggere i racconti del martedì durante la visione del film (peraltro bellissimo, ahinoi).

AL PARCO:
  I parchi sono bellissimi, inutile negarlo.
Scegliete il vostro preferito (qualunque persona sana di mente ne ha uno), arrivateci in bicicletta, adagiate un telo sull’erba (io adoro quelli con i motivi psichedelici), acchiappate il libro dalla borsa (nel caso di Elia il cellulare ché su carta ancora non è uscito), bevete un pochino d’acqua (bere acqua fa bene, noi dottori lo diciamo sempre), e leggete. Leggete tanto, sempre e comunque. Leggere aiuta la mente e svaga. La lettura è evasione. Finite in altri mondi, in altri universi, mano per la mano con lo scrittore che vi rivelerà ogni cosa di lui (e dei suoi amici). Il Mangiaboschi lo fa. Vi rivela le cose, anche le robe più intime.
  È amore la lettura. Curiosità, passione. Il libro, il romanzo, il racconto, è una macchina fantascientifica. Le parole scritte creano mondi, condizionando la vostra mente. Si riempie di immagini, la vostra mente.
  È incredibile.
  Ed è bellissimo.

Finito.
  Non so, illustri pazienti, se ci sono altri posti dove leggete le storie di Elia. Sarebbe carino scoprirlo però.
  Fine dell’episodio.
GRANDE PUFFO: E’ che in verità non c’aveva un cazzo da dire. Lo psicanalista qui, il signor Freud.
CARL GUSTAV JUNG: In generale, questa settimana, non è che avessimo molte idee. L’alternativa era il silenzio.
KARL MARX: Lo difendi?
CARL GUSTAV JUNG: Lungi da me!
IL CRICETO: Secondo me ha tanto insistito perché non aveva voglia di pulire la Stanza dei Bottoni.
GRANDE PUFFO: Che qua ci stiamo a puffando un culo tanto.
MICHAIL BAKUNIN: Mica tutti. La Kundalini là… sempre sbracata sul divano sta. Oh, non ha mosso un dito.
YOGI BHAJAN: Mica c’ha le dita. È un serpente…
MICHAIL BAKUNIN: Però a bere eccome se ci riesce, ‘st’alcolizzata.
BATMAN: Basta parlare… mancano ancora le finestre. Ecco lo spray! Al volo!
MASTRO LINDO: Bravo Batman, il mio campione!

  Ignoriamo le voci di dissenso che crescono nella testa dell’adorato e concentriamoci, per chiudere in bellezza, sull’immagine di Elia che sfuma, nel tramonto del lunedì pomeriggio, proprio in un parco, dopo una giornata di letture. Ammiriamolo allontanarsi, bellissimo, lungo la via dell’ignoto, verso il tunnel dell’esistenza, accompagnato mano per la mano da Vecchiaia, la vecchina nepalese entrata da poco nel quartier generale del cervello.
-Il tunnel, per inteso, ricorda ovviamente la vagina femminile-
  Grazie, grazie mille. Ora la Stanza dei Bottoni è pulita. Basta manovrare il Mangiaboschi che si volta un’ultima volta a salutarvi.
  «Ciao ciao», vi fa con la manina.
FINE
(questa volta veramente).

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